San Marino. Chi sono i politici che hanno coperto per quasi 15 anni il presunto killer dei cani Giorgio Cellarosi? Chi della politica partecipava alle sue cene? e che cosa dava in cambio?

Per quasi quindici lunghi anni, il presunto killer dei cani Giorgio Cellarosi, solo da poco ai domiciliari, avrebbe avvelenato cani e altri animali sul territorio sammarinese. Un numero spaventoso di vittime innocenti: oltre quaranta, secondo quanto emerso finora e forse sembrerebbero anche di più.

Ma la vera domanda non è soltanto “quanti ne ha uccisi?”, bensì: “come ha fatto ad andare avanti così a lungo senza che nessuno lo fermasse?”

Già, perché le denunce c’erano. Gli esposti erano noti. Le fiaccolate, anche organizzate da GiornaleSM fatte, Le segnalazioni, documentate.
Eppure tutto è rimasto fermo. Bloccato. Insabbiato?

E allora è giusto chiedersi: chi sapeva? E soprattutto, chi ha scelto di non agire?

Perché mentre i volontari dell’APAS, GiornaleSM e parte della politica lanciavano allarmi, mentre i cittadini denunciavano animali avvelenati nei propri giardini, qualcuno – nella politica – partecipava alle sue famose cene. Cene affollate, con decine e decine di invitati, spesso esponenti politici, volti noti, figure che oggi fanno finta di niente.

GIORGIO CELLAROSI

Ma si può davvero far finta di niente?

Chi sono quelli che sedevano alla sua tavola, brindavano, scherzavano, mangiavano mentre fuori morivano cuccioli, cani di famiglia, animali lasciati agonizzare per ore?

E ancora: per chi ha fatto il galoppino elettorale, se l’ha fatto? A chi ha promesso voti, o li ha portati? Chi lo ha aiutato in cambio di cosa?

Sono domande dure, scomode, certo. Ma sono le uniche domande che oggi contano.
Perché è troppo comodo indignarsi ora, quando il caso è esploso e i riflettori sono accesi. Dove erano tutti prima? Chi lo ha protetto, magari anche solo con un’alzata di spalle o con il solito “ma sì, tanto non farà più nulla”?

La politica – tutta – ha il dovere di rispondere. Perché quando non si interviene davanti a un crimine sistematico, si diventa parte del problema. E chi per anni ha taciuto, chi ha voltato lo sguardo, chi ha brindato con Cellarosi, oggi ha il dovere morale di spiegare perché.

Questo non è solo un caso giudiziario. È un caso culturale, sociale e politico.
E no, non si può chiudere con due domiciliari e un comunicato stampa.

Perché in questa storia, gli animali non sono le uniche vittime.
Lo è anche la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, tradita da anni di silenzi, omissioni e forse connivenze.

Il tempo dei “non sapevo” è finito.
Ora è il momento delle risposte. Vere. Nomi compresi.

Marco Severini – direttore del GiornaleSM