
“Caro Francesco…”. Vi rivolgereste così ad un interlocutore incontrato una volta, durante i lavori del Meeting di Rimini, evento risonante organizzato dalla Fondazione “Meeting per l’amicizia fra i popoli”, e poi mai più frequentato? Voi, come me, probabilmente no… Pasquale Valentini -da quanto si è dedotto nell’ultima udienza del Processo che vede imputati il finanziere lucano Francesco Confuorti e i vertici dell’allora Banca Centrale di San Marino e della sua Vigilanza-, invece, lo avrebbe fatto in una email di “rallegramenti” inviata allo stesso Confuorti in seguito alla sua nomina a Console del Congo.
La ricostruzione di quanto accaduto in quell’udienza che vedeva Valentini sul banco dei testimoni e che ha assunto una “piega” inattesa -di cui avevo parlato ieri evidenziando una presa di posizione di Emilio Della Balda che chiedeva chiarezza sulla vicenda (leggi qui), visto il ruolo di Presidente della Commissione Antimafia e Anticrimine rivestito dal politico democristiano, leader ormai storico della corrente “Cielle” interna a Via delle Scalette- mi è giunta direttamente dall’Avvocato Francesco Maresca, difensore di Lorenzo Savorelli e, in alcune occasioni, anche “sostituto” dell’Avv. Perna, titolare della difesa del finanziere lucano.
La “bomba”, del resto, l’ha lanciata l’avvocato fiorentino, nel corso dell’audizione dell’illustre teste, chiedendogli di definire il rapporto che intercorresse fra lo stesso e l’imputato Confuorti. Secondo quanto circolava da giorni e confermato dal legale, Valentini avrebbe -quando i verbali dell’udienza saranno noti si potrà togliere ogni condizionale- risposto asserendo di avere incrociato Confuorti una volta, “nel corso di un Meeting di Rimini”, spiegando che in seguito a quell’incontro “non l’avrebbe più né visto, né frequentato”.
Una risposta che ha fatto “balzare sulla sedia” l’Avv.Maresca, inducendolo a “sventolare” l’ormai famosa email che l’attuale Presidente della Commissione sammarinese Antimafia avrebbe inviato al finanziere oggi imputato nel cosiddetto “Caso Titoli” (500/2017). Come anticipato, l’email esordiva con “Caro Francesco” e conteneva un “bigliettino di rallegramenti per la nomina consolare che aveva ricevuto Confuorti”.
Una missiva che, a quanto posso dedurre, si caratterizzava con toni “amicali e confidenziali”, a mio parere -ma anche a parere del Legale di Savorelli, deduco- non del tutto congrui con i contenuti della testimonianza rilasciata sotto giuramento da Valentini, almeno all’apparenza. Del resto, che senso avrebbe inviare un bigliettino di “rallegramenti” ad un personaggio che non si conosce o che si è incontrato una volta in un evento pubblico? Perdipiù, perchè esordire con “Caro Francesco” e non con “Egregio Francesco” rivolgendosi ad un interlocutore con cui non si hanno rapporti?
Le risposte, ovviamente, non posso darle io… Ma, risposte, sono urgenti e imprescindibili (come ho scritto ieri, clicca qui), non solo per la caratura politica di Valentini, bensì anche per il delicatissimo ruolo che lo stesso leader della corrente ciellina di Via delle Scalette riveste all’interno della Commissione incaricata di vigilare su eventuali infiltrazioni mafiose e criminali nel tessuto economico e nella società sammarinese.
Pasquale Valentini, come ogni personaggio che riveste una carica pubblica di tale importanza, ha il dovere della trasparenza. E i sammarinesi -come già evidenziato dall’ex Segretario di Stato Della Balda- hanno il diritto, oggi, di sapere se sono rappresentati, alla Presidenza della Commissione Antimafia, oltre che nella massima sede dell’esercizio della millenaria democrazia del Titano (il Consiglio Grande e Generale per intenderci), da un Presidente che potrebbe aver rilasciato, in un’Aula di tribunale, dichiarazioni non conformi al giuramento fatto.
Ben inteso, ciò non significa che oggi si possa accusare Velentini di averlo fatto, di essere colpevole, moralmente o penalmente, di qualunque reato o colpa, perchè -si ricordi- l’apparenza è spesso “traditrice” e non si può escludere che la mail “sventolata” in Aula dall’Avv. Maresca possa essere frutto di un fraintendimento o di un equivoco.
Quanto accaduto in Tribunale -e ricostruito oggi- è un evento reale, concreto. Perché è successo? E’ una conclusione corretta la deduzione che Valentini non abbia dichiarato, o abbia ridimensionato, i sui reali rapporti con il finanziere lucano Francesco Confuorti, presunto innocente a sua volta, ma imputato con ipotesi di reato precise per azioni che il giudice inquirente ha ritenuto sufficienti per un suo rinvio a giudizio?
Perchè, quindi, se li aveva realmente, Pasquale Valentini avrebbe negato di aver una certa confidenza con l’imputato? Perchè, se non li aveva, esiste quella email che fa apparire, che lascia intendere diverso il rapporto fra i due da quanto dichiarato dal teste in Aula?
Egregio Presidente della Commissione Antimafia, a mio parere ha il dovere di rispondere e spiegare, non tanto a me, ma alla cittadinanza sammarinese, ai suoi compagni di maggioranza, ai suoi avversari di opposizione e, non ultimi, ai suoi compagni di partito.
Egregio Pasquale Valentini, ha detto tutta la verità, nient’altro che la verità, nel corso della testimonianza che ha rilasciato nel corso del dibattimento giudiziario 500/2017? Nessuno può oggi accusarla, ma tutti possono chiederle, tutti hanno il diritto di pretendere da lei un chiarimento definitivo…
Enrico Lazzari