San Marino. In CGG la sinistra che attacca l’estrema sinistra. La Michelotti attacca Rete: ”siete degli squadristi! Bravi a offendere, calunniare e infangare gli altri solo per raggiungere cinicamente il vostro risultato”

Francesca MichelottiComma 9 “Dibattito sull’esito della consultazione referendaria del 15 maggio 2016”

TRASCRIZIONE LETTERALE DELL’INTERVENTO DI FRANCESCA MICHELOTTI

  • Noi di Sinistra Unita non siamo andati sui giornali a manifestare il nostro giubilo per i risultati referendari perché Sinistra Unita si sente vincitrice a metà. Avevamo dato solo due indicazioni di voto: sul Polo del Lusso abbiamo avuto ragione e sulla preferenza unica che ha ripristinato il voto di preferenza per l’elettorato estero abbiamo avuto torto.

I risultati confermano soprattutto la volontà dei nostri cittadini di voler guardare con fiducia a un futuro di lavoro, sviluppo e benessere. Ma la campagna referendaria non è stata come doveva essere, cioè uno scontro democratico dove si fronteggiano lealmente gli interessi veri: il lavoro per chi non ce l’ha, la monofase per sostenere lo stato sociale, i rischi per il commercio locale, le sensibilità ambientaliste. Invece è stata inquinata dai sospetti, dalle diffidenze e dalle ambiguità generate dall’antipolitica. Non vi è dubbio infatti che il vero mattatore di questa tornata, che ha monopolizzato il dibattito e le tribune referendarie, sia stato il referendum che puntava a impedire la nascita del Polo della Moda, l’unico respinto. E non certo perché c’era solo il 10% del Consiglio a sostenerlo (ndr: come ha sostenuto Roberto Ciavatta nel suo intervento), perché in verità quel 10% era in compagnie piuttosto importanti, per esempio tutta la categoria dei commercianti e tutti gli ambientalisti sammarinesi. Quindi proprio in solitudine non eravate.

POLO DELLA MODA

  • Sinistra Unita si è schierata a favore del Polo della Moda.

E non perché non siamo ambientalisti. Perché nella stagnazione economica che sta vivendo il Paese, in una fase nella quale le imprese ancora continuano a chiudere e il numero dei disoccupati non scende sotto le 1400 persone, abbiamo pensato che forse era meglio avere fiducia in qualcosa invece di soccombere alla paura di sbagliare. Abbiamo pensato che lunedì 16 maggio il Paese al suo risveglio avrebbe avuto davanti almeno una possibilità di lavoro per i dipendenti di quelle venti, venticinque ditte sammarinesi dell’edilizia che si sono consorziate per realizzare le opere murarie del Polo della Moda. E poi una volta avviata l’attività, si parla di almeno due anni di attesa per completare la costruzione, il lavoro per qualche centinaia di disoccupati.

E poi abbiamo pensato ai milioni di euro di monofase che entreranno nelle casse dello Stato sulle merci vendute e su quelle impiegate nella costruzione, quei soldi che il gruppo contrario al Polo della Moda, Rete in testa, ha dimenticato di ricordare mentre arringava i presenti nei suoi  incontri pubblici sul Polo, impegnato com’era a ‘diffamare’ chi aveva espresso un’opinione diversa dalla loro. Diversa ma legittima opinione, legittima esattamente come la loro. Una decisione presa come la loro nella convinzione di agire nell’interesse superiore collettivo. Esattamente come voi avete deciso per il SI convinti di agire nell’interesse collettivo, anche io ho agito con questa consapevolezza e certa di agire nell’interesse superiore collettivo.

  • Non posso abituarmi a questo squadrismo celodurista.

Sappiate che io posso vivere in un paese senza Polo del Lusso, ci ho vissuto 64 anni, ma non posso vivere in un posto dove solo per aver espresso un’opinione debbo essere tacciata di disonestà, di opportunismo, di sudditanza ai poteri forti, e per finire che appartengo a una manica di venduti senza coscienza e che abbiamo messo il paese a rischio di miseria, truffe e speculazione selvaggia. Che siamo ancora quelli della vecchia politica e praticamente dei disonesti come Gatti, Podeschi e Stolfi. Una cosa è certa siete bravi a offendere, calunniare e infangare gli altri solo per raggiungere cinicamente il vostro risultato.

Ma ricordatevi: offendere, calunniare e infangare ingiustamente l’avversario è un modo miserabile di combattere una battaglia. 

  • Oggi Ciavatta fa la vittima, si sente accerchiato, parla di spedizione punitiva contro Rete. Ma voi e i vostri amici mettete alla gogna chi osa contrastarvi, tutti i giorni sui social! Voi mettete in ballo le nostre reputazioni sui social! E tutti vi temono per questo. Una volta io vi rispettavo, adesso vi temo. E credo che anche altri vi temano Qui dentro non vi rispetta più nessuno: siete solo temuti come piccoli Cesari prepotenti!

C’è un particolare non irrilevante: i vostri incontri pubblici contro il Polo della Moda sono iniziati prima della campagna elettorale. Il Consigliere Pedini Amati ha detto: “siamo stati un mese tutte le sere nelle piazze” dimenticando che la campagna elettorale per noi è durata solo 15 giorni e per voi 30 … quelli che adesso fanno le vittime!

