Un’analisi politica, per essere credibile, deve contenere elementi oggettivi, possibilmente veri, o quanto meno verosimili. Se questa premessa è giusta, come si fa a credere che “Rete sta per abbracciare RF”? Enrico Lazzari, che ci ha costruito un articolo molto lungo appena qualche giorno fa, è un ottimo giornalista. Il quale però, in questo caso, o non ha verificato la fonte, oppure è stato strumentalizzato. Il che può accadere, niente di strano.
Ma che Rete, e in particolare Roberto Ciavatta, stia lavorando per abbracciare Nicola Renzi, vorrebbe dire disconoscere la storia politica degli ultimi 7 o 8 anni. Ovvero il periodo in cui bastava inventarsi qualcosa, portarlo a Buriani e il rinvio a giudizio era servito su un piatto d’argento. Come fecero Andrea Rosa e Fabio Zanotti per il “presunto blitz” in Cassa di Risparmio. Rosa era arrabbiato per una scivolata di Elena Tonnini, la quale, riconosciuto immediatamente l’errore, aveva formulato scuse pubbliche su tutti i giornali. Una stupidaggine, presa a pretesto per denunciare l’allora consigliere di Rete, con i soldi della Cassa. Il che fece arrabbiare Ciavatta e Santi, che andarono in Cassa, furono ricevuti in CDA, dove le parti si chiarirono reciprocamente. Ma non vuoi fare un dispetto a Rete? L’occasione è più che ghiotta. L’allora presidente Zanotti (in quota RF) mette in fila un po’ di bugie, che diventano ben cinque capi d’imputazione, subito accolti dal giudice amico. E su questa, il giornale vicino a RF ha costruito l’intera compagna elettorale del 2019.
Poi la storia parla da sola, perché la Tonnini venne assolta. Dal canto suo, Zanotti non si presentò neppure per l’interrogatorio in tribunale e nessun’altra testimonianza parlò di blitz. Carisp valutò la situazione, che avrebbe potuto rivelarsi molto costosa per l’istituto bancario, e ritirò la denuncia. Ciavatta e Santi furono entrambi assolti.
Eppure, non manca giorno che RF non accusi Ciavatta di avere cambiato il CDA di Cassa per guadagnarsi l’assoluzione. Come se non si sapesse che il CDA viene nominato dall’Assemblea dei Soci, composta dall’Ecc.ma Camera come socio unico. Non solo, ma il dato eclatante è che, mentre con il governo Adesso.sm, Carisp riceva soldi a palate come aiuto di Stato e continuava ad avere bilanci in forte passivo, ora Carisp ha il bilancio in attivo dopo 11 anni di rosso cronico. Non sono opinioni, ma fatti.
Dai oggi, dai domani, comunque c’è sempre qualcuno che crede di avere visto gli asini volare. E allora si paragona Rete al Movimento 5 Stelle, in caduta libera di credibilità e di consensi, e si descrive Rete come elemento scomodo della maggioranza, destinato a sparire alle prossime elezioni. Potrebbe anche darsi, chi lo sa? Eppure, nonostante le divergenze di opinione con questo e con quello, non pregiudiziali ma sempre sulle cose da fare, Rete ha collezionato una serie importantissima di successi. Il vero problema è che non riesce a tesaurizzarli perché è carente nella comunicazione.
Ha perso due consigliere. Vero. Ma è un fenomeno piuttosto comune a tutte le forze politiche, eccettuate quelle monocellulari, che comunque hanno dissensi anche al loro interno. Se la DC avesse tutti i suoi fuoriusciti, a cominciare dagli ex AP ora RF, avrebbe la maggioranza assoluta, invece ha sempre bisogno di cercarsi alleati. Anche la sinistra è scompaginata in mille rivoli e ancora non è detta l’ultima parola.
L’altro giorno, dal barbiere, un sammarinese molto informato asseriva: “Rete si spacca, la metà va con Libera”. Davvero? chiedevano gli altri seduti in attesa. “Davvero. Davvero. Vedrete” assicurava sussiegoso il tipo, come se solo lui sapesse le cose.
Già di per sé, questa affermazione sarebbe contraria a quanto scritto da Enrico Lazzari, e quindi le due cose si smentiscono a vicenda. Il fatto è che Libera, dopo la vicenda Ciacci è in forte difficoltà, non ha più la forza neanche di uscire con un comunicato al giorno come faceva fino a metà marzo e sta correndo dietro a Motus e al MIS per cercare di salvare il salvabile.
In tema di alleanze, sia Libera, sia RF, appaiono dunque abbastanza in difficoltà. Anche se dentro la DC, ad esempio, qualche innamorato di RF c’è sempre. Il che metterebbe molto in imbarazzo Beccari, che sta appoggiando l’Europa e l’Italia nelle azioni contro la Russia. A suo tempo, marzo 2019, Nicola Renzi, aveva firmato con Lavrov un memorandum di intesa dove al comma quattro si poneva l’obiettivo politico del dialogo e della cooperazione … sulle sfide connesse alla sicurezza internazionale, europea ed euroasiatica… Seguiva una dozzina di punti per spiegare come avrebbe dovuto avvenire la cooperazione tra i due Stati.
San Marino che si impegna con la Russia per la sicurezza internazionale? Forse è meglio non commentare una tale scelta politica, giusto?
In ogni caso, sia Libera, sia RF, ne hanno fatte talmente tante quando erano al governo che, non solo per Rete, ma anche per la DC, è difficile riaprire il dialogo su una prospettiva strategica di alleanza.
Il dibattito sulla crisi politica, al momento riservato solo ai maître à penser dei giornali, è l’ennesima prova di un male che va molto al di là delle sorti di un governo. La malattia è l’opportunismo istituzionale. Ovvero l’abitudine ormai sfacciata di trattare i temi che riguardano il funzionamento del sistema Paese e le riforme in un’ottica essenzialmente partigiana, legata alle convenienze politiche del momento. Peggio diventa quando ci sono giornali che vanno dietro a queste posizioni.
Tutti i partiti e i leader sono liberi di perseguire il proprio interesse. Ma non dovrebbero usare le riforme di sistema e le procedure costituzionali come armi improprie. O l’incertezza che ne deriva per gli elettori si convertirà in sfiducia antipolitica.
Questo Rete lo sa molto bene: non si è mai fatta scrupolo di fare tutte le denunce che riteneva importanti per riportare le cose nell’interesse dello Stato e dei cittadini. E di certo non cambierà il suo modo di fare politica sull’onda delle chiacchiere.
a/f