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  • San Marino. CGG del 23 ottobre, intervento in comma comunicazioni del cons. Lorenzo Lonfernini

    L’intervento di Lorenzo Lonfernini in comma comunicazioni, fonte Adesso.sm

    Nel corso della seconda metà degli anni 90 e del primo decennio degli anni 2000 Cassa di
    Risparmio di San Marino sotto la guida del dott. Mario Fantini investì gran parte delle sue
    risorse nel progetto Delta un gruppo bancario italiano. Il modello di business di Delta era
    il credito al consumo. Piccoli crediti su un numero molto elevato di creditori distribuiti in
    particolare al sud e nelle isole. Carisp investì in questo business diversi miliardi di euro.
    All’inizio del 2009 il gruppo Delta e Carisp furono decapitati per via giudiziaria – in una
    vicenda ancora poco chiara e che destò non pochi sospetti – dalla procura di Forlì. Il
    gruppo venne commissariato, il meccanismo si inceppo e Carisp subì un ingentissimo
    danno patrimoniale che la mise in ginocchio ed insieme a lei mise in ginocchio tutto il
    nostro Paese.
    Tramite un accordo di ristrutturazione, l’ormai noto “Accordo di Ristrutturazione dei
    debiti ex art. 182 bis Legge Fallimentare del Gruppo Delta” – omologato nel 2012 dal
    Tribunale di Bologna – al quale presero parte molte banche si costituì la Società di
    Gestione dei Crediti Delta S.G.C.D. con sede a Bologna la quale diede avvio ad
    un’operazione di recupero del denaro che Delta aveva prestato nella sua attività ante
    decapitazione e che non era ancora rientrato. Per avere una idea di quale sia il contesto
    con cui abbiamo a che fare penso sia sufficiente un dato esemplificativo: solo nel 2008
    Delta ha aperto 424.000 pratiche di erogazione di credito al consumo, di un valore
    medio di 6000€ cadauna. Capirete tutti cosa significhi fare recupero crediti in un simile
    contesto. Ma andiamo oltre.
    Nel corso degli anni sono rientrate le seguenti cifre (non tutte destinate a Cassa ma
    suddivise proporzionalmente fra tutte le banche che hanno preso parte all’accordo di
    ristrutturazione, Cassa è quella che ha la quota più grande):
    2010 ? 324.3 mln di euro 2011 ? 273.7 mln di euro 2012 ? 209.3 mln di euro 2013 ? 132.5 mln di euro 2014 ? 73.7 mln di euro 2015 ? 49.6 mln di euro 2016 ? 45.5 mln di euro 2017 ? 37.7 mln di euro
    per un totale di 1.146.708.000 euro
    Il trend, come appare chiaro, è in costante e rapida discesa (dal 2010 al 2017 si è ridotto
    di circa il 90%) mentre i crediti ancora non riscossi sono molto consistenti, superiori ai 2
    miliardi di euro.
    In considerazione di questo e delle sollecitazioni provenienti dal ceto bancario italiano
    ampiamente coinvolto nell’accordo (si segnala in particolare la presenza Istituti italiani
    molto grandi e molto influenti quali: Unicredit, BPER, Banca Popolare di Milano, Banca
    Popolare di Verona e molte altre ) S.G.C.D. ha avviato a fine 2016 (quando questo
    governo non era ancora in carica a proposito di piani criminali studiati a tavolino) un
    processo di vendita, ritenendo più vantaggioso addivenire ad una vendita piuttosto che
    insistere in un’operazione di recupero che si sta esaurendo con trend piuttosto rapido.
    Il portafoglio oggetto del processo di vendita è denominato Arcade e queste sono
    alcune sue caratteristiche:
    Valore Lordo: 2 miliardi e 189 milioni (sarebbe interessante sapere quanto di questa
    cifra è capitale e quanto interessi accumulati nel tempo, e questa è una distinzione
    importante perché spesso le percentuali di recupero si valutano sul capitale
    prestato e non sul capitale + interessi). Di questo valore lordo la parte che compete
    a Cassa di Risparmio è circa 1,2 miliardi di euro.
