Il primario di ortopedia, dottor Oliviero Soragni, che dopo quasi 30 anni di carriera all’ospedale di Stato è venuto a sapere che esistono alcune prestazioni garantite dall’Iss, mentre altre no. Questa situazione – della quale evidentemente i medici non erano a conoscenza – si è tradotta nella pratica, nella cancellazione di un intervento programmato da tempo su una paziente assistita sammarinese, affetta da grave forma di artrite reumatoide tale dal limitarla nel vivere quotidiano.
“Una patologia – come ha spiega Soragni – altamente invalidante che comporta in alcuni casi una deformità con deviazione delle dita lunghe e conseguente perdita totale della funzione di presa e quindi di utilizzo della mano stessa”. Basti guardare le foto per rendersi conto.
Fatto sta che da anni questa patologia viene trattata in tutto il mondo con la sostituzione protesica di queste articolazioni col vantaggio di stabilizzare le stesse in buon atteggiamento, ripristinando una funzione altrimenti completamente persa. “Ebbene – denuncia Soragni – il Direttore Sanitario del nostro ospedale il giorno prima dell’intervento programmato ha annullato l’intervento stesso con una motivazione che si commenta da sola: ‘L’intervento proposto dal dott. Soragni non rientra nelle prestazioni garantite da questo Istituto; quando esistono particolari problematiche che esulano dai livelli di assistenza garantiti il medico proponente sottopone una relazione clinica esauriente in cui spiega la causa e i possibili benefici della propostaterapeutica’.Firmato dott. Manzaroli.
A questo punto – prosegue Soragni – mi domando come sia possibile che una legge così importante che definisce i livelli di assisten- za sia stata fatta senza che i professionisti ne siano stati messi al corrente! Ritengo che avrei dovuto essere messo al corrente anticipatamente sui livelli di assistenza e relative prestazioni garantite da questo Istituto e quali sono le problematiche che esulano dai livelli di assistenza garantiti”. Oggi a prendere la parola è la figlia della paziente, la signora Loretta Menicucci: “Vorrei che scriviate il nome di mia mamma, ovvero Similienne Le Breton e che pubblichiate la foto delle sue mani. La gente si deve rendere conto di come stanno le cose.
Aspettavamo una risoluzione prima di ricorrere alla stampa, abbiamo girato tutti gli uffici competenti senza ricevere una spiegazione chiara su come risolvere questo grave problema e mi sembra che ci sia una superficialità da parte della commissione che non ha saputo valutare l’importanza di questo intervento.
Vorrei che trasparisse con chiarezza che si tratta di una critica al nostro sistema sanitario dove le decisioni, vitali per alcuni pazienti, vengono gestite in maniera approssimativa e con chiara incompetenza. Il danno per mia mamma è enorme, ora non sappiamo quale prassi seguire per effettuare questo intervento, né quanto tempo passerà. Ci sentiamo improvvisamente abbandonati a noi stessi” conclude la signora Menicucci.
La Tribuna