L’agenzia di rating Standard & Poors ha sollecitato i governi di tutto il mondo a spendere di piu? e meglio.
Dalla crisi del 2008 gli investimenti del settore privato continuano a risultare in calo, le imprese restano caute di fronte a una domanda di mercato flebile, e chi ha soldi da investire preferisce tenerli in attivita? sicure e liquide piuttosto che immobilizzarli in iniziative di lungo termine con incerte garanzie di ritorno.
Ma quando il settore privato si ritrae, per comprensibili timori e rischi, diventa responsabilita? dei governi intervenire per sostenere l’economia non soltanto aumentando la spesa sociale ma anche investendo di piu?. Eppure, dalla crisi in poi, non solo i privati ma anche i governi hanno risparmiato tagliando gli investimenti nell’intento di contenere i saldi di bilancio, col bel risultato di aver abbattuto ancor piu? la crescita, di aver fatto decollare la disoccupazione, di avere vieppiu? aggravato
i timori e i rischi percepiti dalle famiglie e dalle imprese, e di aver peggiorato gli stessi saldi di bilancio… E questo e? avvenuto simultaneamente in quasi tutti i paesi del mondo – con effetti implosivi – ad eccezione di pochissime altre nazioni, tra cui l’India e la Cina, dove lo stato ha mantenuto elevata la spesa in generale, e quella per investimenti in particolare.
Se si guarda all’Europa, un grafico illustra la situazione assai meglio di mille parole: dal 2007 in poi gli investimenti tanto privati quanto pubblici sono crollati. Non solo cio? ha reso piu? acuta la crisi, ma ha eroso la capacita? delle economie dell’Unione di crescere in futuro: gli investimenti di oggi servono non soltanto a immettere piu? domanda di beni e servizi sul mercato oggi stesso, servono anche e soprattutto a rendere piu? innovativa, piu? produttiva e piu? competitiva l’offerta di domani.
La situazione di San Marino riflette le medesime dinamiche. Fra il 2009 e il 2013, mentre gli investimenti privati si contraevano passando da 464 a 282 milioni di euro, gli investimenti pubblici, gia? bassi, si piu? che dimezzavano riducendosi da 56 a 22 milioni. E cio? pur senza che il Paese avesse l’obbligo di perseguire le politiche di austerita? volute dall’Unione Europea.
Standard and & Poor stima che l’1% di PIL europeo in piu? di investimenti pubblici aumenterebbe l’occupazione nell’intero continente di oltre 1 milione di lavoratori. Con un’economia piccola e aperta come quella di San Marino, e? verosimile che i benefici occupazionali sarebbero in proporzione ridotti rispetto a un’economia grande come quella europea: una quota relativamente piu? ampia di spesa pubblica si tradurrebbe in maggiori importazioni, riducendo l’impatto sul PIL locale. (Ecco una ragione a favore all’emissione di Certificati di Credito Fiscale, che ho proposto in precedenti occasioni, uno dei cui benefici e? proprio quello di abbattere il costo del lavoro per
le imprese sammarinesi, avvan- taggiandone le esportazioni). In ogni caso, resterebbero gli effetti benefici derivanti dalle migliorate infrastrutture locali.
Tuttavia, spendere di piu? non basta. Standard & Poor ricorda anche che i fondi pubblici vanno spesi bene e certamente meglio di quanto non avvenga oggi. I governi, purtroppo, assai spesso non sono in grado di stabilire priorita? adeguate per i progetti di sviluppo, in quanto le relative scelte da assumere implicano necessariamente questioni di natura politica. Inoltre, molti progetti falliscono a causa di modalita? di gestione del danaro pubblico cattive e corrotte. La societa? di consulenza McKinsey rileva che in molti paesi i costi per lo sviluppo delle infrastrutture potrebbero essere ridotti di un abbondante terzo semplicemente migliorando la gestione dei pro- getti e dei connessi flussi di spesa. Pertanto, non soltanto i governi dovrebbero accrescere la spesa; essi dovrebbero anche adottare tecniche efficaci di valutazione e gestione degli investimenti, contemplando procedure indipendenti di verifica di quanto e come si e? speso, analisi che misurino i costi e i benefici attesi e realizzati nonche? l’impiego di personale addetto alle funzioni di controllo, dotato di adeguata formazione professionale.
San Marino deve porsi con determinazione di fronte alle medesime scelte. L’economia del Paese richiede che il suo settore pubblico investa di piu? nella crescita del benessere collettivo nazionale, accedendo a fonti di finanziamento esterne, e si attrezzi per assicurare un’alta qualita? della spesa. Ma l’economia del Paese richiede anche che si riveda la struttura del suo settore pubblico, operandone un graduale ma significativo ridimensionamento che ne renda sostenibile il costo per i contribuenti e ridisegnando le funzioni, i ruoli e gli organici del pubblico impiego con l’obiettivo di assicurare una migliore rispondenza dell’operatore pubblico alle esigenze dei cittadini e delle imprese.
Richiede inoltre che si favorisca la crescita del settore privato, contando sulla sua capacita? di innovare e creare ricchezza.
Biagio Bossone