San Marino. Chi doveva vigilare ha chiuso gli occhi

La parabola di questo governo è entrata da tempo nella fase discendente, il tramonto è cominciato, nessuna società del resto sopporta a lungo di essere ‘saccheggiata’ di tutte le sue ricchezze. San Marino è stata messa a ferro e fuoco e chi avrebbe dovuto difendere i suoi interessi ha invece girato la testa dall’altra parte. E’ ciò che ha sostenuto il consigliere di Rete Elena Tonnini durante la trasmissione di Rtv ‘Il cantone delle botte’ in onda mercoledì sera. “Abbiamo scoperto – ha detto – che il sistema era colonizzato da interessi esterni e abbiamo cominciato a combattere ma non siamo stati sostenuti nella nostra battaglia. A maggio è uscita l’ordinanza del Tribunale, 80 pagine di contenuti molto importanti, abbiamo allora organizzato una serata per mettere a parte la cittadinanza. Dall’ordinanza emergeva ciò che avevamo denunciato e cioè che Francesco Confuorti era un personaggio estremamente ingombrante a partire dall’operazione titoli dove sono stati utilizzati 40milioni di risorse pubbliche per coprire i debiti suoi e dei suoi affiliati in una banca privata sammarinese”. Una serata costata cara al consigliere Elena Tonnini: “Nell’ordinanza veniva fuori l’esistenza di una chat composta solo da membri di maggioranza del cda di Carisp, cosa lecita ma poco opportuna soprattutto nel momento in cui viene fuori che quelle conversazioni sono arrivate nelle mani di Confuorti. Il fraintendimento è avvenuto perché effettivamente non gli sono arrivate direttamente ma c’era qualcuno che faceva degli screenshot per cui inviava i contenuti a Confuorti. Io mi sono scusata immediatamente perché non avevo intenzione di diffamare Andrea Rosa, in buona fede ho commesso una imprecisione. Resta il fatto che quello era il momento per unire le forze contro i potentati esterni che come ho detto invece ci siamo trovati a combattere da soli. C’era modo di allontanare Savorelli prima che l’operazione titoli avvenisse ma, non c’è stata la volontà di farlo , noi andiamo avanti a dispetto delle denunce”. Rispondendo all’accusa di avere chiuso gli occhi il consigliere di Ap Roberto Giorgetti presente in trasmissione ha ancora una volta parlato di ordinanze a suo dire vuote di contenuti. Ciò che è sotto gli occhi di tutti Giorgetti ha bisogno di toccarlo con mano (e chissà viene da chiedersi che cos’altro dovrà capitare al nostro povero Paese)… “E’ passato un anno e mezzo – ha detto – dall’operazione titoli e a parte le ordinanze non c’è nulla. Non c’è ipotesi di reato nei confronti dell’innominato. Visto quello che è successo sarebbe interesse di tutti avere una verità giudiziaria che ancora non c’è”. Non si è fatta attendere la risposta del consigliere di Rete Roberto Ciavatta anche lui ospite della trasmissione di Sonia Tura: “Ci è stato detto che non è arrivata la verità giudiziaria, ci sarebbe anche da dire che quel giudice è stato ricusato 20mila volte”. E sulla denuncia ad Elena Tonnini: “Noi lo mettiamo in conto che le denunce arrivino, siamo arrivati a fare i nomi perché ce lo chiede la cittadinanza. Ben venga che arrivino delle denunce su denunce che sono state fatte. E’ un peccato arrivino per degli errori che sono stati commessi e per i quali ci siamo scusati. Elena è la donna più votata del nostro parlamento, tutti sanno che non parla a vuoto e che prima di parlare studia e si informa. Si doveva procedere non soltanto contro di lei ma contro tutte le persone che erano al tavolo con lei”. “In ogni caso ci tengo a specificare – ha concluso – che Elena non è stata condannata, c’è un decreto di condanna del giudice Buriani, come Buriani ha un decreto di condanna di Morsiani. Noi non ci sogneremmo mai di scrivere che per i politici ci vuole un Tribunale speciale, cose che invece la magistratura ha fatto. Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge che siano giudici, politici, dottori…”.

Repubblica Sm