San Marino. Collaborazione istituzionale e cadaveri nell’armadio … di Alberto Forcellini

 

I partiti di opposizione chiedono sin dall’inizio della legislatura, cioè dal giorno dopo in cui sono usciti dalla stanza dei bottoni, di ristabilire il tavolo istituzionale. Ma è una maniera di “pretendere” un clima di collaborazione istituzionale che non trova basi, né giustificazioni, su nulla.

Come il famoso tavolo, che istituzionale non era affatto, perché nascondeva il poco onorevole obiettivo di una classe politica, alla vigilia delle elezioni, di coprire le proprie responsabilità e di spalmarle su tutti i partiti, sui sindacati, sulle associazioni di categoria.

Altra dimostrazione, le conclusioni del dibattito sulla relazione con tre ordini del giorno profondamente diversi tra loro: quello della maggioranza individua tutta una serie di responsabilità e di atti conseguenti; quello di Libera sceglie alcuni personaggi e alcune situazioni; quello di RF fa risalire tutte le colpe a Banca Centrale e ai personaggi di molti anni addietro. In effetti, abbiamo appreso che Confuorti è apparso sulla scena sammarinese una quindicina di anni fa, da quel momento si sono alternati al governo diversi partiti: democristiani, socialisti e pidiessini nelle loro diverse sfumature, cioè scissioni e ricomposizioni. Alleanza Popolare, oggi Repubblica Futura, c’è sempre stata ininterrottamente fino a gennaio di quest’anno. Con una grande predominanza negli ultimi tre.

In una democrazia compiuta, i sacrosanti interessi contrapposti di maggioranza e opposizione trovano una loro legittima collocazione quando sono mirati al bene della comunità. Al contrario, in un sistema di grande fragilità istituzionale, quale si è rivelato quello sammarinese, gli interessi di certi partiti non possono essere indirizzati solo a nascondere i cadaveri nell’armadio.

La commissione di inchiesta ne ha spolverati parecchi, tutti più o meno compromessi con una strategia altamente speculativa (che per certi versi richiama il famoso metodo Ponzi) dove pochi guadagnavano cifre ingentissime, altri guadagnavano potere e voti, il Paese intero ci rimetteva tutto. Ma viene anche da chiedersi come mai non ci si sia accorti di nulla per anni, tanto che è stato possibile occupare impunemente (almeno finora) i posti chiave nei gangli vitali delle nostre istituzioni: da quelle bancarie a quelle giurisdizionali, senza dimenticare l’informazione. La politica, avendo permesso che tutto ciò avvenisse, è il soggetto maggiormente responsabile di quanto accaduto. Precisamente, la politica che ha gestito i governi dal 2006 al 2019, cioè quando si è messa la parola fine ai super poteri di banca CIS e di tutti i suoi addentellati.

Gli antichi romani dicevano: ab ovo usque ad mala, modo proverbiale con cui essi solevano indicare un pasto, che cominciava con le uova e terminava con le mele; quindi la frase è passata ad indicare qualcosa che va dall’inizio alla fine. Nel valutare le risultanze della Commissione, non è possibile soffermarsi un  determinato soggetto, o su un determinato periodo, escludendo tutto il resto. Va tenuto in considerazione tutto, ab ovo usque ad mala. Come avviene ad esempio, pur nella sua stringatezza, nell’ordine del giorno della maggioranza.

Pertanto, come si fa a “pretendere” la collaborazione istituzionale tra partiti quando non si riesce a trovare il modo di condividere neppure un ordine del giorno, dopo che si è condivisa la relazione della Commissione? Si può ancora permettere di tenere i cadaveri ben nascosti negli armadi?

In tempi di Covid, va da sé che l’innovazione, la resilienza e la collaborazione rappresentino tre asset fondamentali per far fronte alla crisi e rilanciare quello che verrà dopo.

La grande sofferenza per la gravità della situazione in cui ci troviamo ci costringe tutti a intraprendere con umiltà un impegno condiviso, come servizio e non come potere, per ridare dignità alla democrazia repubblicana e alle sue istituzioni, contro ogni tentativo autarchico di potere.

Questa crisi profonda può diventare anche per i cittadini motivo di revisione di atteggiamento e di maggiore ascolto con spirito critico, cioè guardando i fatti e non prenderli a scatola chiusa come qualcuno li racconta. Poi ciascuno adotterà le decisioni che crede più opportune.

a/f