Alla luce dei recenti avvenimenti, anzi delle recenti esternazioni di alcuni esponenti politici (beh!…chiamiamoli politici) del belpaese che ci hanno violentemente ed indebitamente criticato per la scelta fatta del vaccino Sputnik per l’immunizzazione di noi sammarinesi c’è da chiedersi se la Convenzione di Amicizia e Buon vicinato fra Italia e San Marino, stipulata nel 1939 dall’allora governo fascista sia ancora valida oppure da rivedere, nonostante i diversi aggiornamenti apportati nell’arco di questi ultimi ottant’anni.
Sia Sassoli, prima che ha ritenuto “inopportuna la scelta del vaccino Sputnik”, sia Di Maio poi che ha dichiarato durante un colloquio ufficiale con il pari ministro russo Serghei Lavrov, che gli stessi sammarinesi, vaccinati con lo Sputnik, per ottenere il green pass italiano “devono” (si devono come avrebbe detto un famoso romagnolo della vicina Predappio) fare una terza dose purché questa sia riconosciuta dall’EMA. Parole che hanno scatenato l’ira della maggioranza dei cittadini della Repubblica, che hanno ravvisato intromissioni fuori luogo di esponenti politici di altro stato verso il nostro paese, fino a poco tempo fa amici, e che hanno travasato tutta la loro indignazione sui social.
In caso un vaccino differente dalle prime due dosi sarà sicuro ed efficace? Questa la domanda ricorrente, ma dover correre questo rischio per poter usufruire di un lasciapassare, che si sta rilevando completamente inutile sia per rallentare il diffondersi del virus sia per la sua difficoltosa applicabilità diventa inaccettabile e per un certo verso anche ridicolo anche perché spesso casca nel ridicolo chi con tanta arroganza ce la vorrebbe imporre.
Ormai i rapporti fra Italia e San Marino si sono ultimamente deteriorati, ecco perché molti si chiedono se quella Convenzione sia ancora attuale e se non sia il caso di rivederla e magari tenere un comportamento meno arrendevole con chi sa fare il forte con i deboli ma remissivo con i potenti.
Paolo Forcellini