    86% del valore lordo è riferito a crediti originati prima del 2009 (quindi crediti che
    hanno come minimo 10 anni ma nei quali ovviamente sono presenti anche crediti ancor
    più datati)
    47% del valore lordo è riferito a crediti concessi nel sud e nelle isole
    1,9 miliardi del valore lordo è rappresentato da crediti al consumo (prestiti personali,
    auto, finalizzati, factoring, carte di credito)
    Il cosiddetto “performing” si è pressoché esaurito ed è questo il motivo per cui gli incassi
    sono in costante calo in quanto dipendenti quasi esclusivamente dal recupero e non più
    dagli incassi delle rate dei crediti performing. In sostanza, per quanto riguarda gli 1,9
    miliardi del valore lordo si tratta di credito deteriorato.
    Vi è poi un altro importante dato che emerge dalla relazione che il Direttore di
    Cassa di Risparmio dott. Dario Mancini ha consegnato ai membri della commissione
    Finanze nel mese di Settembre 2018.
    A fronte degli incassi cumulati dal 2010 (1.146.708.000 euro) i creditori aderenti
    all’accordo sono stati rimborsati per complessivi 481 milioni di euro. I quali sommati
    alla cash reserve di 112 milioni di euro fanno 593 mln di euro. La differenza fra
    quanto riscosso e la somma di quanto rimborsato ai creditori più la cash reserve
    ammonta a circa 553 mln di euro che sarebbe bello conoscere a cosa sono serviti
    dato che dalla relazione ciò non appare esplicitato:
    • spese di gestione e di struttura? Sicuramente ma la cifra sarebbe esagerata;
    • Rimborso di creditori privilegiati non aderenti all’accordo? Probabile ma,
    almeno a me, non è dato sapere.
    Il problema forse è proprio questo. Se ci si vuole accostare alla problematica in maniera
    tecnica occorre avere una conoscenza completa dell’accordo di ristrutturazione
    omologato nel 2012 dal Tribunale di Bologna. Occorre sapere con quali modalità
    (definite probabilmente sulla base dell’accordo) sono state rimborsate – a fronte del
    flusso degli incassi – le società creditrici tra le quali in particolare Cassa di Risparmio di
    San Marino, occorre conoscere i costi medi di recupero di crediti aventi questa natura e
    questa anzianità, occorre conoscere il valore di mercato che a simili crediti può essere
    attribuito, occorre sapere se vi siano o meno delle garanzie reali a copertura di
    almeno una parte di crediti, occorre conoscere dettagliatamente la realtà dei
    cosiddetti crediti sanitari DETTO FACTOR che rientrano nel portafoglio Arcade, il loro
    rendimento, in quale arco temporale potranno essere recuperati, quali di questi crediti
    sanitari siano soggetti a contenzioso o facciano capo a realtà sanitarie italiane coinvolte
    in episodi di rilievo penale come ad esempio infiltrazioni di stampo mafioso e quindi
    incapaci di rientrare sul debito.
    Io da un approccio tecnico mi chiamo subito fuori; non ho le competenze e non ho la
    conoscenza di dominio di una realtà così complessa come è S.G.C.D., l’approccio tecnico
    lo lascio ai tecnici nei quali abbiamo riposto fiducia. Nella fattispecie il CDA di Cassa di
    Risparmio ma ancor prima la sua struttura guidata dal Direttore Dott. Dario Mancini.
    Le mie considerazioni non possono essere che politiche e devono necessariamente
    tenere conto anche di quanto il giudice Morsiani ha scritto nelle sue ordinanze che
    evidentemente hanno avuto un importante impatto politico soprattutto per la cornice
    spettacolare con la quale vengono pubblicate. E, si badi bene, lo dico con il massimo
    rispetto per il Giudice e la Magistratura.
    L’approccio politico non può che essere quello di un’attenta valutazione, anche critica, di
    quanto i tecnici ci dicono e di una valutazione di cosa comporti per Cassa di Risparmio e
    per il Paese la finalizzazione della vendita oppure, al contrario, di cosa comporti, sempre
    per Cassa di Risparmio e per il Paese uno stop alla procedura di vendita. Tenendo conto
    che se la politica ha fino ad ora assecondato la procedura lo ha fatto sulla base di una
    determinazione del C.D.A. che ha manifestato fin dall’aprile 2018 una valutazione (al suo
    interno unanimemente condivisa) secondo la quale la vendita del portafoglio Arcade era
    la cosa più conveniente – o almeno meno sconveniente – per Cassa di Risparmio.