  • Non un argomento abbiamo sentito da parte vostra a favore della disoccupazione, della ripresa, delle ricadute dell’investimento. Se avesse vinto il vostro SI contro il Polo della Moda lunedì mattina il Paese si sarebbe svegliato con un altro NULLA davanti, cioè l’attesa di un fantomatico modello di sviluppo migliore che non sapete neppure voi – che lo invocate – quale sia, con quali risorse farlo e chi dovrebbe farlo. Lo Stato? Oppure Rete? Oppure Luca lazzari con la sua ricetta dei marciapiedi pagati dallo Stato per rilanciare l’edilizia? Per creare lavoro occorre fare impresa, occorre una miriade di privati, un tessuto di persone con un’idea e il coraggio di rischiare.
  • Sinistra Unita ha fatto una scelta scomoda, che l’ha esposta a critiche perché si è schierata, come peraltro hanno fatto tanti altri gruppi e consiglieri di minoranza, sullo stesso fronte in cui era il Governo.

Questo non significa che ci siamo venduti, perché di questo siamo stati esplicitamente accusati da Rete e da alcuni di coloro che sono stati al loro fianco in quella che io considero una delle campagne referendarie più velenosa, intollerante e selvaggia di cui abbia memoria. Noi non siamo qui per fare gli interessi di SU ma quelli del Paese che rappresentiamo e abbiamo fatto una scelta di responsabilità, abbiamo scelto di pagare per la nostra idea, a differenza dei contabili del voto, di chi prima misura la sua rendita elettorale poi tutto il resto. Noi abbiamo messo in conto l’impopolarità della nostra scelta perché come ripeto sempre “le conquiste, quelle vere, si pagano. Non rendono”.

PREFERENZA UNICA  E RESTITUZIONE DEL VOTO DI PREFERENZA AGLI ELETTORI ESTERI

Rispetto la volontà popolare ma c’è una cosa che voglio dire:  restituire il voto di preferenza agli elettori esteri significa  rimettere in piedi la mattanza dei viaggi elettorali! 

Significa ripristinare le condizioni che in passato hanno generato la spirale corruttiva degli affaristi che danno i soldi ai politici corrotti, i quali li usano per pagare i viaggi degli elettori esteri, i quali elettori esteri eleggono quei politici corrotti, i quali politici corrotti con le loro cordate sostengono gli interessi degli affaristi corruttori dentro il Consiglio. Il famigerato conto Mazzini fu usato anche per questo scopo! Per pagare i viaggi!

Il risultato referendario, lo dico con grande tristezza, è la restaurazione.

Difficile credere che chi l’ha voluta non abbia guardato con occhio interessato  a  compiacere   l’elettorato estero per guadagnare voti in segno di riconoscenza ed è ancora più amaro constatare come persone e movimenti che in passato si sono battuti contro le distorsioni del voto hanno invitato con entusiasmo i cittadini a votare SI a questo referendum.

Francamente quando ho visto Rete agitarsi tanto per il SI ho pensato che lo facesse per una questione di efficienza comunicativa: “votate quattro SI” è più facile che dire “tre SI” e “un NO”, oppure “due SI e due NO” perché dopo bisogna spiegare quali sono i  SI e quali i NO. E magari cercare di far ragionare le persone che votano, quelle che vanno rispettate, e che io rispetto e non inganno con le chiacchere e le bugie. Ma invece mi dicono che vi siete proprio attivati sugli elettori del circondario per segnalare la vostra posizione a favore dell’elettorato estero. Quindi ci avete voluto fare anche voi il vostro guadagno.

Ha ragione Margiotta: questo è vendere l’anima al diavolo per un pugno di voti!

Forse è questo che intendono coloro che parlano di voto politico dei referendum: la strumentalizzazione politica del voto, cioè ignorare i contenuti del quesito referendario, le sue ricadute sulla realtà sociale, politica, economica, democratica e ragionare solo in termini tattici per avvantaggiarsi elettoralmente, per acquisire consenso.

Diversamente le disquisizioni sul voto referendario che è, non è o non deve essere politico mi sembrano pellegrine. Il voto è sempre politico, perché non prescinde mai da un modello di società, di economia o di cultura. Quindi non dobbiamo stupirci se gli elettori, tanti pochi alcuni, non so, hanno voluto dare un significato politico al loro voto, condannando l’azione di un governo che viene ritenuto insoddisfacente, che pasticcia in tutto quello che fa, che è penosamente inadeguato vista la seria criticità della situazione in cui versa il nostro Paese.

CONCLUSIONI

In questa tornata referendaria, a parte l’amarezza per la barbarie di alcuni comportamenti, c’è stata anche un’altra amarezza. Quattro referendum sono tanti e 15 giorni per spiegarne i contenuti sono pochi, e le modalità con le quali si fa la comunicazione istituzionale sono poche. Non si riesce neanche a contrastare che compie delle forzature! Così non funziona. Credo che se i cittadini avessero avuto piena consapevolezza che votando il referendum sulla preferenza unica stavano restituendo ai cittadini esteri la facoltà di votare le preferenze, molti di loro non l’avrebbero fatto.

Penso che questa sia una lacuna delle nostre procedure di comunicazione referendaria che non sono sufficienti a garantire il consenso informato. Perché il referendum vale ed esprime tutto il suo potenziale democratico solo se c’è il consenso informato.