San Marino. Ci risiamo: riforma IGR entro il 2024. Ma è sopportabile, dopo la forte perdita di potere di acquisto dei cittadini un aumento di tasse da 20 milioni di euro?….di Enrico Lazzari

Vareremo la Riforma IGR entro la fine del 2025” (leggi qui), parola di Marco Gatti, Pdcs, Segretario di Stato alle Finanze del governo insediato all’indomani del voto del 9 giugno scorso. …E la cosa, per certi versi, mi preoccupa fortemente. Ben inteso, non sono un esperto di finanza, né ho una formazione scolastica in materia, ma la tematica mi ha sempre appassionato e portato a leggere tanto su questa affascinante e complessa scienza.

Non è la riforma in sé che genera perplessità, anzi una ridistribuzione a “saldo zero” che vada a premiare le categorie più disagiate è sempre -almeno moralmente- auspicabile. Mi preoccupano soprattutto due cose, una politica e un’altra tecnica:

-la visione politica in merito, diametralmente opposta fra le componenti più di sinistra e quelle più liberali dell’attuale maggioranza;

-il fine che si prefigge chi -ad esempio il Fondo Monetario Internazionale- auspica questa delicata riforma a “doppio taglio”, che rende impossibile una ridefinizione della pressione fiscale a “saldo zero” per le casse pubbliche.

Poco da aggiungere sul primo punto, visto che la componente più schierata a sinistra della maggioranza, al contrario di altre forze politiche del governo, ha dimostrato nel passato che risolverebbe ogni esigenza delle casse statali con continue nuove tasse patrimoniali (okay, è semplificato e forse esagerato, ma rende comprensibile il concetto).

Come trovare la giusta sintesi in una riforma comune? Con il solito “pateracchio”, vien da pensare… Non è questo, per la sua estrema eterogeneità, il governo giusto per produrre una riforma così delicata e impattante, oltre che direttamente sul potere di spesa delle famiglie, sulla tenuta dell’intero sistema economico sammarinese. Certo, la situazione muterebbe positivamente con una forte semplificazione nelle forze che sostengono il governo, come non è escluso possa accadere in tempi non lunghissimi (leggi qui)…

Più complesso e delicato il secondo punto, ovvero l’impatto che una riforma della fiscalità diretta potrebbe avere sull’intero sistema Paese in questo particolare momento caratterizzato da una pesante perdita di potere di acquisto delle famiglie e, complessivamente, dei cittadini, determinata sia dall’impennata inflazionistica che dal recente shock energetico.

Eloquente in tal senso è il rapporto Bes 2024 dell’Istat, basato sulla vicina Italia ma eloquente anche per comprendere la situazione sul Titano, storicamente “legata” ai fenomeni italiani. Da questo autorevole studio si evince che il potere di acquisto degli italiani, negli ultimi 5 anni, ha subito un vero e proprio tracollo. Si pensi che “dal 2019 al 2023 il livello medio dell’indice dei prezzi al consumo (Nic)” ha segnato “un aumento del 16,2%”, che diventa “22,5% per i prodotti alimentari”. E non parliamo dei mutui finanziari…

In questo contesto, con il potere di acquisto dei sammarinesi già ridimensionato pesantemente negli ultimi 5 anni, l’utilizzo della Riforma IGR (tassa sul reddito) finalizzata ad aumentare il gettito fiscale (che sarà così non ne fa mistero il FMI, che consiglia caldamente la stessa riforma fra le misure per ridurre di almeno 6 punti il rapporto debito/Pil) e dunque, irrimediabilmente, la tassazione su pensioni, stipendi dei dipendenti e guadagni di liberi professionisti, autonomi ed imprese, potrebbe determinare un crollo pesante dei consumi, oltre che una non irrilevante perdita di competitività sul mercato internazionale delle imprese biancazzurre, con le conseguenze facilmente immaginabili per il PIL sammarinese e, quindi, l’intero “Sistema San Marino”.

Ma quanto “dovrebbe” portare, in più, nelle casse pubbliche, la Riforma IGR già nell’esercizio finanziario 2026? Impossibile saperlo. Ma una ipotesi si potrebbe formulare andando indietro con la memoria alla primavera del 2022, quando la stessa tematica divenne motivo di confronto politico. All’epoca il Segretario di Stato alle Finanze, lo stesso Marco Gatti di oggi, non fece mistero che l’Esecutivo stava pensando ad una riforma capace di puntare a “20-25 milioni di euro di maggiori entrate”, che significherebbe un aumento di tasse, per ogni contribuente, quantificabile in circa 500 euro annui, almeno mille euro a famiglia, che andrebbero ad accumularsi alla perdita di potere di acquisto già oggi pagata da tutti a causa dell’inflazione e del forte aumento dei costi energetici.

Se, poi -ma i tempi appaiono più lunghi e il contesto potrebbe variare anche in meglio rispetto quello attuale- a questa riforma si unisse anche l’introduzione di una vera e propria tassa sui consumi, la famigerata Iva a sua volta preannunciata, la “frittata” potrebbe essere fatta!

Enrico Lazzari