San Marino. Che Europa vogliamo essere?….di don Gabriele Mangiarotti

Mai come in questi tempi il tema dell’Europa sembra occupare l’attenzione dei mezzi di comunicazione, e i programmi dei partiti sammarinesi hanno messo l’«Accordo» come priorità assoluta.

Per chi ha a cuore il bene comune e vive di una tradizione che ha le sue radici nel cattolicesimo questo tema riveste un particolare interesse, soprattutto perché ricordiamo che i Padri dell’Europa  (Schuman, Adenauer e De Gasperi) hanno il cristianesimo nel loro DNA e il grande Giovanni Paolo II ha fatto di questo argomento uno dei suoi cavalli di battaglia. E sappiamo pure che una parte consistente della politica ha purtroppo preso le distanze dalle preoccupazioni papali, non accettando neppure la missiva dello stesso Papa che perorava la causa dell’inserimento delle radici cristiane nella Costituzione europea.

Per questo ritengo utile e doveroso riflettere su questo argomento, lieto di trovare nel cammino amici con cui confrontarsi nella speranza di costruire, al di là degli steccati obsoleti, persone che hanno a cuore questo tema. E credo che San Marino, per le sue caratteristiche di «Antica terra della libertà», fiera della propria storia ed identità, consapevole che i «piccoli stati» hanno una «grande missione», possa portare un contributo indispensabile, in questo momento storico, così spesso chiamato «cambiamento d’epoca», di fronte a scenari dal tono apocalittico (la guerra, anzi, le guerre, il possibile scontro di civiltà, la crisi della natalità e della famiglia, col pericolo della perdita di consistenza della nostra realtà sociale…).

Così, leggendo questo chiaro giudizio di Renato Cristin, mi sono posto la domanda «Che Europa vogliamo essere?», perché il processo storico di cui siamo testimoni ci chiama anche ad essere protagonisti, e ciascuno, nello spazio che ha, piccolo o grande che sia, non può tirarsi indietro.

Leggiamo dunque: «[Abbiamo] Da un lato l’Europa ancorata allo spirito giacobino, al socialismo ottocentesco, al marxismo nelle sue metamorfosi novecentesche, alle correnti culturali sovversive legate al movimento sessantottino, al terzomondismo e alla colpevolizzazione dell’identità occidentale, al progressismo e all’ideologia dei diritti umani, all’eliminazione delle nazioni, alla cancellazione della tradizione e alla soppressione identitaria, alla predominanza dello Stato sulla persona e della burocrazia sulla libertà; dall’altro lato l’Europa animata dallo spirito del conservatorismo e del liberalismo classico, dalla cura per la tradizione ebraico-cristiana, dalla cultura della continuità storica e dalle sue versioni politiche, dalla difesa delle nazioni, dal rifiuto del totalitarismo e del collettivismo, dall’opposizione al neo-totalitarismo comunista in salsa progressista e politicamente corretta, dalla reazione alla sovversione culturale e ai suoi supporti teorici, dalla valorizzazione dell’individuo nell’orizzonte organico della comunità, da una difesa della libertà non rovinosamente (ideologicamente) egualitarista ma virtuosamente (spiritualmente) meritocratica.» (R. Cristin, Quadrante occidentale, p. 15)

C’è il compito dei politici, degli educatori, di un popolo che sa che abbiamo un impegno di verità e di libertà che è assolutamente prioritario, abbiamo una amicizia operativa che diventa luogo di elaborazione di giudizi e di proposte concrete, ma soprattutto abbiamo il gusto di una responsabilità che ci fa essere presenti ovunque, con quella caratteristica di cristiani «cristiani presenti, intraprendenti e coerenti» che è il nostro vanto. E quindi non possiamo dimenticare le straordinarie parole di Benedetto XVI: «Rivolgendomi oggi a voi, mi rallegro del vostro attaccamento a questo patrimonio di valori e vi esorto a conservarlo e a valorizzarlo, perché esso è alla base della vostra identità più profonda, un’identità che chiede alle genti ed alle istituzioni sammarinesi di essere assunta in pienezza. Grazie ad essa, si può costruire una società attenta al vero bene della persona umana, alla sua dignità e libertà, e capace di salvaguardare il diritto di ogni popolo a vivere nella pace… A voi perciò, illustri Signori e Signore, il compito di costituire la città terrena nella dovuta autonomia e nel rispetto di quei principi umani e spirituali a cui ogni singolo cittadino è chiamato ad aderire con tutta la responsabilità della propria coscienza personale; e, allo stesso tempo, il dovere di continuare a operare attivamente per costruire una comunità fondata su valori condivisi. Serenissimi Capitani Reggenti e illustri Autorità della Repubblica di San Marino, esprimo di cuore l’auspicio che l’intera vostra Comunità, nella comunanza dei valori civili e con le sue specifiche peculiarità culturali e religiose, possa scrivere una nuova e nobile pagina di storia e divenga sempre più una terra in cui prosperino la solidarietà e la pace».

don Gabriele Mangiarotti