Dopo circa sei mesi sembra giunta all’epilogo la privatizzazione della Centrale del latte. Nell’ultima seduta del Congresso di Stato il governo ha infatti dato il via libera al progetto dei produttori sammarinesi che con la cooperativa ‘Latte sammarinese’ hanno chiesto di gestire la struttura.
Finisce dunque in un nulla di fatto la proposta dell’azienda Valform di Cuneo, l’unica ad avere presentato un progetto industriale dopo il bando di concorso emesso a metà novembre.
«In Congresso – spiega il segretario di Stato al Territorio Antonella Mularoni – abbiamo stabilito di avviare una trattativa con i produttori, come indicato anche dalla maggioranza. Non abbiamo ancora firmato nulla ma l’obiettivo è chiudere la pratica in tempi brevi.
Nella prossima settimana contiamo di arrivare alla scrittura – continua – in modo da essere a buon punto con l’operazione entro marzo».
La storia.
La vicenda si chiude quindi con un esito non scontato che arriva dopo mesi di polemiche, interpellanze e colpi di scena. A portare alla ribalta l’argomento fu per primo l’Unione per la Repubblica il 5 settembre 2014. In un comunicato stampa, oltre a parlare delle precarie condizioni dello stabile poi rivelatesi reali, si fece riferimento per la prima volta alla cessione dell’intera azienda ai privati. Nel Consiglio della settimana successiva il segretario Mularoni confermò «l’interesse di un imprenditore straniero estremamente serio» per l’acquisto della struttura e spiegò come non ci fossero «sammarinesi interessati». Una posizione confermata con un dettagliato comunicato qualche giorno dopo al quale replicò seccata Simona Michelotti, capofila della cordata di imprenditori che a suo tempo si era detta disposta ad acquistare la Centrale.
Ma il grosso dell’onda mediatica doveva ancora abbattersi. Il 6 ottobre il consigliere dell’Unione per la Repubblica William Giardi presentò un’interpellanza con 13 domande con le quali chiese alla segreteria
di Stato al Territorio un resoconto dettagliato della situazione. Lo stesso giorno il segretario Antonella Mularoni dalle colonne di Tribuna smentì la voce sull’acquisizione imminente da parte della Valform e spiegò che non era stato emesso un bando dato che da diversi anni nessuno a parte i piemontesi aveva espresso un interessamento. In ogni caso il 21 ottobre il Congresso di Stato decise di fare un concorso pubblico per la gestione della centrale che venne emesso il 13 novembre. Secondo il documento le proposte di interesse sarebbero dovute pervenire entro le 12 del 28 novembre, ovvero dopo due settimane.
Alla fine al bando rispose come detto solo la Valform ma alle autorità arrivo anche una seconda busta: la richiesta da parte dei produttori sammarinesi di latte di estendere la durata del concorso. Il governo allora tirò dritto e sancì la vittoria dell’azienda piemontese. Nel Consiglio di dicembre il capogruppo di Sinistra unita Francesca Michelotti propose un ordine del giorno per «sospendere ogni decisione in merito all’assegnazione della centrale del latte fino a quando il tema non sarà dibattuto in Consiglio».
Con l’anno nuovo arrivò l’annuncio che gli allevatori erano intenzionati a creare la cooperativa ‘Latte sammarinese’ con cui chiedere la gestione della centrale. Nel frattempo sono stati numerosi gli incontri tra i sammarinesi e i piemontesi per trovare un accordo che accontentasse tutti.
Nei giorni seguenti il clima divenne rovente: dal movimento Rete arrivò una nuova interpellanza sull’argomento; altre forze politiche come San Marino 3.0 e Per San Marino intervennero contro la cessione della centrale alla Valform; Rete, Su e C10 organizzarono una serata pubblica sul tema con i protagonisti che finì con urla e insulti.
Lunedì 16 febbraio il primo colpo di scena: gli allevatori annunciano di aver presentato un progetto industriale per la gestione dell’immobile di Acquaviva. Pochi giorni dopo il governo convoca una conferenza stampa nella quale spiega di aver respinto la risposta perché non conforme al bando di concorso emesso a novembre ma di aver dato altri 10 giorni per una nuova proposta. Così la settimana successiva ‘Latte sammarinese’ consegna il nuovo progetto al Territorio sul quale il segretario Mularoni esprime però qualche dubbio circa ai tanti contributi pubblici previsti. E siamo ai giorni nostri.
Gli sgravi
In quanto cooperativa agricola infatti ‘Latte sammarinese’ ha diritto ad importanti sgravi e contributi. Molti di questi sono previsti dalla legge 45 del 1974 “Provvedimento sulla cooperazione agricola” e dalla 96 del 1989 “Interventi per lo sviluppo dell’agricoltura”.
All’interno della prima ad esempio è scritto che “può essere concesso” loro dall’Ugraa “un contributo annuo dell80% per un biennio e del 50% per il 3° anno sulla spesa ammessa per il pagamento del personale tecnico” che non può superare le due unità. Inoltre è prevista l’esenzione dalle imposte di bollo e di registro e dalla tassa di licenza.
E ancora. All’articolo 16 è previsto che le cooperative abbiano una riduzione del 50% della Monofase e dell’imposta su stipendi e contributi ai dipendenti. Infine è dimezzata anche “l’imposta sugli utili netti”.
La legge dell’89 all’articolo 40 prevede quindi – come già ricordato dagli stessi allevatori – che sono concessi contributi “fino al 50% per l’acquisto, la costruzione e gli ampliamenti di edifici destinati alla trasformazione e commercializzazione” dei prodotti della cooperativa “nonché per l’acquisto” delle attrezzature. Per l’altro 50% è previsto un mutuo ventennale “con l’80% degli interessi a carico dello Stato”. L’articolo 41 prevede che possono essere concessi “crediti di conduzione” o prestiti per sei anni con l’80% degli interessi pagati dallo Stato.
«I conti su quello che verrà concesso li farà la Craa – commenta a proposito il segretario Mularoni – ma ribadisco che la privatizzazione non va fatta con i soldi dello Stato. Come ho già spiegato anche a loro la legge prevede “fino al” 50% per cui può essere che gli arrivi anche l’1%». In sostanza gli imprenditori dovranno puntare ad essere quanto più autonomi dagli aiuti di Stato anche perché «la legge sull’agricoltura va modificata» annuncia il segretario e gli incentivi potrebbero diminuire di molto. Fino ad allora la Craa, nella quale sono rappresentati anche i produttori di latte, dovrà stabilire quanto dare alla cooperativa del milione e 400 mila euro previsti a bilancio per l’intero comparto agricolo per il 2015.
E la Valform? «Nel bando era previsto che la procedura potesse interrompersi – spiega la Mularoni non senza un pizzico di amarezza -. Con i Bernardi abbiamo parlato, la loro intenzione era di fare un’azienda nella parte centrale della penisola italica. Speriamo che alla fine restino a San Marino. L’auspicio è che realizzino prodotti d’eccellenza con latte ovino e caprino nei quali sono specializzati. Se dovessero aprire in breve tempo c’è la possibilità che possano portare i propri prodotti all’Expo di Milano» dove i latticini della Centrale non possono andare perché non conformi con gli standard europei.
Davide Giardi, La Tribuna