    D’altro canto, ma questa è una mia considerazione personale: se dal 2010 al 31/12/2017
    il flusso rientrato in cassa al lordo del cash reserve, come ci ha scritto il direttore dott.
    Dario Mancini nella sua relazione del settembre 2018 è stato di 232 milioni di euro mi
    pare di poter dire che potere incassare per Cassa di Risparmio 109 milioni immediatamente, in seguito alla vendita non sarebbe un risultato disprezzabile perché
    con gli attuali flussi di rientro (poco più di 14 milioni nel 2017 con tendenza in forte
    diminuzione) forse non è proprio un’operazione sballata.
    In ogni caso su un argomento come questo non ci sono bandierine da piantare,
    bisognerebbe togliersi la casacca dell’appartenenza politica e pensare unicamente
    all’interesse di Cassa di Risparmio e del Paese, ricordando che se siamo arrivati in
    prossimità della scadenza prevista dall’accordo di cessione e l’ipotesi è ancora in piedi ciò
    lo si deve a pareri tecnici molto espliciti giunti dalla Cassa di Risparmio e dalla sua
    struttura che convenivano su una adeguatezza della cessione ai prezzi dell’offerta
    Cerberus. A questo punto proprio alla vigilia della decisione sono uscite le famose
    ordinanze Morsiani e noi ovviamente non possiamo ignorarle e dobbiamo riflettere,
    come in effetti è stato fatto e come stiamo facendo, e dobbiamo contestualizzare
    quanto in esse è contenuto non dimenticando però che sia il vendere che il non vendere
    avrà delle conseguenze per Cassa di Risparmio.
    Giunti a questo punto sono il primo a dire che, su questa decisione, occorre sia che si
    vada in una direzione sia nell’altra, una condivisione più ampia della sola maggioranza,
    perché non basta dire sono contrario alla vendita, ipotesi che non mi scandalizza
    perché io sono assolutamente disposto a valutare anche questa opzione, occorre però
    affermare chiaramente che dicendo un no alla vendita, in un’onestà intellettuale che
    deve essere portata fino in fondo, si va incontro comunque a delle responsabilità perché
    delle conseguenze inevitabilmente le genererà anche questo tipo di scelta. E le scelte in
    politica in un senso o nell’altro a un certo punto bisogna farle. Non si può ragionare
    sempre come Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, non è più il periodo e il tempo per queste cose è scaduto.
    Girano video molto simpatici in rete in cui improvvisati professori di economia, senza ne
    arte e ne parte, salgono in cattedra nel mondo virtuale e spiegano alla cittadinanza come
    questa manica di ladri di adesso.sm stia regalando un miliardo di euro ad ignoti
    malfattori. Vi chiedo con tutta l’umiltà di cui sono capace di fermare questo scempio e
    questa vergogna, il miliardo di euro ce lo hanno “ciulato”, è vero, ma sfido chiunque a
    dimostrare che è stato “ciulato” negli ultimi due anni. La depredazione è avvenuta molti
    anni fa quando la maggiore banca della piccola Repubblica di San Marino si mise in testa
    di entrare in un gioco più grande di lei, nel mondo degli squali della finanza, e venne
    spazzata via senza pietà, senza alcuna pietà, da persone senza scrupoli e venne
    purtroppo abbandonata a se stessa anche dalle istituzioni di questo Paese,
    probabilmente intimidite dalla furia giustizialista e irrazionale a cui in molti assistettero
    senza muovere un dito in difesa di una banca che come abbiamo ben compreso incarnava
    il Paese stesso. Questo è ciò che è successo, non altro!!
