San Marino. CDLS: dati alla mano, ecco chi paga di più con la riforma Igr

Nelle ultime settimane si discute ampiamente della riforma IGR, sia attraverso le critiche mosse dal Sindacato sia tramite le parole dei suoi promotori, in primis il Segretario di Stato alle Finanze Marco Gatti.
La ratio della riforma, cambiata in corso d’opera almeno nelle premesse che ne hanno guidato la definizione, punta a reperire nuove risorse per le casse dello Stato principalmente dai lavoratori dipendenti e pensionati, concentrando formalmente l’aumento di prelievo sui redditi più alti.
Il fulcro dell’intervento riguarda l’eliminazione della deduzione Smac che consentiva, unitamente alla no tax area,  una riduzione della base imponibile fino a 9?000?€ in corrispondenza di spese certificate in territorio proporzionali al reddito.
In altre parole:
  • Per un/una lavoratore/trice con reddito lordo di 15?000?€, era sufficiente “smaccare”1?027,74?€;
  • Con reddito di 30?000?€, la spesa richiesta saliva a 4?668,39?€;
  • Con 50?000?€, era necessario raggiungere la spesa di 9?000?€.
Questo meccanismo era accessibile anche ai lavoratori frontalieri, che potevano così beneficiare dello stesso incentivo alla spesa in Repubblica, apportando peraltro un significativo contributo all’economia sammarinese.
Con la riforma cambia radicalmente la logica di funzionamento dello sconto fiscale e determina un sostanziale spostamento dell’imponibile verso gli scaglioni fiscali superiori
  • L’uso della SMAC cessa di operare come deduzione sul reddito e diventa una detrazione pari al 22% calcolata sull’importo delle spese tracciate, fino a un tetto massimo annuo di 6.000 € di spesa, ovvero 1320€
  • La detrazione si applica sull’imposta netta, rendendo il meccanismo non più proporzionale al reddito;
  • I frontalieri sono esclusi, perdendo sia la deduzione sia la detrazione, oltre agli incentivi a spendere in territorio.
Già a questo punto sorgono seri dubbi sulla parità di trattamento, ma è analizzando i dati che viene meno l’intero impianto teorico della riforma.
Esempi per:
  • Reddito lordo 15?000?€: IGR diminuisce di 187,36?€ solo se vengono smaccati almeno6?000?€, cioè quasi metà del reddito annuo da spendere in un mercato locale più caro rispetto all’esterno. Considerando inoltre che la capacità di spesa non muta al variare della riforma, smaccando 1027,74€ – quanto richiesto dalle condizioni attuali – il conseguente aumento di IGR è pari a 685,5€.
  • Reddito lordo 30?000?€: IGR aumenta di 195,67?€ pur smaccando 6?000?€. Mantenendo l’attuale spesa di 4668,39€ l’aumento impositivo è pari a 426,15€.
  • Reddito lordo 50?000?€: IGR aumenta di 750?€, mantenendo detrazione massima.
Questo dimostra che l’obiettivo dichiarato di colpire i redditi più alti non regge ai numeri.
Il meccanismo della detrazione, identico per tutte le fasce di reddito, è strutturalmente regressivo:
  • Il peso della spesa obbligata risulta molto più gravoso per chi guadagna 15.000?€, che deve destinare quasi la metà del proprio reddito ai consumi nel territorio, dove i prezzi sono notoriamente più alti.
  • All’aumentare dell’imponibile la percentuale di incidenza si riduce drasticamente.
  • L’effetto è che la riforma di fatto introduce un carico maggiore proprio sulle fasce che il governo dichiarava di voler tutelare.
Per i lavoratori frontalieri la situazione è ancor più penalizzante:
  • Reddito 15?000?€ ? +1?042,84?€ di IGR;
  • Reddito 30?000?€ ? +1?515,67?€ di IGR;
  • Reddito 50?000?€ ? +2?174,12?€ di IGR.
Emerge quindi una chiara discriminazione tra lavoratori residenti e frontalieri, con un impatto che rischia di creare tensioni nei luoghi di lavoro e di ridurre l’attrattività del nostro sistema economico.
A questo si aggiunge un aspetto politico e strategico di primaria importanza: San Marino è impegnato nel percorso di adesione all’Accordo di Associazione con l’Unione Europea, che ha come uno dei suoi principi la parità di trattamento tra lavoratori indipendentemente dalla loro residenza.
Introdurre una riforma fiscale che discrimina i frontalieri significa andare in direzione opposta agli obiettivi di integrazione europea ed indebolire la credibilità del Paese.
In sintesi, questa riforma reperisce risorse dai lavoratori dipendenti e dai pensionati – la cui condizione approfondiremo con la stessa dovizia di particolari – accentua le disparità di trattamento e ignora il contributo fondamentale dei frontalieri all’economia sammarinese.
La CDLS non ci sta e si opporrà con ogni mezzo necessario all’approvazione di questa riforma ingiusta fin dalle sue premesse. Infatti,  una riforma degna di questo nome deve partire da una strategia mirata al recupero dell’economia sommersa. Occorre in via preliminare procedere con la stima strutturale dell’ammontare complessivo dell’elusione e dell’evasione, definendo in modo chiaro quanto si prevede di recuperare per ciascun periodo d’imposta. Solo così si potranno determinare le basi per un confronto serio e costruttivo.
Luca Villani – Ufficio Studi CDLS