Capita così nelle conversazioni di sentire: “Lui è vicino a tizio” oppure “lui è un uomo di Caio”. E ancora: “Perché fa questo? Glielo avrà suggerito Sempronio”. Ad esempio la paternità di Tribuna a seconda del comodo del momento, viene attribuita a uno o all’altro. Una volta è della Dc, l’altra del Psd, l’altra ancora della Chiesa.
Per carità, ci interessa poco, visto che questo cambio di “casacca” continuo significa solo che stiamo lavorando bene e non siamo inquadrabili. Cosa peraltro verissima, visto che il nostro è l’unico giornale del quale si sa con certezza dove vengono reperiti i soldi per tirare la carretta, il che ci permette di essere indipendenti da sponsor e pressioni.
E a proposito di pressioni, eravamo stati facili profeti nei giorni scorsi quando avevamo denunciato pubblicamente, come qualcuno ci avesse consigliato di smetterla di parlare di garanzie e riforma della giustizia.
Infatti dai propri “house organ” c’è chi prova a fare passare il messaggio, udite-udite, che ora Tribuna è di Claudio Podeschi e che lo staremmo pure difendendo o addirittura solidarizzando con lui! Il sistema è duro a morire, si ribella e non accetta il cambiamento.
La nostra solidarietà semmai, lo ribadiamo ancora una volta, va alle toghe che stanno portando avanti una importante opera di pulizia. D’altro canto la detenzione preventiva di 60 giorni alla quale è sottoposto Podeschi con la signora Baruca è un fatto eccezionale al quale non eravamo abituati.
Dunque è normale che ci si pongano delle domande ed affiorino problemi, che sino ad oggi non erano emersi. Le garanzie vanno rispettate e le devono considerare tutti quanti, giudici compresi.
Il mondo è cambiato, abbiamo anche inserito l’autoriciclaggio nel nostro codice penale, eppure le procedure sono rimaste al 1800!
E proprio a tutela degli stessi magistrati e degli indagati stiamo spingendo e spingeremo sempre più forte perché il Consiglio possa aprire un serrato dibattito in materia di riforma della procedura penale ed il passaggio dal rito inquisitorio a quello accusatorio. Chiediamo che l’inquirente e il decidente non debbano coincidere in fase di indagini preliminari; che il procuratore del fisco non sia relegato a dare pareri; che si decida nei gradi superiori in collegio.
Chiedere questo è bestemmiare? Chi fa pressioni? Chi suggerisce a certi organi di stampa on-line di attaccare i giornalisti sul personale, per bloccarne il lavoro? In questi anni chi scrive ha avuto decine – decine lo ribadisco – di procedimenti penali; ho ricevuto minacce di morte e addirittura persone in divisa hanno provato ad intimidirmi.
Questo perché odio il pensiero unico e sono sempre andato controcorrente.
Ieri quando parlavo di mafia venivo deriso, salvo poi scopri- re che la mafia c’era eccome. Oggi come ieri dico: attenzione alla questione giustizia, perché un problema esiste, ma finché non ci si trova di mezzo è difficile rendersene conto. In ogni caso chi mi tira per la giacchetta a causa dei miei procedimenti penali, troverà soddisfazione sia mediatica, che nelle sedi preposte: ci sarà da divertirsi e non solo a San Marino.
Questa al contrario di quelle che ho ricevuto in questi anni sul Titano non è una minaccia, ma una chiara proposizione d’intenti.
David Oddone, La Tribuna