San Marino. Cibo, spostamenti, elettrodomestici: ecco come i nostri comportamenti quotidiani pesano sull’ambiente … di Alberto Forcellini

Parliamo sempre più spesso di ambiente, della sua tutela, della riconversione green e dei cambiamenti climatici. Eppure riflettiamo sempre troppo poco su quanto le nostre abitudini pesano sull’ambiente e contribuiscono al suo degrado. Infatti, consumare beni e servizi significa utilizzare risorse naturali o comunque derivanti dal nostro pianeta. Spesso si tratta di risorse non riproducibili.

Il primo dato da segnalare è legato ai beni di prima necessità, cibo e bevande, che hanno un alto impatto ambientale a causa dei costi (economici, umani e ambientali) legati alla produzione, trasformazione, trasporto e compostaggio dei cibi. Inoltre negli ultimi 20 anni è aumentato il numero di beni elettrici ed elettronici che acquistiamo e sostituiamo (TV, computer, cellulari ed elettrodomestici) e questo ha incrementato sia la richiesta che il consumo di elettricità da parte delle famiglie.

Gli spostamenti, soprattutto in auto e in aereo, sono cresciuti, aumentando i consumi energetici e le emissioni di gas a effetto serra. Inoltre le città si stanno espandendo, andando ad inglobare le periferie, con conseguente aumento del consumo di energia, risorse, trasporti e terreni. Perfino i lavori di campagna oggi sono fatti con mezzi elettrici e con l’utilizzo di carburanti.

Infine quello che caratterizza i Paesi più sviluppati è il crescente numero di viaggi a scopo ricreativo: il turismo segna ogni anno numeri record e gli spostamenti avvengono di solito tramite automobili o aerei dei quali già conosciamo i costi ambientali; a questi vanno aggiunti il consumo energetico e idrico, l’utilizzo dei terreni e la produzione di rifiuti/acque reflue dei villeggianti sul posto. Ovviamente stiamo parlando di fenomeni precedenti alla pandemia, che torneranno uguali a prima e più di prima appena riusciremo a debellare il virus.

Ben si può intuire come la crescita progressiva abbia portato più consumi e più impatto ambientale. Con percentuali molto alte soprattutto nei paesi che si sono avvicinati alla modernità solo da poco.

Salvare l’ambiente vuol dire allora fare a meno della macchina, del computer, dell’aereo e di tutte le cose che usiamo ogni giorno? Dobbiamo per forza tornare alla fine dell’800? Sicuramente no. Quello che tutti noi dovremmo avviare è invece un consumo più razionale delle risorse e una totale eliminazione degli sprechi. La politica europea va in questo senso ormai da alcuni anni, con le direttive sulla progettazione ecocompatibile e sull’impronta ecologica dei prodotti, sostenendo le misure per ridurre gli impatti ambientali di cibo, alloggio e mobilità. Il cambiamento nelle abitudini, sia pubbliche che private, potrebbe addirittura essere facilitato dal miglioramento della tecnologia e dei processi di produzione. Basta averne la consapevolezza e adeguarsi a nuovi standard.

Il consumo sostenibile è anche al centro dell’Agenda 2030, adottata dall’ONU e rafforzata da una serie di programmi sul consumo e sulla produzione sostenibili. Ripensare il consumo deve essere una sfida, che coinvolge a più livelli autorità pubbliche, aziende e consumatori in un’immediata e condivisa assunzione di responsabilità.

Parlavamo del cibo, la cosa più semplice e comune tra tutti gli uomini di tutti i paesi.  Ne sprechiamo a tonnellate, senza pensare che lo spreco alimentare impatta sull’ambiente gettando direttamente nell’atmosfera oltre 4,8 miliardi di tonnellate di gas serra all’anno.  A mettere a fuoco la situazione è la World organization for international relations (Woir) che rivela come lo sperpero multiplo delle risorse legato al mondo alimentare, comprese quelle usate per la produzione (energia, acqua) e quelle utilizzate per lo smaltimento dei rifiuti, sia in grado di aggravare ulteriormente la piaga dello spreco di cibo.

Per questo l’obiettivo delle Nazioni Unite è di mettere fine alla fame entro il 2030, raggiungendo la sicurezza alimentare, migliorando la qualità della nutrizione e promuovendo l’agricoltura sostenibile. Più che un obiettivo, al momento è solo una speranza, ma il suo raggiungimento porterà anche a una minore deforestazione e alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, fermando l’innalzamento delle temperature sotto i 2° C, il punto limite oltre il quale si avranno effetti catastrofici sull’ambiente mondiale.

Consumare di meno e consumare meglio non è solo un obiettivo etico, ma diventa un obiettivo sociale ed economico se solo facessimo attenzione a tutti i nostri comportamenti e alle conseguenze che da essi derivano per gli altri uomini e per il nostro pianeta.

a/f