Il destino è cambiato per colpa dei due giorni intercorsi tra il commissariamento di Delta e una vitale sentenza civile del Tribunale di Bologna
Il caso Sopaf sta riscuotendo grande attenzione. D’altra parte è di interesse pubblico capire come sia stato possibile bruciare 800 milioni di euro dei sammarinesi e se ci sono responsabilità politiche in questo vero e proprio massacro economico e mediatico, che ha messo in ginocchio la pricipale Banca del Paese e, conseguentemente, il Sistema Finanziario con ricadute sull’ intera popolazione, minandone la ricchezza e il benessere. Attraverso l’arresto dei Magnoni – per i quali comunque vale il principio di non colpevolezza fino a sentenza definitiva passata in giudicato – è tornata alla ribalta una vicenda sulla quale si dovrebbe far luce, magari con una commissione d’inchiesta, che vanno tanto di moda quando riguardano gli altri.
Ebbene oltre a quanto già noto e riportato su queste pagine, c’è un fatto che – carte alla mano – non era mai emerso, ma che rappresenta un tassello chiave in questa incredibile “avventura”.
Il 18 ottobre 2007 Sopaf, per mezzo della controllata Acal, cita civilmente avanti al Tribunale di Bologna Delta, Onda (e di fatto Cassa di Ri- sparmio), per abuso di maggioranza. Così in data 7 maggio 2009, arrivò la sentenza attraverso la quale il Tribunale Civile di Bologna ha rigettato tutte le domande proposte dalla parte attrice, ovvero Sopaf, “perché infondate”.Un colpo positivo per le Società citate (e anche per Cassa di Risparmio), che avrebbero potuto fare valere quella sentenza nei confronti Sopaf in primis ma anche di Bankitalia in un momento molto particolare.
Il 29 novembre 2007 – è fondamentale l’attenzione alle date – accade qualcosa di particolarmente rilevante per comprendere appieno i fatti. Con una memoria di 17 pagine inviata al capo della Vigilanza di Bankitalia, lo Studio dell’avvocato Guido Rossi ha denunciato una serie di presunte gravi irregolarità all’interno del Gruppo Delta (holding finanziaria costituita nel 2002 dalla Cassa di Risparmio di San Marino e dalla società di management finanziario Estuari di Bologna). Rossi difendeva le ragioni di Sopaf, società quotata alla Borsa di Milano che deteneva circa il 15% della finanziaria Delta.
La denuncia verteva su una serie di fatti gravi “che riguardano la trasparenza degli assetti proprietari e di governo di Delta”, e si conclude chiamando in causa la Cassa di Risparmio di San Marino “capogruppo occulta di Delta”.
In pratica l’esposto di Guido Rossi rappresenta una sorta di “copia”della citazione civile fatta in quel di Bologna un mese prima.
Eppure il 5 maggio 2009 – si faccia sempre attenzione alle date – arriva il commissariamento di Delta al quale sono legati i noti arresti ed il precedente e susseguente pandemonio. Ecco parte della nota emessa da Bankitalia proprio il 5 maggio 2009: “In relazione ai provvedimenti disposti dalla Procura di Forlì relativi al Gruppo Delta, Bankitalia rende noto che le indagini confermano e rafforzano le risultanze degli accertamenti ispettivi di vigilanza conclusi a febbraio 2009. L’ispezione – si legge nella nota – ha accertato che, difformemente da quanto comunicato a Bankitalia, la Cassa di Risparmio di San Marino esercitava un controllo non autorizzato sulla proprietà e sulla gestione di Delta, anche attraverso altri azionisti (…)”.
Due giorni dopo sarebbe arrivata la sentenza del Tribunale bolognese, una sentenza che se la Cassa avesse avuto in mano prima, avrebbe forse potuto cambiare le sorti di tutta la vicenda. Le date insomma non hanno giocato a favore di San Marino.
A pagina 11 dell’esposto del prof. Rossi sul controllo di Delta si legge: “Tutte le iniziative indicate sono state poste in essere in perfetto concerto e con identiche modalità e finalità da Crsm e da Estuari (direttamente o per tramite delle società da loro controllate e degli amministratori da loro designati); (…) esiste “mancanza di indipendenza e di autonomia degli organi amministrativi e di controllo della società che risultano meri esecutori”; (…) “due dei soggetti che esercitano il controllo (…) la prima Crsm è una banca estera con sede legale in uno stato extra-comunitario che non assicura condizioni di reciprocità”. Tesi queste completamente smontate dai giudici bolognesi che hanno rigettato il praticamente identico ricorso di Sopaf.
Solo sfortuna o c’è qualche cosa di più? Al momento non ci sono elementi per rispondere a questa domanda. Comunque il risultato di questi “sfortunati” eventi è quello richiamato in premessa, ovvero 800 milioni di euro bruciati. Eppure il fato c’entra fino ad un certo punto quando alcuni esponenti politici sammarinesi ci mettono del loro, andando a conversare amichevolmente in Procura a Forlì e inviando documentazione indirizzata a loro predecessori…
David Oddone