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Abbiamo, nei giorni scorsi, approfondito tutti quelli che, in fase istruttoria, furono gli esiti che hanno indotto il Giudice Inquirente a disporre il rinvio a giudizio delle tre attuali imputate del cosiddetto “Racket Badanti”. All’apertura del processo che il prossimo 3 febbraio si chiuderà con la sentenza di primo grado il quadro che emergeva appariva a dir poco inquietante, come doverosamente evidenziato nei giorni scorsi:
– 18 novembre 2024: San Marino. Processo “Racket Badanti”: minacce di morte e intimidazioni! complicità sammarinesi interne all’Ospedale determinanti per l’affermazione del sistema criminoso
– 20 novembre 2024 – San Marino e “Racket-Badanti”: quando l’omertà “alimenta” il crimine in una Repubblica silente
Ma quello scenario, quelle gravi accuse, quella ricostruzione inquietante, è, non a caso, soltanto la teoria “scritta” dagli inquirenti, che -come è ovvio- per trasformarsi in “verità giuridica” deve superare l’esame del dibattimento, che può confermarla in toto, confermarla in parte o smentirla, sempre in parte o totalmente. Non è un caso che in questi recenti approfondimenti si sia sempre evidenziato che il tutto verteva sugli atti di accusa definiti in fase inquirente.
Ora che il processo volge al termine, è possibile fare -in attesa della sentenza di primo grado che fisserà delle prime verità giuridiche, anche se non definitive- un primo punto della situazione aggiornato agli esiti dell’esame dibattimentale, dove gli avvocati difensori degli imputati hanno -almeno apparentemente- smontato o ridimensionato una parte delle prove, delle testimonianze o degli indizi a carico delle tre imputate, ovvero Fatima Dzutseva, Felicia Doru e Loretta Casadei.
Ma perchè alcune badanti che in fase inquirente avevano rilasciato dichiarazioni quanto mai “pesanti” nei confronti delle azioni imputate alle tre donne oggi sotto processo, hanno poi, nel dibattimento, dal banco dei testimoni, ritrattato o “ammorbidito” anche pesantemente le loro precedenti dichiarazioni rilasciate al giudice inquirente? Impossibile dare una risposta a questo dubbio che oggi appare quanto mai sensato…
Sta di fatto che con il consumarsi delle udienze questo “fenomeno” -come già evidenziato dal alcuni media sammarinesi- è diventato quasi una prassi frequente in aula. E la “tradizione” non si è interrotta neppure nell’ultima udienza, quando una delle badanti -diciamo- “chiave” per l’accusa ha chiaramente ridimensionato quanto detto nella fase inquirente su presunte minacce ricevute o eventuali estorsioni. Addirittura, dal banco dei testimoni dell’Aula grande dei Tavolucci, ha sostenuto di non aver individuato toni minacciosi nelle comunicazioni fra lei e le imputate, sostenendo che quelli presentati fino ad allora come veri e propri “ordini a fare” sarebbero stati dei semplici consigli…
Inoltre, ha sostenuto di non essere al corrente di alcuna regalia verso il personale dell’ISS, finalizzata a favorire alcune badanti rispetto altre concorrenti.
Dunque, anche nell’ultima giornata di udienze si è confermato un trend palese, ovvero il ridimensionamento, nel corso del dibattimento, dell’autorevolezza del teorema accusatorio che -si ricordi- presentava comunque uno scenario inquietante (come doverosamente ricordato nei giorni scorsi) e che non appariva per “nulla campato in aria”.
Così, se erano una ventina le badanti ascoltate in fase istruttoria, una metà di queste non è comparsa sul banco dei testimoni durante il processo… E parte di coloro che hanno risposto all’invito del Giudice giudicante hanno “ammorbidito” o, talvolta, fra un “non ricordo e l’altro”, ritrattato le dichiarazioni fatte durante le indagini.
Cresce, quindi l’attesa per l’udienza del 27 novembre, mercoledì prossimo, quando le tre imputate di questo cosiddetto “Racket delle Badanti” avranno la possibilità di rilasciare dichiarazioni spontanee o di sottoporsi all’esame delle parti. Se non è data a sapere la scelta della Dzutseva e della Doru, la sammarinese Casadei -che in precedenza aveva annunciato di rinunciare ad avvalersi dell’eventuale prescrizione (come svelato da San Marino RTV)- ha già confermato la sua volontà di essere interrogata.
Non resterà che attendere l’ultimo atto di questo delicato procedimento giudiziario la cui sentenza di primo grado -alla luce degli sviluppi dibattimentali- appare quanto mai incerta e per nulla scontata…
Del resto, se una -diciamo- “prima impressione” sarebbe potuta arrivare dal processo che -su denuncia querela della Dzutseva- vedeva imputati per diffamazione i vertici dell’Associazione “Rispetto”, questo filone giudiziario, una volta stralciato dal “Caso Badanti”, si è chiuso con l’avvenuta prescrizione del presunto reato.
Enrico Lazzari