San Marino. C’era una volta un banchiere, un saudita e un direttore di Banca Centrale… di Alberto Forcellini

Tra la primavera / estate 2017, San Marino è di fronte ad uno shock finanziario. Parola di Simone Celli. I soldi non ci sono più e mentre nuvole nere cominciano ad addensarsi su Carisp, sta saltando Asset Banca. È qui che arriva il petroliere arabo che vuole comprare una banca sammarinese. Sembra il genio della lampada, ha la mise e le physique du rôle. Arriva su una Limousine hollywoodiana che prende un intero lato del parcheggio di Serravalle.

Siamo più o meno a giugno e già il 7 settembre arriva la notizia diramata da tutti i media: È ufficiale. Gli arabi hanno acquistato Banca Cis. Manca ovviamente ancora l’autorizzazione di Banca Centrale, ma il contratto è stato firmato e prevede la cessione di tutte le azioni: quelle in capo a Marino Grandoni, figura di riferimento del Credito Industriale che detiene oltre l’85% del pacchetto azionario attraverso Banca Partner, quelle di Patrizia e Paolo Gerani con l’8,84% e di Marcella Tonelli con il 5,44%. Il contratto per la cessione della partecipazione in Banca CIS, conferma una nota ufficiale, è tra la società Leiton Holding rappresentata da Marino Grandoni e Daniele Guidi, e Mohamed Ali Turki, imprenditore saudita titolare dell’omonimo gruppo industriale attivo in numerosi paesi del medio oriente, Nord Africa ed Europa con investimenti nei settori della progettazione, costruzione, manutenzione e assistenza di impianti di trattamento acque, desalinizzazione e petroliferi, telecomunicazione, immobiliare, ristorazione e finanza. La sottoscrizione del contratto, prosegue la nota, è avvenuta presso la sede di Banca CIS alla presenza di rappresentanti dei governi di Arabia Saudita, Egitto, Turchia e Barhein nonché di numerosi ospiti e partners della famiglia Turki (…)

A chi non piace credere alle favole? Probabilmente a nessuno. Il problema è che dopo due, tre, quattro mesi, l’autorizzazione di BCSM non arriva ancora e cominciano a serpeggiare le voci che si sia trattato solo di un bluff. Poi, metti una sera in tivù con Romeo ed Ali Turki, e la favola continua. La sera del 28 febbraio 2018, a sorpresa, Turki compare in tivù nel corso di un’intervista condotta per 45 minuti dal direttore Carlo Romeo. Sotto gli occhi stupiti dei sammarinesi Turki disvela un master plan che comprende un aeroporto internazionale, un nuovo ospedale e un hotel a 5 stelle, oltre all’intenzione di acquisire Banca CIS.  Un investimento di circa 500 milioni per l’aeroporto e 200 per l’ospedale, con tanto di reparto speciale per le malattie oncologiche e l’albergo di 33 piani per ospitare i familiari. “Esisto – manda a dire a chi ne dubitava – e voglio restare.”

Però, passano altri mesi e l’autorizzazione di Banca Centrale continua a non arrivare, il che alimenta chiacchiere a non finire sull’arabo che avrebbe comprato la villa e la Ferrari con i soldi della banca sammarinese. All’inizio del 2019, cominciano a volare gli stracci. Ali Turki rilascia nuove dichiarazioni per spiegare che lui non è indagato nelle vicende delle famose ordinanze Morsiani, e spiega che l’accordo di 92 milioni con la banca non è andato al closing. Ritenendo di essere stato danneggiato, presenta denuncia a Rimini e a San Marino. Stando a quanto rivela ai microfoni della tivù di Stato il 9 febbraio 2019, è stato defraudato di 30 milioni. Non solo, ma racconta il coinvolgimento con altri personaggi fino al momento sconosciuti, che hanno avuto una parte importante nella trattativa, tra cui un altro arabo, tale Mohamed Alì Ashraf, e un sammarinese. Ne nasce un vespaio mai visto, tanto che la maggioranza di Adesso.sm invita al silenzio stampa.

Solo andando a spulciare i giornali dei mesi successivi e la recente relazione della Commissione d’inchiesta, si capisce cosa può essere successo.  Banca CIS, che probabilmente già nel 2017 non navigava in buone acque, grazie al decreto del governo (oltre a quello su Fondiss, diventato poi questione Titoli) vede trasformare il proprio credito di imposta in titoli di Stato, cioè in un credito milionario da vantare con lo Stato; e riesce a farsi aprire un conto interbancario dentro Banca Centrale per far transitare i soldi di Turki (cosa mai vista e impossibile da fare). L’uso dei soldi di Fondiss va in porto, come sappiamo, mentre la trasformazione del credito di imposta, dopo una furiosa battaglia politica, viene bloccata. A questo punto, Turki si trova a comprare una banca piena di debiti. Il che forse non gli conviene. L’accordo salta e partono le querele da una parte e dall’altra, perché tutti si sentono fregati.

Ovviamente, questa è una sintesi ad uso giornalistico, mentre nella relazione della Commissione, i passaggi finanziari sono molto ben dettagliati. Come la descrizione di Turki e delle sue attività.

“Lo sceicco vanta numerose aziende in Europa e in Oriente, ma le verifiche dell’Interpol evidenziano non poche stranezze. Il signor Turki dichiara di possedere in Lichtenstein due società: la “The Kamla Establishment” e “Sydney Finance Inc.” Il 6 marzo 2018, l’Interpol di Vaduz informa San Marino che la Sydney non esiste, mentre l’altra società risulta con un altro nome, ma già liquidita nel 2012.

Nel giugno 2018, l’Interpol di Manchester informa San Marino che Turki è stato arresto in Inghilterra con altri soggetti per una tentata frode di 2 miliardi di sterline. Nel fermo di polizia vengono trovati diversi documenti che attestano l’identità di Turki, che così risulta in possesso di tre diverse identità.

Nei documenti in possesso della Commissione d’inchiesta, Turki, o comunque si chiami, non risulta nato ad Aden ma ad Hadramout, che non è una città ma una regione del sud dello Yemen.”

Altro che petroliere arabo! Di Mohamed Ali Ashraf, compare di Turki, magari racconteremo un’altra volta.

Intanto, chi credeva che Turki potesse essere una sorta di genio della lampada, venuto apposta per soddisfare alcuni dei più grandi desideri di San Marino: portare tanti soldi per fare importanti progetti di sviluppo, si è trovato in mano solo un pugno di sabbia. Mai avrebbe pensato che la storia vera sarebbe diventata una “favola così brutta” che neanche il più fantasioso romanziere avrebbe mai potuto immaginare. Resta solo un grande dubbio: possibile che all’interno del governo di Adesso.sm nessuno sapesse nulla?

a/f