San Marino. Centro Studi PSD. La Dichiarazione dei Diritti del 1974: binario morale e guida per il futuro

di Francesco Morganti, Direttore Centro Studi PSD 

L’approvazione della Dichiarazione dei Diritti sammarinese, avvenuta l’8 luglio 1974, rappresenta assieme alla pacifica rivoluzione del 25 marzo 1906, al 28 luglio 1943 e ai fatti di Rovereta uno degli eventi di natura politico-istituzionale che hanno caratterizzato maggiormente il Novecento sammarinese.

Il Deputato alla Giustizia Renzo Bonelli riteneva la Dichiarazione dei Diritti una “guida per la futura legislazione”, un “binario morale” sul quale incanalare la futura attività normativa. E, infatti, negli anni successivi al 1974, il legislatore sammarinese ha approvato numerose leggi attuative dei principi contenuti nella Dichiarazione dei Diritti, che hanno modernizzato il nostro ordinamento sia per quanto riguarda i diritti e i doveri sia per quanto riguarda le Istituzioni. 

L’approvazione della Dichiarazione dei Diritti fu resa possibile, oltre ad alcune contingenze di carattere politico, dall’azione determinata di una piccola forza politica ispirata al liberalismo anglosassone, denominata “Movimento per le Libertà Statutarie”, costituita il 21 aprile 1964 da cittadini sammarinesi di diverse esperienze ed estrazioni, animati da due stimati professionisti, il dottor Leo Marino Dominici e l’avvocato Renzo Bonelli. Il movimento aveva come principale obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e la classe politica sulle problematiche di natura istituzionale ponendo al centro del dibattito la necessità, per la nostra Repubblica, di dotarsi di una Carta costituzionale vera e propria, sull’esempio di altre realtà europee.

A partire dal secondo dopoguerra la concreta partecipazione della Repubblica all’attività internazionale accanto alle democrazie occidentali, aveva reso evidenti, nel raffronto con le esperienze estere, le carenze dell’ordinamento sammarinese. Se è vero, infatti, che la Costituzione rappresenta, in genere, la “carta d’identità” di un paese, è altresì vero che la Dichiarazione dei Diritti ha costituito, per San Marino, anche il “passaporto” necessario per entrare a fare parte di organismi internazionali di primaria importanza, quali ad esempio il Consiglio d’Europa (1988) e l’ONU (1992).

La Dichiarazione, più volte riformata nel corso del tempo, è un testo breve, chiaro e puntuale che attraverso un preambolo, 17 articoli e circa 300 parole, tratteggia il quadro istituzionale sammarinese, elenca i diritti, le libertà e i doveri, illustra il sistema delle fonti, introduce il controllo di costituzionalità delle norme e il procedimento di revisione. 

La Dichiarazione dei Diritti sammarinese, a differenza della Costituzione della Repubblica italiana, è aperta da un Preambolo. In linea generale, i preamboli sono delle microstrutture narrative, stilisticamente diverse dagli articoli che seguono, paragonabili più a testi letterari, filosofici o politici che a disposizioni normative.

Solitamente le costituzioni liberali si pongono come atto di rottura con il passato e sanciscono l’inaugurazione di un nuovo ciclo politico. Così è, in parte, anche per la Dichiarazione sammarinese che proclama il ripudio di “ogni concezione totalitaria dello Stato”. Lo stesso Preambolo però, nel medesimo contesto, afferma che il ciclo politico che si apre dovrà caratterizzarsi per la “continuità della vita dello Stato e delle sue istituzioni fondamentali”. Solo il più recente passato (e in particolare gli anni bui del fascismo e dell’oligarchia) è dunque negativo e va rifiutato, mentre la cultura, la storia secolare, la costituzione politica, recepita e scritta negli Statuti e tramandata fino ad oggi, rappresentano un passato positivo che va protetto perché portatore dei valori della moderna democrazia.

Sulla base di questi presupposti si può affermare che la Dichiarazione assolve una funzione di sintesi e di “ponte temporale”, secondo quanto dichiarato dallo stesso preambolo, tra passato e presente, tra «continuità della vita dello Stato e delle sue istituzioni fondamentali» e innovazione costituzionale. Il tema dell’“innovazione nel solco della continuità” è molto ricorrente nella realtà sammarinese e non solo in ambito giuridico.

Un altro aspetto caratteristico della Carta sammarinese è rappresentato dal fatto che essa attribuisce rango costituzionale a regole giuridiche extratestuali elaborate nell’ambito delle Convenzioni internazionali. L’ art. 1 della Dichiarazione, infatti, conferisce alla CEDU una valenza costituzionale nel sistema delle fonti, in grado di integrare la stessa Dichiarazione dei Diritti e di prevalere in caso di contrasto con altre fonti. Come sostenuto da alcuni commentatori “non è una collocazione consueta nel panorama europeo atteso che gli altri Stati del Consiglio d’Europa, pur aderendo alla CEDU, non elevano la Convenzione a diretto parametro costituzionale”.

Mi piace ricordare che, mentre nella costituzione italiana si afferma il carattere gratuito della scuola dell’obbligo, a San Marino si sancisce il carattere libero e gratuito dello studio in senso lato, non solo per la scuola dell’obbligo ma anche oltre l’obbligo scolastico. 

L’art. 10 della Dichiarazione dei Diritti sammarinese indica espressamente l’ambiente naturale come oggetto diretto di protezione. Si tratta di un importante riferimento normativo che allinea la Dichiarazione dei Diritti alle più moderne esperienze costituzionali europee. La nostra legge fondamentale prevede infatti la tutela dell’ambiente naturale come principio costituzionalmente rilevante, differenziandosi dalla Repubblica Italiana, che ha inserito la tutela dell’ambiente in Costituzione solamente in anni recenti.

Ai sensi del comma 1, dell’art. 4: “Tutti sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di 

Il divieto di discriminazioni fondate sul “sesso” viene introdotto con la Legge 19 settembre 2000 n. 95, nel momento in cui si introduce il principio della trasmissione della cittadinanza sammarinese originaria anche da parte della mamma sammarinese. Con la Legge di Revisione Costituzionale n. 1 del 28 marzo 2019, a seguito dell’approvazione della Regolamentazione delle unioni civili, si introduce il divieto di discriminazioni fondate sull’“orientamento sessuale”. 

L’art. 11 della Dichiarazione dei Diritti invita la comunità sammarinese a valorizzare le giovani generazioni e lo fa attraverso questo bellissimo testo che sembra più un testo letterario che l’articolo di una legge: “La Repubblica promuove nell’ambito dello studio, del lavoro, delle attività sportive e ricreative lo sviluppo della personalità dei giovani e la loro preparazione al libero e responsabile esercizio dei diritti fondamentali”.

La Dichiarazione dei Diritti costituisce la bussola che deve aiutare il legislatore e i cittadini ad orientarsi in questo nuovo tempo, senza mai dimenticare i principi e i valori che da sempre sono alla base del vivere della comunità di questa libera terra e con uno sguardo proteso verso il futuro, verso l’Europa, verso le più avanzate tradizioni democratiche e costituzionali.  

Centro Studi PSD