SAN MARINO. Cogliendo fior da fiore: trovato in internet…di Don Gabriele Mangiarotti

Il mondo dei social è certamente molto complesso e si può trovare veramente di tutto. sembra un bazaar in cui a buon mercato ti offrono fake news, fatti significativi, perversioni, cianfrusaglie senza valore né significato. Ed è spesso difficile orientarsi.

A volte sembra un luogo blindato dove non c’è spazio per ciò che ti interessa, o dove non ci può essere spazio per te (a volte mi accorgo che, per esempio, anche luoghi che dovrebbero essere aperti alla realtà sono chiusi e a senso unico, e tetragoni ad ogni richiesta di ospitalità – come mi capita quando spero che la televisione si accorga di quello che cerco di comunicare).

A volte però accade come il miracolo di una notizia, di un racconto, di una immagine che spalancano la mente e il cuore, e che vorresti fosse gridato a tutti.

Qualche giorno fa ho letto il racconto di quel negoziante di San Marino che ha ricevuto una lettera di scusa di un ragazzino che aveva rubato un ovetto Kinder dal suo negozio, e voleva riparare il danno.

O queste due notizie, commoventi. La prima racconta del perdono chiesto dall’assassino di Maria Goretti. Leggete: «Alessandro Serenelli, a motivo dell’età (allora si era considerati adulti a 21 anni), non venne condannato all’ergastolo, ma a trent’anni di reclusione.

Il suo cammino spirituale fu duro. Egli fu tentato di disperazione, anche di togliersi la vita; lo salvarono la certezza del perdono di Marietta e le sue ultime consolanti parole: «per amore di Gesù lo perdono e lo voglio con me in Paradiso!».

Alessandro esce dal carcere, lavora come ortolano in una comunità religiosa e, vinto dalla fede, decide di chiedere perdono al mondo. In primis alla mamma di Maria, Assunta. Si getta ai suoi piedi, andando fino a Corinaldo, e le chiede: «Mi riconoscete, Assunta?» – rispose: «Certo, figlio mio!». E alla richiesta di perdono: «Mi perdonate, Assunta?» – rispose ancora: «Ti ha perdonato Marietta! Ti ha perdonato Dio! Vuoi che non ti perdoni io?». E si abbracciarono.

Questa è una scena di assoluta grandezza: l’uccisore di una bambina innocente e l’umile, anziana madre analfabeta della vittima avevano imparato tutto del Cristianesimo e del segreto della vita. la sera stessa i due sono a Messa insieme, la Messa di Natale…».

E l’altro racconto ci narra di un miracolo, con Papa Benedetto XVI come protagonista: «Peter Srsich, incontrò Papa Benedetto XVI nel Maggio del 2012, insieme ai genitori Tom e Laura ed al fratello Johnny. Erano tutti in piazza San Pietro all’udienza del Papa.

Loro provenivano dal Colorado (USA); Peter aveva 19 anni ed era arrivato davanti al Pontefice, grazie ad un viaggio organizzato dalla fondazione internazionale Make A Wish, che offre ai ragazzi malati di realizzare il loro sogno.

In quell’occasione, la famiglia Srsich si mise in fila per incontrare, personalmente, il Papa.

Peter era emozionatissimo, non sperava affatto in un incontro a tu per tu. Pensava solo che avrebbe avuto pochissimi istanti per raccontargli tutto di se.

Si accorse, tra l’altro, che tutti quelli che, come lui, erano in fila, portavano dei doni con se, ma lui, invece, non aveva nulla da offrire.

Il padre Tom, allora, gli propose di regalargli il braccialetto di gomma verde, con la scritta “Prega per Peter” e il passo Romani 8:28: “E noi sappiamo che in tutte le cose Dio opera per il bene di coloro che lo amano, che sono stati chiamati secondo il suo disegno”, che Peter amava tanto.

Quello era solo uno dei 1.200 braccialetti che un suo compagno di classe aveva fatto fare, per creare una catena di preghiera intorno a lui.

Peter aveva un tumore al polmone, che gli premeva sul cuore.

“Era così grande che non poterono metterlo sotto anestesia, perché c’era il rischio che non si sarebbe più svegliato, quindi non potevano neanche effettuare il prelievo per una biopsia”. Si trattava del linfoma di Hodgkin, in stadio avanzato.

I duri cicli di chemioterapia e di radioterapia lo aveva portato alla depressione, da cui si risollevava soltanto quando riceveva l’Eucaristia.

Peter lottava contro quella malattia ed era convinto che sarebbe potuto guarire, se solo si fosse recato in Vaticano.

Così, il ragazzo si ritrovava davanti al Papa, a spiegare tutto con poche parole e a chiedere una benedizione.

“Papa Benedetto XVI lo benedisse, mettendogli la mano destra sul torace, dov’era il tumore, senza che Peter gli avesse detto dove si annidava!”

Da quel momento, il ragazzo non ha mai smesso di migliorare, fino a guarire del tutto. Ha frequentato l’Università ed oggi è sacerdote dal 15 Maggio 2021.»

E vorrei finire con due immagini contrapposte. La prima mostra il cammino di una maternità, segno che la vita è un cammino senza soluzione di continuità, così commentata da don Patriciello: «Fallo nascere. Credimi, non te ne pentirai. Tutto si risolve. Fermati. Rifletti. Prega. Dio non ti abbandonerà. Se lo getti via non potrai mai più ritornare indietro.»

L’altra immagine mostra «una fase della demolizione che ha raso a suolo le Georgia Guidestones dopo che nella notte una bomba le aveva danneggiate mettendo, credo, a rischio, la loro stabilità…». Su tali stele queste alcune delle frasi incise: «Mantieni l’Umanità sotto i 500.000.000 in perenne equilibrio con la natura. Guida saggiamente la riproduzione, migliorando salute e diversità… Non essere un cancro sulla terra, lascia spazio alla natura, lascia spazio alla natura.»

Icona della vita e icona della morte: l’impegno di una scelta.

don Gabriele Mangiarotti