Sono le arringhe conclusive degli avvocati di parte civile i protagonisti delle udienze in corso del processo noto come “Caso Titoli”, che ha riunito in un unico procedimento tre fascicoli di indagine: la vicenda che ruota attorno ai “titoli Demeter”, la illegittima liquidazione di Asset Bank e altre situazioni che ruotano attorno a Banca CIS.
Tutte vicende che hanno determinato un danno ingente per la Repubblica di San Marino, tanto che ieri, dopo che il giorno precedente i legali di Bcsm hanno avanzato una richiesta di tre milioni a titolo di risarcimento danni, nelle loro arringhe conclusive i difensori di Cassa di Risparmio e dell’Ecc.ma Camera, hanno quantificato in, rispettivamente, 100 milioni e 286 milioni di euro il danno subito dai loro assistiti, ovvero Carisp e Stato. Ascoltata anche l’arringa finale della difesa di Asset Bank, starà al Giudice Vico Valentini quantificare -o rinviare in sede civile per la quantificazione del danno- il reale ammontare del danno subito da Bcsm, Carisp, Asset Banca e Repubblica di San Marino, che comunque ben difficilmente potrà ridimensionarsi in maniera pesante nel suo complesso.
Dunque, mentre il processo 500/2017 volge verso la sua conclusione, con la sentenza prevista per l’8 luglio, prende sempre più corpo la tesi che quanto emerso in questo procedimento, se unito a quanto emerso in altri processi, indagini o sentenze recenti, possa configurare una realtà ben più inquietante di quella, già sconcertante, ricostruita nella relazione conclusiva della Commissione Consigliare di Inchiesta su Banca CIS.
Ad unire i “puntini”, questa volta, è stato l’Avv. Filippo Cocco, legale di Banca Centrale di San Marino, costituitasi parte civile nel procedimento, che nella sua arringa finale ha evidenziato come l’unione di tutti questi “puntini” vada a definire, con sempre meglio definiti contorni, un disegno criminale di stampo sovversivo, “un tentativo di colpo di stato” rimasto incompiuto e oggi pressoché smascherato solo grazie alla “rettitudine di alcuni funzionari”, integerrimi e capaci, prima, di respingere veri e propri attacchi -condotti nei loro confronti anche per via giudiziaria- finalizzati a “farli fuori” dai ruoli che rivestivano e, poi, rivelatisi in grado di combattere con efficacia lo stesso piano criminale e i suoi fautori.
“E’ stato -ha detto in Aula il legale riminese- un tentativo di colpo di stato rimasto incompiuto grazie alla rettitudine di alcuni membri del CONDIR e di molti funzionari di Banca Centrale, che hanno trovato il coraggio e la rettitudine di denunciare”.
Ma non solo: “La politica -ha rincarato- o era inspiegabilmente assente e non ha impedito l’occupazione dei posti chiave da parte di soggetti privi di scrupoli e con intenti criminali, oppure doveva essere in questo processo in mezzo a loro (gli imputati; ndr)”.
No, cari sammarinesi… Non c’è niente da ridere! Non è complottismo né, tantomeno, “terrapiattismo”. E’ -e lo conferma che ciò oggi è pure la conclusione tratta da un legale in un’aula di giustizia- l’analisi della situazione tratta da un esame non limitato alle singole questioni ma inserendo le stesse in un contesto globale di eventi e fatti.
Ricordate l’ex Giudice italiano Palamara, nel libro-intervista “Il Sistema” di Alessandro Sallustri? “Un Procuratore della repubblica in gamba” con “rapporti stretti con un paio di giornalisti di testate importanti (…) quel gruppo e quella procura, mi creda, hanno più potere del Parlamento, del premier e del governo intero. Soprattutto perché fanno parte di un Sistema che li ha messi lì e che per questo li lascia fare, oltre ovviamente a difenderli”.
Esisteva, sul Titano, un Commissario della Legge “in gamba”, con “rapporti stretti con un paio di giornalisti”? Questo Commissario della Legge ha, per caso, attraverso le sue inchieste, le sue carcerazioni preventive eccellenti, l’istituzione di processi poi chiusi con assoluzioni e proscioglimenti, spazzato via una intera generazione politica spianando la strada per la salita al potere di una nuova classe politica dirigente? Facciamoci, oggi, alla luce degli ultimi eventi giudiziari, queste domande… E, soprattutto, diamo a queste una risposta.
