L’improvvida e frettolosa dichiarazione di ieri dell’ing. Marino Grandoni (patron della Banca Cis che fù) apre nuove riflessioni.
Lo stesso ha dichiarato: ”
– In data 2005 il dott. Buriani ha sottoscritto un impegno ad acquistare l’appartamento di cui si tratta al prezzo di € 400.000.
– Nel 2007 l’immobile è stato consegnato finito al dott. Buriani che si impegnava a saldare il prezzo convenuto, maggiorato degli interessi concordati, al momento del subentro nel contratto di leasing immobiliare.
– Nel 2008 l’avv. Buriani ottiene un prefinanziamento dalla società di leasing e salda il prezzo convenuto di € 400.000 oltre a € 36.989,31 di interessi per un totale di € 436.989,31”
Nel 2007 è stato consegnato finito a Buriani che si impegnava a pagarlo. Solo nel 2008, secondo la dichiarazione di Grandoni, Buriani lo paga con un prefinanziamento della finanziaria Fin Leasing (sempre di proprietà di Grandoni).
Da qui si capisce che c’è qualcosa che non va.
Buriani paga l’appartamento con i soldi (prefinanziamento) di una società di Grandoni, ovvero la Finanziaria FinLeasing (che Grandoni ha con i fondatori dello Studio Antao Moretti (già attenzionato dallo stesso Buriani e che sarà indagato nel processo Conto Mazzini) e Ragini.
Grandoni, o chi per lui, si lascia sfuggire che per un anno (dal 2007 al 2008) Buriani ha avuto l’appartamento non pagando un solo centesimo ma solo con una promessa di pagamento.
Era in affitto gratuito? comodato gratuito? c’è un documento?
Lui, Giudice Buriani, può avere (è un giudice ndr) una cosa gratuita da un facoltoso imprenditore? Lui, Buriani, ha sentenziato in un procedimento dove c’era Grandoni o una sua società in tutti questi anni?
Tutto queste domande, oltre al fatto di vedere se Buriani ha pagato o meno l’appartamento alla finanziaria FinLeasing e che non viene nel rogito precisato nella forma (nello stesso rogito c’è solo scritto precedentemente pagato ndr) e nemmeno nella dichiarazione di Grandoni, devono avere una chiara risposta.
La magistratura non può fregarsene.
I cittadini devono sapere che cosa ha fatto chi ci giudica.
Marco Severini – direttore ed editore