San Marino. CASO RACKET BADANTI. Estorsione, ovvero violenza privata, ovvero atti persecutori. Tutti continuati ed in concorso. Rinviate a giudizio la ”CAPORALE e la sua AIUTANTE” – PARTE 2

San Marino. CASO RACKET BADANTI. Estorsione, ovvero violenza privata, ovvero atti persecutori. Tutti continuati ed in concorso. Rinviate a giudizio la ”Caporale e la sua Aiutante” – PARTE 1

PARTE SECONDA

c) nella prospettazione di mali che sarebbero capitati agli assistiti delle badanti che non si piegavano al sistema imposto dalla CAPORALE e dall’AIUTANTE, dei quali la colpa sarebbe stata fatta falsamente ricadere sull’assistente, interloquendo con i familiari del degente. In particolare le prevenute minacciavano XXXX con le seguenti frasi: “hanno detto che stai attento. Qualcuno può dare a tua nonna una pillola e morirà. E ti accuseranno” e paventavano a XXXX che l’avrebbero accusata di “somministra[re] delle medicine ai pazienti per farli dormire“;

d) nella prospettazione, a volte attuata (nel caso di una conoscente di XXXX), di far sanzionare le assistenti reticenti dalle autorità di cui veniva millantava la conoscenza (Gendarmeria, Carabinieri, Ufficio del Lavoro), paventando richieste di controlli volti all’allontanamento delle persone straniere che non si piegavano alla organizzazione, chiamando la Gendarmeria per fare controlli ad operatrici prive di documenti. E, quantomeno in un caso, facendo sparire strumentalmente i moduli necessari alla permanenza in ospedale delle assistenti non sodali rispetto al sistema posto in essere dalla CAPORALE;

e) nella prospettazione di una rete di conoscenze (anche sanitarie) tale per cui ogni eventuale lamentela o doglianza sarebbe stata inutile e, anzi, severamente punita, in modo tale da ingenerare nelle badanti vessate il convincimento che senza referente non si potesse lavorare in ospedale;

“f) nella prospettazione dí violenze fisiche. In particolare ”LA CAPORALE” incontrando XXXX all’esterno dell’Ospedale, la invitava ad allontanarsi dalla struttura sanitaria mimando contestualmente il gesto del taglio della gola. ”LA CAPORALE” incontrando in ascensore l’operatrice XXXXX – rea di essersi rifiutata nel settembre 2018 di dire ai familiari del proprio assistito di non poter più lavorare la notte per far posto ad una delle protette della ”CAPORALE” – dopo essersi assicurata che porte si fossero chiuse, la minacciava dicendole: “hai fatto bene ad usare l’ascensore e non le scale, perché se le avessi usate, ti avrei dato una spinta“.

g) nella minaccia di schiacciare come una formica chi faceva lavorare XXXXXX e inducendo quest’ultima a temere per l’incolumità dei suoi familiari all’estero.

FINE SECONDA PARTE

… continua

 

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