E facciamocene anche altre… L’annientamento attraverso l’eclatante -e risonante sui media- tintinnio delle manette, la custodia cautelare degli ex Segretari di Stato Gabriele Gatti, Fiorenzo Stolfi, Claudio Podeschi e i rinvii a giudizio di ex ministri come Giovanni Lonfernini, Pier Marino Menicucci, Piermarino Mularoni, Claudio Felici, Gian Marco Marcucci, Stefano Macina o le indagini su Paride Andreoli, Clelio Galassi -che in termini di condanne definitive hanno lasciato al “Di Pietro” biancazzurro nulla più di un “pugno di mosche”- non ha sortito condanne definitive ma ha cancellato dalla scena politica i personaggi più “esperti”, potenti e rappresentativi di un ventennio sammarinese? Questa generazione politica da cosa è stata spazzata via, dalle condanne o da una operazione giudiziaria incapace di ottenere almeno una condanna definitiva, ma amplificata ed esaltata dai media, o da certi media?
Avrebbe avuto, San Marino, i governi che ha avuto nel decennio scorso se questi personaggi -magari non più direttamente- avessero potuto mantenere una certa autorevolezza politica? Avremmo avuto, ad esempio, Nicola Renzi alla guida della Segreteria degli Esteri? O Simone Celli alla guida di quella delle Finanze? O… Avremo avuto governi incapaci di fermare l’ascesa “sovversiva” (la definì così il Pdcs in un esposto alla Reggenza già nell’aprile del 2017) di quella che, nel fascicolo di indagine oggi aperto in Tribunale e portato avanti dal Commissario della Legge Elisa Beccari, è definita nell’ipotesi accusatoria una associazione a delinquere guidata da Daniele Guidi e con fra i sodali nientemeno che un Magistrato (Alberto Buriani, lo stesso le cui inchieste spazzarono via una generazione politica senza addivenire ad oggi ad alcuna condanna definitiva in giudizio, e su cui grava già una condanna in primo grado per abuso di autorità e tentata concussione, oltre che per violazione del segreto d’ufficio)?
Che autorevolezza possono avere, oggi, tutte -e ripeto tutte- le indagini, i rinvii a giudizio, le accuse, i teoremi, i processi istruiti dal giudice Buriani, già condannato, si ricordi, in primo grado per aver messo illegittimamente (lo dice la sentenza, non io) sotto indagine il Presidente di Banca Centrale, Catia Tomasetti, nel momento in cui questa rappresentava un ostacolo insormontabile per la concretizzazione di un piano (la vendita di Banca Cis a Stratos) perseguito dai sodali di quella che la Pm Beccari sta cercando di provare fosse una vera e propria associazione a delinquere, di cui lo stesso Buriani è indagato quale possibile sodale?
Come non sospettare, alla luce di ciò, che tutte le indagini condotte dal Commissario Buriani, che, direttamente o indirettamente, hanno rimosso ostacoli insormontabili per la “Cricca” -a cominciare dal processo Mazzini- non siano state finalizzate a favorire la scalata e la conservazione del potere conquistato da un gruppo nell’attuazione del suo “disegno sovversivo” di occupazione dei posti chiave dello Stato, arrivando ad influenzare -lo fanno pensare ad esempio le email di Simone Celli, o le chat non smentite da Nicola Renzi di un colloquio fra un certo Nicola e Marino Grandoni- addirittura l’attività di governo e, alla luce di precise indagini in corso e sentenze emesse- nientemeno che l’attività giudiziaria?
Potremmo continuare all’infinito con domande ed altre domande… Ma la risposta autorevole, a queste, spetta alle istituzioni. Al Consiglio Grande e Generale con una nuova Commissione parlamentare di inchiesta finalizzata a far luce sulle responsabilità politiche e istituzionali nell’affermazione della “Cricca-Guidi”; e al Tribunale, perchè gli “indizi” che confermano la “Teoria-Cocco” secondo cui nel decennio scorso San Marino fu teatro di un “tentativo di colpo di stato” ci sono tutti e potrebbero coinvolgere personaggi e poteri che vanno ben oltre gli attuali imputati e indagati, arrivando a coinvolgere fortemente sia la politica che l’informazione!
“Teorema Calogero” docet… Tesi d’accusa spacciate per verità rivelate e i giornali a fare da grancassa. Non mancò neppure l’abuso della custodia cautelare e si arrivò addirittura alla criminalizzazione del ruolo del difensore… No, non parlo dei fatti italiani del 7 aprile 1979 quando decine di militanti di “Autonomia Operaia” furono arrestati e accusati di mezzo codice penale dai magistrati Pietro Calogero e Achille Gallucci. Parlo di San Marino, nello scorso decennio… E ne parlo, in questi termini, con GiornaleSm, da anni… Oggi, finalmente, in autorevole e coraggiosa compagnia.
Enrico Lazzari