San Marino. Non c’è prosperità senza umanità. Di Stefano Ercolani (Asset Banca)

Ercolani StefanoFare i conti con il contesto dei mercati non è sempre semplice e c’è un limite oltre il quale il profitto diventa avidità. Sono le parole che l’ad di Fca e di Ferrari, Sergio Marchionne, ha pronunciato parlando agli studenti della Luiss. “Non possiamo demandare al funzionamento dei mercati la creazione di una società equa perché essi non hanno coscienza, non hanno morale, non sanno distinguere tra ciò che è giusto e ciò che non lo è”. I mercati, ha poi proseguito, rappresentano la struttura che disciplina le economie, non la società. Per questo non si possono lasciare agire come meccanismi operativi della società, tratterebbero anche la vita umana come una merce. E questo non può essere accettabile. Il libero mercato continua a essere il punto di partenza, un campo aperto che dà a tutti la garanzia di combattere ad armi pari. E tuttavia il capitalismo in versione hard, scevro da responsabilità morale, potrebbe privarci prima dell’umanità e poi della prosperità. Vale a dire che se si vuol guidare un’azienda occorre sì guardare al profitto ma anche considerare il suo lato umano. Lo ha detto sempre Sergio Marchionne proponendo il suo personale punto di vista su come giudicare un leader. “Non si giudica soltanto dai suoi successi ma dall’eredità che è capace di lasciare”. Come quei padri che magari non ti lasciano in tasca denaro ma dignità e principi. A chi entra nel mondo del lavoro, ai leader di domani occorre anzitutto insegnare che i soldi arraffati fingendo di lavorare sono un furto: ma quelli guadagnati con la competenza sono un valore utile non soltanto per sé, per la società in cui viviamo. E’ questo il lato più umano del nostro lavoro, quello che a volte la fatica di produrre a getto continuo rischia di farci dimenticare. In genere le aziende devono fare i conti con un 20 per cento di talenti e un 80 per cento di persone che per motivi vari non esprimono il massimo e sono semplici ingranaggi. Tutti invece dovremmo essere responsabili del nostro lavoro, non si è bambini guardati a vista dal capo. Ognuno di noi dovrebbe mettersi alla ricerca di una nuova energia per inaugurare la stagione dell’economia sociale di mercato. Non sarebbe solo un esperimento, chi in passato ha messo l’uomo al centro del proprio lavoro ha poi tradotto quel lavoro in grandi profitti. C’è l’esempio del solito Adriano Olivetti e poi quello di chi è purtroppo appena scomparso, l’imprenditore Enzo Donald Mularoni, uomo di colto ingegno e di somma onestà che fece diventare il suo gruppo uno dei più importanti e prestigiosi nel panorama europeo senza peraltro mai dimenticare la solidarietà tra imprenditori e l’attenzione per lo sviluppo di questa nostra Repubblica. Ha ragione Sergio Marchionne: non c’è prosperità senza umanità.

Stefano Ercolani, Presidente di Asset Banca

La Tribuna.sm