Indipendenza può essere sinonimo di libertà? Sì, quando viene accompagnata da azioni di sovranità e autogoverno. Ma la storia dell’indipendenza sammarinese è ben diversa da quella che si può immaginare, perché non proviene da emanazione divina, come potrebbe far suppore il mito del Santo Fondatore; né è frutto di guerre di conquista, o di rivoluzioni.
Il professore Verter Casali, ricercatore e autore di numerosi libri sulla storia sammarinese, spiega le origini di un’indipendenza, che diventa sovranità statuale. Lo fa venerdì sera, alla Bibliobaita di Serravalle, ospite della Giunta di Castello e del Centro Sociale di Dogana. Lo spazio di questa radura in mezzo al parco Laiala, grazioso e molto ben tenuto, è affollatissimo. Il pubblico è attento e motivato.
Il monte Titano, racconta il professore, è per molti secoli il rifugio da chi fugge da altri luoghi per motivi politici o personali. Il sito è aspro e inospitale, non c’è neppure l’acqua. Nell’Alto Medioevo è documentata la presenza di un monastero fortificato (come lo erano tutti a quei tempi di invasioni barbariche) attorno al quale si era raccolta una piccola comunità che si autogovernava sotto l’egida del Vescovo, cioè della Chiesa Romana. Bisogna aspettare gli anni dopo il Mille per l’affrancamento dal dominio ecclesiale, quando la piccola chiesa si trasforma in Pieve e a Urbino si afferma la famiglia dei Montefeltro che, insieme ai conti di Carpegna, rappresenta la più antica nobiltà locale. I Montefeltro potrebbero facilmente conquistare questo piccolo territorio di contadini e di pastori. Invece, con molta intelligenza, lo proteggono trasformandolo in stato cuscinetto per arginare il potere dei Malatesta.
Il piccolo borgo sul Titano conosce in quel periodo un importante sviluppo, sia economico, sia istituzionale, seguendo in qualche maniera quello che sta avvenendo su territorio italiano con la formazione dei Comuni. Tra il XIII e il XIV secolo, documenti ben conosciuti testimoniano che sul Titano sono presenti due Capitani Reggenti, si forma il Consiglio dei LX e si scrivono le leggi, i famosi Statuti. Il controllo del Vescovo termina nel 1277, grazie all’alleanza con i Montefeltro. Che porta anche benefici territoriali, come si vedrà nel 1463 con i “Patti di Fossombrone”.
I problemi arrivano quando la famiglia urbinate e quella successiva dei Della Rovere si estingue per mancanza di eredi. La Chiesa torna ad avere ambizioni territoriali sul Titano, che ormai ha preso ufficialmente il nome di San Marino e l’appellativo di Repubblica, ma ancora non ha neppure una bandiera. La storia racconta numerosi tentativi di occupazione, da Fabiano da Monte all’Alberoni. Come si difende San Marino? Solo usando intelligenza e raffinate capacità diplomatiche. Si punta tutto sul Santo. Si scava sotto la Pieve, si trovano le ossa del Santo, che vengono tesaurizzate dentro un ricco reliquario, sulla cui testa viene posta una corona. Sta a significare che il Santo è l’unico signore di San Marino: se non lo rispetta la Chiesa, chi altri dovrebbe farlo?
Ma la Chiesa non riconosce San Marino ancora per molto tempo. Neanche durante la prima metà dell’Ottocento, quando gode della protezione di Napoleone III e neanche dopo l’unificazione dell’Italia, quando il piccolo Stato firma la prima “Convenzione di amicizia e buon vicinato” con il Regno, cioè divenendo una sorta di protettorato, che comunque ha le sue leggi e un suo governo.
L’atavica conflittualità con il Vaticano termina solo nel 1928, sotto il regime fascista, che tra le altre cose ufficializza la data del 301 come data di Fondazione della Repubblica, che secondo la tradizione (non la storia) coincide con la morte del Santo. Fino agli inizi del ‘900 non v’è traccia del 301. L’istituzionalizzazione della data avviene durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il racconto del professor Casali è ricco di molti episodi, aneddoti, citazioni: da Napoleone Bonaparte a Garibaldi, e la fine “dell’amicizia protettrice” con l’Italia, grazie agli Accordi Bigi – Moro del 1971.
La sintesi è presto detta: l’indipendenza di San Marino non è stata regalata da alcuno, ma è sempre stata conquistata e difesa dai sammarinesi, soprattutto con le armi della diplomazia e delle alleanze, quindi valorizzata in tempi moderni con l’ingresso negli organismi internazionali, dove l’indipendenza è sempre garantita anche se la sovranità viene condivisa nelle decisioni collegiali.
Attenzione però: indipendenza non fa rima con autonomia. San Marino non ha risorse interne sufficienti per sostentarsi, basti dire che anche l’acqua ci viene dall’esterno. Ma questo accade per tutti gli Stati, specialmente con l’avvento della globalizzazione. Senza le importazioni dall’estero di prodotti e di energie, nessuno potrebbe sostenersi.
Angela Venturini