E’ una sentenza che onora più che degnamente, seppure resa pubblica con un giorno di ritardo -e nonostante controverse prese di posizione italiane e sammarinesi contro la libera e imparziale informazione-, la giornata mondiale della libertà di stampa che si è celebrata lo scorso 3 maggio.
Mi riferisco all’ordinanza n.08/2022 datata 22 febbraio 2022 ed emanata dal Giudice di Appello per la Responsabilità Civile dei Magistrati in qualità di Giudice delle Appellazioni Penali, Giuseppe Severini, in cui si sancisce a chiare lettere che “il diritto fondamentale di libertà di espressione include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera”.
Ma non solo. Se ciò non fosse abbastanza chiaro -ma lo è!- la pronuncia del Giudice Severini specifica senza dar adito a diverse interpretazioni che “la libertà di espressione comprende la libertà di ricercare, ricevere e diffondere informazioni e idee di qualsiasi specie”.

Alla base della vicenda (come si è letto ieri su queste stesse pagine – https://giornalesm.com/san-marino-il-tribunale-contro-il-nostro-direttore-atto-abnorme-da-parte-delluditore-aurora-filippi-ex-collaboratrice-dellex-giudice-felici-la-sentenza-del-giudice-giuseppe-severini/) c’è l’operato dell’Uditore Commissariale Aurora Filippi e il reclamo contro i suoi atti presentato, per conto del direttore di GiornaleSM Marco Severini, dall’Avvocato penalista Achille Campagna il 25 agosto dello scorso anno, incentrato sull’interpretazione -oggi smentita nella sua fondatezza giuridica– che “informare” non fosse uno dei diritti propri della “libertà di pensiero”.

Il ricorrente, infatti, già nell’estate scorsa definiva gli atti, le azioni dell’Uditore Commissariale abnormi e lesivi dei dei diritti fondamentali, perchè, distinguendo la libertà di manifestazione del pensiero dalla libertà di informare, delegava accertamenti inerenti “i modi e le fonti” dell’esercizio dell’attività giornalistica del “padre” di queste pagine web.
Ma quello è il passato… Come diventerà prestissimo passato -vista questa “sentenza”- l’indagine che ha coinvolto alcuni sammarinesi che, senza essere professionalmente giornalisti, scrivevano sul quotidiano La Serenissima.

Una vicenda oggi in mano al Giudice Roberto Battaglino che se appariva infondata nelle sue ipotesi di accusa di “esercizio abusivo della professione” ieri, lo appare ancor di più oggi.
Così, per una parentesi buia della libertà di pensiero e di stampa sammarinese che si chiude, quella che ha visto protagonisti l’Uditore Commissariale Aurora Filippi e il direttore di GiornaleSM Marco Severini, si può dire con relativa certezza che ce ne sia un’altra, i sammarinesi che hanno firmato su La Serenissima e che ha creato pesantissime polemiche politiche anche all’interno del Consiglio Grande e Generale, che si chiuderà a giorni con una archiviazione disposta dal giudice inquirente incaricato.
Ma, vien da chiedersi, se questi principi sanciti nell’ordinanza Severini sono così chiari, perchè queste due inchieste si sono aperte? O, perchè non si sono chiuse in un paio di giorni, evitando ai malcapitati interrogatori, spese legali e tensioni inutili?
La legislazione sammarinese in materia, forse, è lei stessa a violare questi principi sovranazionali sanciti in convenzioni che il Titano ha ratificato?

Del resto, oggi, è nero su bianco in un atto giudiziario che tanto l’art.10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (mi si permetta un escursus non pertinente: dove sono i fanatici di “avvocata” e “assessora” di fronte al titolo di questa convenzione sovranazionale, addirittura sui diritti?), quanto l’art.19 del Patto sui diritti civili e politici del 1966 sanciscono inderogabilmente che l’attività di informazione non può essere esclusiva dei professionisti della stessa o di iscritti a precisi ordini professionali, spesso a loro volta, mi si permetta, ostacolo alla libera e imparziale informazione.
Finalmente, anche sul Titano si è compiuto un ulteriore passo in avanti nell’affermazione di principi alla base delle libertà fondamentali, purtroppo messi in dubbio in precedenza nientemeno che da chi, in seno ad uno dei tre poteri cardine della democrazia, quello giudiziario che dovrebbe tutelarli e garantirli, con atti e indagini che -forse a causa di una legislazione nazionale inadeguata- appaiono, per le stesse libertà fondamentali, più una minaccia che una tutela…
Enrico Lazzari
