La tensione fra i correntisti di banca Cis è alta e sta ancora salendo, sul web si cercano continuamente notizie sui possibili sviluppi del blocco dei pagamenti che sta tenendo famiglie e imprenditori con il fiato sospeso. La gente è anche preoccupata per la guerra che si sta scatenando in Tribunale, c’è chi ha paura che la vicenda Cis cada nel dimenticatoio. Dal canto suo Francesca Busignani, per conto di Ucs, tenta di intercettare le richieste dei correntisti mettendo a disposizione le info (poche) disponibili: “previo interazione con CIS siamo a confermare che le somme depositate/accreditate sui cc dopo il 23 gennaio 2019 sono fruibili per l’importo pari all’accredito avvenuto nei seguenti modi: si può ritirare solo presso gli sportelli della banca (no bancomat), si possono effettuare bonifici verso altri istituti, si possono fare assegni (non è detto che vengano accettati da parte terza), bancomat e carte di credito bloccate”. Il blocco, previsto per la durata di un mese, dovrebbe scadere il prossimo 22 febbraio. Questa la comunicazione apparsa lo scorso 23 gennaio sul sito di Bcsm: “In data 22 gennaio 2019, su richiesta del Commissario Straordinario e previo parere favorevole del Comitato di Sorveglianza, il Coordinamento della Vigilanza, al fine di tutelare gli interessi dei creditori, ha autorizzato, per la durata di 30 giorni con decorrenza dalle ore 00:00 del 23 gennaio 2019, la sospensione dei pagamenti e della restituzione degli strumenti finanziari di Banca CIS – Credito Industriale Sammarinese S.p.A. in amministrazione straordinaria, ai sensi dell’art. 82 della Legge 165/2005 LISF. Si rammenta che, ai sensi dell’articolo 3 del Decreto Legge 28 novembre 2011 n.186, “la disciplina della sospensione dei pagamenti delle passività di cui all’articolo 82 della Legge 165/2005 non si applica alle somme pervenute alla Banca, e accreditate sui conti di deposito di pertinenza della clientela, successivamente alla data di efficacia del provvedimento di sospensione medesimo”. Tra coloro che attendono di rientrare in possesso dei propri soldi c’è – lo ha ricordato di recente un’intervista di Rtv – Ali Turki che Cis era in procinto di acquistarla e che pare abbia versato un acconto di 30 milioni che ora rivuole indietro. Nelle settimane scorse era intervenuto a tal proposito e sempre su Rtv lo stesso Grandoni il quale aveva affermato che l’affare non si era concluso perché all’arabo mancavano i soldi. Dichiarazioni che a leggere le carte prodotte dall’internal audit e messe a disposizione del giudice inquirente da parte di Bcsm, non corrisponderebbero al vero. Fu accertato il fatto che Ali Turki disponesse delle somme per acquistare la banca e non solo, il problema era semmai legato alla provenienza di tali fondi su cui l’allora direttore Moretti avrebbe fatto in modo di far passare il messaggio che non era affatto necessario indagare. Dubbi furono poi espressi sul fatto che chi acquistava non era stato messo al corrente dello stato di salute dell’istituto e delle sue criticità. Proprio quello che ora pare contestare Ali Turki che dichiara di aver preso le distanze da chi gli aveva suggerito che l’acquisto di Cis fosse un buon affare: l’egiziano Mohamed Alì Ashraf (grande debitore della banca) e Flavio Pelliccioni.
Repubblica Sm