Il Centro Studi del Partiti dei Socialisti e dei Democratici invita la cittadinanza alla presentazione del volume: *Perchè l’Ucraina combatte. Comunicazione di guerra, libertà, Europa e democrazia*, edito da Linkiesta Books (2025) e scritto a quattro mani da:
– Sofia Ventura, docente di Comunicazione politica presso l’Università di Bologna;
– Michele Chiaruzzi, Direttore del Centro di Ricerca per le Relazioni Internazionali dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino.
che avrà luogo venerdì 12 dicembre 2025 alle ore 18:00, presso la Sala conferenze di Palazzo Graziani (Piazzale lo Stradone, n. 13 – San Marino Città).
A dialogare con gli autori sarà Francesco Morganti, Direttore del Centro Studi PSD.
Il testo di Sofia Ventura e Michele Chiaruzzi offre una prospettiva inedita e multidisciplinare sul conflitto in Ucraina. Ventura e Chiaruzzi svelano come l’Ucraina abbia trasformato la narrazione della guerra in un’arma strategica, utilizzando ogni strumento – dai media digitali all’arte, dalle istituzioni alla società civile – per affermare il proprio diritto all’esistenza come Nazione sovrana e democratica. “Questo libro nasce dall’esigenza di comprendere i ‘perché’ profondi di una resistenza che ha sorpreso il mondo“, spiegano gli autori. “L’Ucraina non combatte solo per difendere il territorio, ma per preservare la propria identità, la propria libertà e la propria aspirazione a un futuro europeo. La posta in gioco è la democrazia stessa“. Il testo, che ha riscosso grande apprezzamento da parte del pubblico e degli addetti ai lavori, è stato presentato in diverse città d’Italia, in numerose sedi istituzionali ed è stato recentemente positivamente recensito, oltre che dalla stampa specialistica, dal giornalista Stefano Folli nella sua rubrica domenicale “Il Leviatano” su “La Repubblica” (si veda file allegato).
ABSTRACT: L’Ucraina combatte per difendere il proprio spazio politico dall’aggressione russa, opponendosi a una guerra di conquista volta a soggiogarla e reinserirla in una sfera d’influenza perduta. Si tratta della guerra di uno Stato fondatore dell’ONU, il più grande d’Europa, associato e candidato all’Unione Europea, aggredito dallo Stato più esteso del mondo. È una guerra di difesa, ma anche d’indipendenza, orientata all’integrazione sovranazionale: una guerra per la sopravvivenza nazionale attraverso l’adesione al progetto europeo. L’Ucraina rivendica la propria identità nazionale come identità europea. Combattendo, partecipa a una soggettività politica comune. È la prima volta che uno Stato europeo affronta una guerra con il sostegno politico, economico e militare collettivo dell’Unione e dei suoi alleati. Difende la propria sovranità per condividerla all’interno dell’Europa, rifiutando l’idea di sovranità assoluta. Tale sovranità è già, di fatto, condivisa con l’Unione, forgiata nella guerra come rivendicazione di appartenenza e come progetto di pace. La politica europea verso l’Ucraina può essere letta come una prima attuazione informale dell’articolo 42 del Trattato sull’Unione Europea. La guerra ucraina segna la fine dell’illusione dell’Europa come spazio pacificato: è la prima guerra d’integrazione europea, e definisce i nuovi confini dell’Unione. Nonostante ciò, alcuni negano ancora l’evidenza dell’invasione russa del 2022, rifugiandosi nella retorica della “guerra per procura” o nell’illusione neutralista di una “pace ingiusta”. Ma questa è la guerra della Russia contro l’Ucraina. Il saggio riflette sul significato di questa guerra per l’Europa e per l’Ucraina, protagonista di una svolta storica avviata con Euromaidan nel 2014 e che da allora ha espresso una ‘soggettività’ che ha anche preso la forma di un dialogo proposto all’Occidente, ai suoi governanti, alle sue opinioni pubbliche attraverso un impressionante sforzo di Public diplomacy, di comunicazione verso l’esterno (nel volume dettagliamente ricostruito e connesso alle diverse fasi della storia recente del paese), che ha visto protagoniste le varie articolazioni dell’esecutivo ucraino, ma anche la società civile nelle sue tante forme più o meno organizzate e nei suoi diversi ambiti. Anzi, lo ‘sfruttamento intensivo’ e anche innovativo degli strumenti della Public diplomacy ha rivelato un Paese dove istituzioni politiche ancora in cammino per consolidarsi hanno trovato nella società civile linfa vitale.
Comunicato stampa