    Sulla questione Leiton come maggioranza siamo molto tranquilli perché il mandato che
    abbiamo trasmesso agli amministratori di Cassa di Risparmio è sempre stato molto
    chiaro ed è quello di fare, in tutte le circostanze, gli interessi di Cassa di Risparmio cioè
    dello Stato e di nessun altro. E’ un mandato senza eccezioni. Se qualcuno ha esulato da
    questo mandato e ha deviato rispetto alle consegne e al comune buon senso se ne
    assumerà la responsabilità anche se, lo ribadisco, nella vicenda specifica che è nata in
    anni non recentissimi, penso intorno al 2008/2009, e quindi certamente al di fuori del
    perimetro di responsabilità di questo governo e di questa maggioranza occorre,
    prima di esprimere un giudizio, conoscere il contratto sulla base del quale quel prestito è
    stato rilasciato, conoscere le tipologie di garanzie reali concesse a fronte del prestito.
    Abbiamo letto i passaggi dell’ordinanza che riguardano questo aspetto e attendiamo gli
    sviluppi dell’inchiesta ma vi garantisco che su questo la maggioranza, quando è venuta a
    conoscenza della scadenza, si è sempre espressa in modo univoco e senza
    tentennamenti.
    Al consigliere Margiotta io rivolgo un rispettoso augurio di buona strada, voglio anche
    dirgli che pur fra le tante difficoltà che stiamo incontrando, alcune previste ed altre
    francamente non previste e che, onestamente, hanno spiazzato anche me, io non ritengo
    esaurita l’esperienza di questa maggioranza. Ritengo doverosa un’autocritica, questo si,
    perché la politica ha senso se i problemi li risolve, o meglio per prima cosa li deve
    riconoscere – cosa che purtroppo nel passato recente non veniva neanche fatta – ma poi
    dopo averli riconosciuti li deve risolvere – o almeno deve indicare una strada maestra
    che porti alla soluzione – altrimenti la politica non serve a nulla. A chi serve una politica
    che si astrae dalla realtà, fa accademia e non risolve i problemi? A nessuno. Quindi
    consigliere Margiotta autocritica si, ma abbandono della nave quando è in mezzo al mare
    in tempesta no. Lei sa meglio di noi che le poltrone che occupiamo non sono molto
    comode, conosce perfettamente le tensioni a cui siamo sottoposti proprio perché le ha
    sperimentate sulla sua pelle e sa altrettanto bene che questa collocazione non ci porta
    alcun privilegio ne alcun vantaggio personale. Così come appare veramente stucchevole
    l’affermazione del Consigliere Marco Nicolini che ci dipinge come una masnada di
    individui senza dignità tutti in coda per un semestre Reggenziale.
    Le ordinanze del giudice le rispettiamo e le leggiamo serenamente, così come ribadiamo
    il disgusto per l’operato di chi, investito da grandi responsabilità in Banca Centrale, ha
    operato non mantenendo fede ai suoi doveri e obbedendo a padroni esterni. Il Governo,
    come più volte è stato ribadito, ha provveduto a denunciare il dott. Savorelli per la sua
    condotta infedele. Le ordinanze vanno però lette, da parte di tutti, con onestà
    intellettuale, non si possono interpretare attribuendogli significati che non contengono
    per meri scopi politici.
    La Reggenza ha fatto un appello al quale io personalmente voglio rispondere
    positivamente, così come positivamente ad esempio ha risposto il Consigliere
    Capicchioni che chiede di “deporre le armi per il bene del Paese” le armi vanno deposte e
    la politica deve tornare a parlare. La strategia dello scontro non ha funzionato, non ha
    prodotto risultati apprezzabili, non può produrre risultati perché semina odio e divisione
    mentre il Paese ha bisogno di consapevolezza, di calma, di ponderazione, di un atto di
    amore e non di cattiveria. Torniamo nell’alveo della politica che non si può fare
    brandendo i provvedimenti dei giudici o la minaccia di azioni di responsabilità come
    strumenti quotidiani per distruggere l’avversario. I contributi di tutti saranno ben accetti,
    la collaborazione delle istituzioni Tribunale e Banca Centrale in primis sarà determinante.
    La nostra Repubblica non può uscire sconfitta perché è il tempo stesso che ha scandito i
    secoli e ce l’ha consegnata invincibile:
    “Non importa quanto sia stretta la porta,
    Quanto impietosa la vita,
    noi siamo i padroni del nostro destino:
    noi siamo i capitani della nostra anima”