Forse qualcuno se l’è dimenticato: il nostro Paese ha affrontato 15 mesi di pandemia, e ancora non ha finito. C’è ancora da gestire la campagna vaccinale, il ritorno dell’ospedale alla sua attività ordinaria; c’è da riprendere per mano l’economia, soprattutto in quei settori dove il Covid ha colpito duro; c’è da investire sul sociale, perché sono tante le conseguenze dell’emergenza sanitaria, sia a livello individuale, sia collettivo.
Ciò nonostante il Paese è andato avanti, non fermandosi semplicemente al contingente, ma gettando le basi per la resilienza e, soprattutto, affrontando uno per uno gli immensi problemi ereditati dalle passate gestioni, specialmente l’ultima. Che ha fatto danni a tutti i livelli.
Ora, non è che bisogna incensare il governo per forza. Anzi. Tanti scivoloni si potevano francamente evitare e diverse cosucce si potevano fare meglio. Tuttavia, la percezione d’insieme è sostanzialmente positiva, per altro certificata anche da organismi internazionali, dal gradimento dei mercati, dal plauso della stampa di tutto il mondo.
Eppure, a leggere certi giornali, è solo un immenso cahiers de doléances (quaderno delle lamentele). Guai dappertutto, mancanze, inadempienze e cose fatte male. Come l’ultimo decreto Covid, quello di fine aprile, che allenta ulteriormente le restrizioni e limita l’uso delle mascherine. Ma pone anche dei distinguo tra chi è vaccinato, chi non lo è e chi non è vaccinabile.
Apriti cielo, spalancati terra. Un decreto razzista. Peggio delle leggi razziali del 1942. Ulteriori limitazioni della libertà delle persone. Una nuova dittatura. C’è chi si richiama addirittura ai partigiani della Resistenza.
Insomma, si ragiona sui vaccini come se in questo ultimo anno mezzo non ci fossero stati 90 morti e più di 5mila contagiati. Peggio ancora, magari non si legge attentamente e non si capisce che il distinguo viene fatto tra chi ha gli anticorpi e chi non li ha sviluppati. Quindi il distinguo non è solo tra i vaccinati e non vaccinati. D’altra parte, chi non si vuole vaccinare è liberissimo di farlo, ma deve responsabilmente tutelare la comunità se non altro usando la mascherina e mantenendo le distanze. È questo che non piace? Che dà fastidio?
Cittadini indignati contro uno Stato che sente il dovere di tutelare l’interesse collettivo, anziché l’interesse del singolo, riportando progressivamente la normalità a vantaggio di tutti. Il paradosso è che, oggi, anche i no- vax sono tutelati dal contagio perché tutti gli altri si sono vaccinati
I giornali danno ampio spazio alle proteste che sono tante è vero, ma non più di qualche centinaio. Mentre i cittadini soddisfatti, orgogliosi di aver fatto il vaccino, felici di essere cittadini di uno Stato che li tutela tutti, sono migliaia.
Poi ci sono i titoloni suggeriti dalle forze di opposizione che insistono sui problemi economici e finanziari, evidenziando aspetti puntualmente smentiti dalle banche, ma anche da una difficile ripresa, che comunque c’è. A leggere i loro comunicati si intravvede una sorta di malcelato dispiacere contro il difficile cammino di ripresa intrapreso da tutti i soggetti interessati, che sta proseguendo adagio, ma prosegue. Anche il positivo suggerimento dell’Anis per una tempistica ravvicinata della riforma delle pensioni, viene letto come inefficienza e incapacità del governo. Lo sanno tutti, anche i giornali referenti dell’opposizione, che il confronto sulla riforma pensionistica è già partito, che l’intenzione è di procedere speditamente, anche se la materia è molto divisiva. L’Anis, a differenza di altre associazioni datoriali, ha dato un contributo propositivo e collaborativo, non disfattista. Ma anche questo è molto difficile da capire.
a/f
Nell’immagine. Pompeo Batoni: “San Marino risolleva la Repubblica”