San Marino. Collocazione “bond” per 50 milioni di euro: cresce di un milione e mezzo il costo interessi! Ma non mancano elementi rassicuranti alla voce debito pubblico … di Enrico Lazzari

Enrico Lazzari

…Se questa è la seconda puntata prepariamoci a ciò che potrebbe accadere in dicembre sul bilancio”. Commentando il decreto di collocamento di 50 milioni di titoli di debito pubblico, Repubblica Futura preannuncia, anzi lascia intendere una sorta di catastrofe imminente sul fronte del bilancio. “Il Segretario di Stato per le Finanze (Marco Gatti, Pdcs – ndr) -scrive Rf- si sveglia il venerdì pomeriggio e siccome deve ratificare il decreto prima del 3 novembre, chiede di chiudere la partita in una oretta di tempo con lo stesso slancio di un pilota che va al rally di Montecarlo con una Panda…”.

Del resto, su un aspetto delicato e così sentito dalla popolazione come è il debito pubblico, non poteva certo mancare lo scontro politico, scatenato da una minoranza parlamentare sempre pronta a cavalcare le reazioni “di pancia” di una comunità informata superficialmente, specie su tematiche tecniche e complesse come queste.

In ogni caso, su questa operazione, che è poi un rollover “posticipato” del debito e non un nuovo, ulteriore debito, non mancano aspetti negativi e per certi versi preoccupanti. Come, al tempo stesso, in questa stessa operazione, si possono individuare anche segnali capaci di infondere ottimismo… Per semplificare, quindi, possiamo sostenere che ci sono due cose da dire, una buona e una cattiva.

Iniziamo dalla cattiva. Questa emissione di titoli di debito rivolti al mercato interno garantirà agli acquirenti una cedola interessi pari al 3,90% nel periodo di 12 mesi previsti dall’emissione, 4 dicembre, al rimborso. Un tasso di interesse sensibilmente più basso dell’attuale tasso di sconto fissato dalla Banca Centrale Europea nel 4,50%, ma fortemente più alto dello 0,80% che garantivano gli stessi titoli collocati nella primavera dello scorso anno.

Infatti, se il costo interessi per le casse pubbliche della vecchia emissione era quantificabile in 400mila euro, la stessa cifra che verrà collocata nel prossimo mese di dicembre graverà sul bilancio statale per quasi due milioni di euro, per la precisione 1.950.000 euro. La bellezza di oltre un milione mezzo in più. Certo, il tasso ufficiale di sconto, all’epoca del primo collocamento di questi 50 milioni di euro di “bond” biancazzurri era pari a zero e stabile dal settembre del 2019, ma ciò, pur giustificando l’incremento di spesa, non ridimensiona il maggior costo importante per le case pubbliche.

L’altro aspetto controverso di questa operazione, inoltre, è la scelta di collocazione sul mercato interno. Se da un lato questa scelta permette un risparmio anche importante in termine di costo degli interessi, dall’altro va erodere risorse che sarebbero potute essere destinate allo sviluppo. Mi spiego meglio: l’emissione di 50 milioni di euro in titoli piazzati sul mercato sammarinese determinerà una fuoriuscita di pari entità dalla liquidità delle banche del Titano. E se il sistema bancario non ha la necessaria forza nel supportare il comparto produttivo, lo sviluppo -indispensabile nel processo di risanamento delle casse pubbliche- subisce necessariamente una frenata che, poi, va a ripercuotersi sulla condizione economica dello Stato e, di riflesso, dei cittadini.

Come anticipato, però, nei dettagli dell’attuale rollover non mancano elementi che possono incutere ottimismo verso il futuro. Prima fra tutti il fatto che la collocazione sul mercato avverrà ad un tasso di interesse inferiore a quello ufficiale sancito dalla BCE e al 2,60% in meno rispetto ai bond del precedente rollover da 350 milioni di euro.

L’altra “sfumatura” rassicurante è che questa collocazione da 50 milioni non è un incremento del debito ma va a coprire il rimborso della stessa tipologia di titoli scaduti nel maggio scorso. Anzi, il posticipo della nuova emissione, oltre a lasciare intendere la presenza di una liquidità importante nella scorsa primavera, ha evitato il pagamento di interessi per i sei mesi che vanno dalla scadenza del vecchio all’emissione del nuovo.

Il terzo aspetto che infonde ottimismo verso il futuro -sempre che il governo non estragga dal cappello qualche brutta sorpresa da qui a fine anno- viene dall’analisi del bilancio previsionale 2023, varato lo scorso anno. Difatti, scorrendo le singole voci di quella previsione di esercizio, si prevedevano emissioni di debito attive in questo 2023 pari a 450 milioni di euro, ovvero si prevedeva l’incremento pari a 60 milioni rispetto il periodo precedente. Al momento, ovviamente incrociando le dita nella speranza che non siano necessari altri “aggiustamenti” da qui a fine anno, sono stati collocati 350 milioni (di cui 10 destinati all’acquisto di sedi istituzionali) per il rollover del debito pluriennale -quello collocato da Goldman Sachs per intenderci- e l’attuale da 50 milioni, per un totale di 400 milioni a fronte dei 450 previsti nel bilancio previsionale.

Ciò, ad una analisi sommaria, lascia intendere che, nonostante l’importante aumento del tasso di interesse -i cui effetti, comunque, ricadranno sul bilancio 2024 e sui successivi-, la situazione economica della Repubblica sia oggi migliore del previsto. Ben inteso, questo non significa che siano tutte rose e fiori, visto che il forte aumento del costo del debito -che graverà sui prossimi bilanci- determinerà un aggravio importante nella “colonna” costi che andrà bilanciato determinando nuove entrate o tagliando alcune spese, ma appare indiscutibile che la celebre “luce in fondo al tunnel” appaia ora un po’ meno fioca che 12 mesi fa…

Enrico Lazzari