
Che fine hanno fatto i 350mln del “bond”? 260mln spesi per ripianare il “disastro” fatto da RF, SSD e C10 col governo AdessoSm. Gli altri 80mln bruciati dal Covid.
Abbiamo provato a quantificare ieri (leggi qui), nei limiti del possibile, riferendoci soltanto ai dati del bilancio consuntivo 2019 dello Stato, quali danni abbiano arrecato al Paese -e quindi al benessere dei cittadini- quelle “distrazioni” politiche che hanno permesso alla celebre “cricca” di salire alla guida di istituzioni chiave del sistema finanziario e bancario sammarinese. Abbiamo visto attraverso le cifre, incontestabili, delle colonne di bilancio pubblico in che stato versassero le casse statali della Repubblica nel momento in cui il governo AdessoSm (composto attorno a Repubblica Futura da SSD e Civico 10, quest’ultimi oggi confluiti in Libera) ha ceduto la guida del Paese alla maggioranza oggi uscente.
Ma soprattutto, abbiamo potuto comprendere come mai, nella sua storia moderna, il Titano abbia rischiato, sfiorato il default finanziario come in quel momento, a seguito di una serie di azioni finanziarie quasi “predatorie” perpetrate sotto il naso -se non peggio- di una classe politica e dirigente che si è rivelata inadeguata, incapace di contrastare efficacemente la scalata di un gruppo privato di potere.
Da allora, la situazione è cambiata e il trend positivo per le casse pubbliche -nonostante la pandemia Covid che ha messo a dura prova i conti di un po’ tutti i Paesi occidentali- si sta consolidando. Già nel 2021, infatti, come spiegato ieri, Cassa di Risparmio è tornata a chiudere il proprio bilancio in attivo dopo anni di rituale deficit di esercizio che oscillava fra i 30 e i 40 milioni di euro e le riserve di cassa (“sottozero” al 31 dicembre 2019) sono ritornate ad avere un centinaio di milioni di saldo minimo nel corso dell’anno.
Sì, ma San Marino ha oggi un debito estero di centinaia di milioni, obietterà qualcuno… Vero: è il prezzo che tutti i sammarinesi ogni giorno pagano. Ma si è rivelato indispensabile per invertire, in positivo, il trend economico-finanziario sammarinese, intervenendo nella chiusura di quelle situazioni pregresse che ne compromettevano il cammino verso il risanamento.
Mi risulta quasi comica, difatti, oggi, ogni presa di posizione di chi ha governato fino al 2019 e che oggi, quasi “sfacciatamente”, va ad accusare l’esecutivo uscente di aver fatto un importante debito estero e di aver gravato il bilancio dello Stato di decine e decine di milioni derivanti annualmente dagli interessi su quel debito.
Originariamente, questo debito che grava pesantemente visti gli interessi finanziari che San Marino deve pagare, ha portato nelle casse pubbliche 350 milioni di euro. Per comprendere e condividere le considerazioni personali che ho appena esposto, è necessario sapere dove questa montagna di soldi sia finita.
E non è difficile farlo, oltre che scorrendo i numeri delle diverse colonne del bilancio pubblico degli ultimi anni, anche grazie alla chiara esposizione che ha fatto pochi giorni fa il Segretario di Stato uscente alle Finanze, il democristiano Marco Gatti. Ma vediamo, nel dettaglio dove sono stati “spesi” questi 340 milioni di euro presi facendo debito. Ma prima, permettetemi un’ultima considerazione che mi sembra quanto mai eloquente e capace di rendere palese a tutti il “disastro” finanziario lasciato da AdessoSm.
Scorrendo i dati dei pagamenti pregressi, risalenti all’anno precedente, di utenze (bolette) e impegno con il Fondo Servizio Sociale chiunque può verificare che questi, rispetto al 2015, sono decuplicati negli anni successivi, passando dai 322 mila euro del 2015 agli oltre tre milioni di euro del 2019. Praticamente, verrebbe da dire, il governo AdessoSm non era più in grado neppure di pagare regolarmente le bollette!
Ma torniamo al tema di questo mio approfondimento, ovvero la destinazione dei milioni ricavati dal bond sammarinese piazzato sul mercato estero. Una volta incassati quei soldi, sono stati destinati per poco meno della metà del loro totale (150 milioni di euro) alla riconversione del debito interno (Banca Centrale e banche interne). Mentre i restanti 190 milioni di euro sono stati utilizzati nel seguente modo:
– 25 milioni di euro per saldare al Fondo Pensioni gli arretrati di 2018, 2019 e 2020;
– 10 milioni di euro per saldare ad Iss gli arretrati relativi a trasferimenti che non erano stati fatti nel 2018 e nel 2019;
– 56 milioni di euro destinati a Cassa di Risparmio per ripianare le perdite degli anni precedenti (ricordiamo che i suoi bilanci chiudevano in rosso di decine di milioni e costantemente alla fine del decennio scorso)
– 3 milioni di euro per il pagamento dei “buffi” per bollette non pagate in precedenza e per trasferimenti al Fondo Servizi Sociali
– 10 milioni di euro per onorare il piano di rientro “Veicolo Fondo Pensioni” (ricordiamo che dal fondo pensioni sono “spariti” un centinaio di milioni di euro nella seconda metà del decennio scorso)
Unendo le varie voci possiamo concludere senza timore di smentite che quasi 260 milioni dei 350 milioni del “bond San Marino” sono stati utilizzati per chiudere presenze e “disastri” pregressi, determinati dai governi antecedenti l’attuale uscente che, il debito estero, lo ha acceso.
…E gli altri 80 milioni di euro? Bruciati… Assorbiti dalle conseguenze che la pandemia Covid ha avuto sull’economia degli stati contro cui si è abbattuta. Sul Titano, nel solo 2020, il crollo delle entrate per le casse pubbliche è stato di ben 140 milioni di euro rispetto il periodo prepandemia. Ma appare difficile credere, anche alla luce dei danni economici che la stessa pandemia ha fatto in un po’ tutti i paesi, che qualunque altro governo avrebbe potuto agire -sul fronte economico e finanziario- diversamente…
Sta di fatto che oggi, i tanti “buffi” non gratificanti per uno Stato sono stati chiusi e quel debito -per utilizzare un termine bancario- “ristrutturato” grazie al debito estero, che ha portato 340 milioni di euro nelle casse pubbliche. Certo, la pandemia Covid ha “bruciato” 80 milioni che potevano rappresentare la parte di investimento importante che avrebbe accelerato il rilancio economico, la ripresa finanziaria del Titano che, comunque, in questi ultimi tre anni -e lo certificano tutti gli indicatori- ha saputo risollevarsi ugualmente arrivando a consolidare un -non scontato vista la situazione “drammatica” di fine 2019- trend positivo importante. Trend che già oggi, viste le riserve di cassa di Stato ed Enti (mai sotto i 190 milioni di euro nel loro complesso, con un centinaio per le sole casse statali), caccia ogni timore relativamente alla possibilità di una concreta riduzione del debito già nella prossima legislatura. O, meglio -ricordate la disquisizione di Mario Draghi sul “debito buono e il debito cattivo”?-, che apre alla possibilità per San Marino di poter contare su ingenti risorse economiche da destinare allo sviluppo economico e, quindi, sociale indispensabile per recuperare quella solidità economica e strutturale perduta da oltre un decennio.
Enrico Lazzari