San Marino. Ci sarà ancora l’ora di religione…?

Cerchiamo di capire quello che sta accadendo a San Marino a proposito dell’Insegnamento della Religione Cattolica nella scuola.
Abbiamo in molti accolto con entusiasmo la notizia a proposito di Papa Francesco che, nel tradizionale incontro col corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ha detto: «Desidero indirizzare un particolare apprezzamento per l’opera che quotidianamente prestate nel consolidare le relazioni fra i vostri rispettivi Paesi e organizzazioni e la Santa Sede, ulteriormente rafforzate dalla sottoscrizione o ratifica di nuove intese. Mi riferisco in particolare alla firma e alla ratifica dell’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica di San Marino per l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche».
Sappiamo quindi che un Accordo è stato raggiunto e che per la sua attuazione è dato mandato alla Diocesi e ai responsabili della Repubblica per elaborare una Intesa che definisca e renda possibile la realizzazione di tale insegnamento.
Da parte della Diocesi, il gruppo dei docenti della religione cattolica ha elaborato – in sintonia con quanto accade in Italia – i programmi che tengano anche conto della specificità sammarinese.
Da parte della Repubblica, in attesa dell’elaborazione della Intesa, si è proceduto ad una proposta di legge che realizzi una materia alternativa all’ora di religione cattolica, dall’intrigante titolo: “Etica, cultura e società”. Così ne parla la Televisione di San Marino, dando la notizia: «L’insegnamento di “Etica, cultura e società” verrà svolto nella Scuola Elementare dal docente titolare della classe. Nel secondo ciclo, analogamente a quanto succede in Italia, verrà impartito da docenti in servizio con ore a disposizione nell’ambito del loro orario scolastico. La regolamentazione prospettata – afferma Podeschi [attuale Segretario di Stato all’Istruzione…] – può favorire il superamento di conflitti ideologici e di contrapposizioni, a volte sterili, in materia di insegnamento della religione cattolica, promuovendo spazi di collaborazione fra differenti visioni culturali per la costruzione di una scuola pluralista e in prima linea nel sostenere i giovani nella loro crescita cognitiva, relazionale ed affettiva.»
Quali i problemi aperti?
Innanzitutto, la «materia alternativa», da quella che è la bozza di legge proposta dalla Segreteria di Stato, sembra voler costituire una nuova materia scolastica, con finalità diverse rispetto all’insegnamento della religione cattolica. In questo modo potrebbe generarsi una forma di discriminazione per coloro che si avvalgono dell’IRC, perché è evidente che se la cosiddetta «materia alternativa» risponde a criteri differenti rispetto a quelli del «valore della cultura religiosa nel processo educativo globale della persona umana» si creerebbe una disparità nelle opportunità formative della scuola, non consentendo agli studenti che si avvalgono dell’ora di religione di usufruire di questa ulteriore opportunità educativa.
L’Accordo è chiaro in tal senso: riconosce “il valore della cultura religiosa nel processo educativo globale della persona umana”; valuta “che l’istruzione religiosa risulta essere determinante per la comprensione del fatto religioso e per l’interpretazione di produzioni culturali ed opere artistiche riferite alla fede ed al sacro”; riconosce “che i principi della Religione cattolica fanno parte del patrimonio storico, culturale e sociale del Popolo sammarinese, e hanno contribuito a forgiarne l’identità”; inoltre constata “che l’insegnamento della Religione cattolica contribuisce al perseguimento delle finalità proprie della scuola, che è chiamata a favorire negli alunni l’attitudine al confronto, alla tolleranza, al dialogo e alla convivenza democratica…”.
In questo contesto appare evidente il fatto che la Repubblica, in accordo con la Santa Sede, sceglie di dare uno spazio adeguato, nel contesto della scuola di tutti, al fattore religioso, sia nella forma storica che ha avuto e ha in san Marino, sia in quelle forme che possano garantire comunque il diritto dei genitori «di scegliere il genere di istruzione da impartire ai loro figli”.
Per questa ragione, lo Stato, nei confronti degli studenti che non intendano avvalersi dell’insegnamento della Religione Cattolica, dovrebbe attivare un insegnamento alternativo che non derogasse però dalle finalità dell’educazione religiosa, che è considerata parte integrante del processo educativo della persona.
Riteniamo che una legge che intenda realizzare lo spirito dell’Accordo, dovrebbe avere queste caratteristiche.
L’altro problema che rimane aperto è quello della definizione dello “status” dei docenti: da parte dei docenti di religione cattolica si nota, accanto alla affermata pari dignità dell’IRC rispetto agli altri insegnamenti, una persistente forma di discriminazione degli insegnanti di Religione Cattolica, in quanto non godono degli stessi diritti e delle medesime condizioni normative rispetto ai colleghi delle altre materie scolastiche.
È valutazione condivisa che l’insegnamento della Religione Cattolica goda a San Marino di buona salute, proprio per la qualità e la professionalità dei docenti. La richiesta dunque di un trattamento equivalente con i docenti delle altre discipline, costituirebbe un aspetto di giustizia che lo stato dovrebbe garantire, anche per quanto riaffermato nell’Accordo.
In conclusione, siamo di fronte ad una sfida che può rappresentare un passo avanti nel cammino della nostra società e può portare nel contesto delle nazioni un contributo propositivo e innovativo di cui essere fieri, a patto di non derogare dal riconoscimento valoriale a cui l’Accordo ci richiama.

Don Gabriele Mangiarotti su Repubblica Sm