Claudio Felici, Psd: “Ho riflettuto sufficientemente dal momento in cui ho preso penna per scrivere la lettera di dimissioni, non impegnerò quindi i lavori di questo consiglio nel ripetere osservazioni già chiare. Questo Paese ha bisogno di una trasformazione profonda e sono convinto che una classe dirigente che ha la pretesa di governare questo passaggio deve essere consapevole dei suoi oneri.
L’azione non deve essere confusa da elementi perturbatori. Sono profondamente convinto di questo e non mi appellerò a elementi giuridici o istituzionali su questi passaggi. Ma rispetto la lettura della sensibilità alimentata nel Paese, quando si registra non è più concentrata sulle cose da fare ma sui timori che gli elementi perturbatori non consentano più l’azione del governo, è giusto che si rifletta se è più opportuno fermarsi o andare avanti.
Di fronte all’esigenza che il Paese capisca che c’è un progetto di sviluppo da realizzare, le esigenze dei singoli devono passare in secondo piano.
Il sottoscritto si sente a posto con la coscienza e con il ruolo che ha avuto. Ma Claudio Felici si ferma, penserà al proprio futuro e alle questioni che lo riguarderanno ed è disposto a riconoscere che altri possono proseguire quel tanto o quel poco che si è messo in campo con tanto impegno e sacrificio.
Credo tanto di utile e buono è stato fatto per il Paese e tanto utile e buono è oggi lasciare proseguire altri.
Lascio convinto di aver fatto il massimo di sforzo per dare il contributo per questo progetto per il Paese”.
Fonte: Dire