Da tempo si sta ragionando anche a San Marino sull’uso che facciamo delle tecnologie di cui disponiamo. In particolare di recente se ne è discusso in ambito scolastico dove c’è la consapevolezza che se da una parte l’innovazione tecnica entrando nell’uso comune offre nuove possibilità, fa però dall’altra inevitabilmente perdere alcune attitudini e capacità umane come Platone sapeva e denunciava a proposito della scrittura.
Se in tasca di ogni ragazzo c’è un iPhone che può fornirgli risposte tanto immediate quanto poco attendibili, specie perché mal poste sono le domande, il rischio che si corre è quello di non saper più pescare dentro ad una memoria propria ricorrendo piuttosto allo sconfinato mare del fuori di sé, spesso senza aver imparato a nuotare. E mettendo a repentaglio quanto di più prezioso abbia l’essere umano: la facoltà di pensare. Non va infatti mai dimenticato che le libere associazioni sono il cuore del pensiero e che esse pescano esclusivamente dalla memoria che abita nel corpo.
Su queste delicate e attualissime tematiche abbiamo sentito la prof.ssa Maria Luisa Rondelli.
Proprio in questi giorni la commissione di esperti voluta dal Ministero italiano ha chiuso i lavori e redatto il decalogo per l’uso dei telefonini in classe. A San Marino se ne è mai parlato?
“Nella Scuola Secondaria Superiore l’argomento è stato più volte discusso nel Collegio Docenti. Si sono concordate norme poi confluite nel Regolamento di Istituto. I docenti inoltre affrontano il tema nelle Assemblee di Classe, soprattutto per richiamare l’attenzione dei genitori sui rischi di un uso scorretto di tale strumento”.
In pratica si potranno usare foto e video per documentare una gita, tracciare percorsi con GPS per conoscere una città, fare riassunti via twitter e via dicendo. E’ una cosa buona?
“Come strumento tecnologico, il cellulare può certamente essere un supporto alle attività didattiche. Occorre però essere sempre attenti a stimolare un uso costruttivo delle sue potenzialità: al pari di altri mezzi consente di accedere alle informazioni presenti in rete, che, essendo facilmente raggiungibili, facilitano il lavoro di ricerca e approfondimento, ma che non sono altrettanto facilmente valutabili nella loro attendibilità. Occorre quindi che i docenti guidino i ragazzi a saper distinguere e a saper confrontare le informazioni”.
E avrà effetti benefici sugli studenti, servirà cioè a fare in modo che sfruttino di più il proprio cervello nel campo delle idee, della conoscenza, della morale”?
“Per quanto riguarda l’uso dei social, tutti conosciamo i gravi rischi ad essi collegati. La scuola deve essere molto attenta a non favorire un uso indiscriminato e a non permettere mai che essi sostituiscano il rapporto diretto fra ragazzi, fra studenti e docenti, fra famiglie e scuola. L’uso di strumenti di comunicazione troppo veloci può favorire l’istintività e attenuare la capacità di riflettere”.
O si rischia di fargli perdere del tutto la facoltà di ragionare, di giudicare, consegnandosi così al pensiero altrui?
“Come ogni strumento, il telefonino non rappresenta un male in sé. E’ una realtà da cui non si può prescindere; come non si potrebbe più pensare al nostro lavoro senza supporti informatici, così non si può pensare che la scuola possa chiudere gli occhi di fronte al fatto che questi oggetti sono ormai inseparabili dai nostri ragazzi. Questa è una nuova frontiera del compito educativo: insegnare un uso libero, intelligente e virtuoso di questo strumento e nel contempo, non derogare mai dal fondamentale impegno di un rapporto diretto fra docenti e discenti”.
Olga Mattioli (Repubblica Sm)