San Marino. Cominciamo ad aprire il file “Europa” … di Angela Venturini (prima parte)

Checché se ne pensi, sarà l’Europa il fulcro attorno a quale girerà la politica e tutto quello che ne segue per la 31esima legislatura. Tuttavia, il range del dibattito non sarà tra: Europa sì, Europa no, ma Europa come. La parafatura del testo dell’Accordo non ha sciolto tutti i dubbi, né i nodi che in qualche maniera hanno sempre segnato il negoziato e la scarsità di informazioni che da sempre l’hanno circondato, non ha fatto altro che inasprire le posizioni. 

È vero che gli accordi internazionali, per loro natura, vengono sempre condotti in un’area riservata, tuttavia, poiché la democrazia non è semplicemente mettere una crocetta sulla scheda elettorale, ma è condivisione e partecipazione, sarebbe stato necessario un maggior coinvolgimento da parte della popolazione. 

Il percorso negoziale, per niente facile, era partito 10 anni fa. Le prime notizie documentali si sono avute con la famosa relazione Aguilar, rapporteur della Commissione europea, pubblicata il 24 gennaio 2019 sul sito web della UE. E lì è rimasta. Pochi l’hanno letta. 

Eppure era un’ottima relazione che, oltre all’analisi generale e all’evidenziazione dei vari adempimenti, evidenziava per San Marino quattro linee rosse: libera circolazione delle persone, frontalieri, IVA, banche. 

È evidente l’impossibilità di prevedere un level playing field (parità di condizioni) tra un Piccolo Stato e le grandi nazioni della EU, anche se Bruxelles non fa regali e non fa sconti perché ogni Stato deve godere delle stesse possibilità e deve rispettare le stesse regole. È su questa base infatti, oltre che l’affermazione inderogabile della quattro libertà fondamentali, che l’Unione Europea è riuscita a garantire quasi 80 anni di pace dopo oltre 2 millenni in cui il Vecchio Continente è stato continuamente dilaniato da guerre di conquista.  

Non stiamo a raccontare quello che è successo nel 2019 perché ci vorrebbero 200 pagine, sta di fatto che nel 2020 il negoziato è ripartito da quelle quattro linee rosse della relazione Aguilar. Alla fine, quando si è arrivati alla parafatura del testo, nel dicembre scorso, si è messo un punto fermo sulla situazione di San Marino, in vista di tutti gli adempimenti necessari per la firma effettiva e l’entrata in vigore, nonché gli obblighi per i successivi adeguamenti. Ecco alcuni punti fermi. 

Associazione non è adesione. Molti fanno riferimento al referendum sulla EU del 2013. Che fu bocciato. Ma il quesito parlava di associazione. Con questo accordo, invece, Marino rimane Stato Terzo, non avrà oneri economici e non eserciterà alcuna rappresentanza politica, ma solo parere consultivo. Il recepimento dell’aquis (35 capitoli, migliaia di leggi e disposizioni) si riduce a 25, comunque con l’obbligo di accogliere le successive evoluzioni. San Marino entra a pieno titolo nel mercato unico e avrà diritto alle deroghe che sono state negoziate. 

Finalmente arriveranno i soldi della UE? No, non arriverà un bel niente. Non essendo Stato membro, San Marino non deve pagare nulla. Ma anche se fosse, il suo bilancio è talmente piccolo rispetto ai bilanci delle grandi nazioni, che la percentuale sarebbe così irrisoria da non riuscire ad accedere al diritto di finanziamento di progetti quali ad esempio la Next Generation EU, o il Recovery Fund. La struttura europea, tuttavia, è composta da una complessa serie di commissioni e sotto commissioni che finanziano progetti locali che abbiano precise condizioni: devono essere originali e innovativi. San Marino ha già visto il finanziamento di alcuni progetti in questo senso, proposti dall’Università e dal Turismo. La cosa è importante, ma si ferma ad alcune decine di migliaia di euro. 

Saremo pieni di immigrati. È una delle frasi più ricorrenti quando si parla di Europa, ma non corrisponde alla realtà. La “libera circolazione delle persone” è uno dei quattro pilastri fondamentali per l’integrazione europea, ma in questo caso San Marino è riuscito a strappare una deroga importante. Innanzi tutto, San Marino non dovrà partecipare alle politiche di SICUREZZA e IMMIGRAZIONE (Schengen). Inoltre è stato previsto un “adattamento” per quanto riguarda i permessi di soggiorno superiori a 12 mesi, basato su un sistema di quote. 

In pratica, per i cittadini Ue che svolgono un’attività economica è stato previsto un tasso incrementale pari al 3% del totale delle persone Ue economicamente attive presenti in Repubblica riferito all’anno precedente. Tale numero è stato preso dai dati forniti dall’Upeceds. Ad esempio, per il 2024 si parla di 3335 cittadini Ue economicamente attivi, per cui è previsto un incremento di 97 persone, che crescono di 3 unità per ogni anno successivo. I cittadini non attivi avranno un tasso di incremento inferiore. Per cui cresceranno di 33 unità per il 2024, con possibilità di aumento di un’unità per ogni anno successivo. 

Se consideriamo che ogni anno San Marino concedere 300/350 residenze e permessi di soggiorno per i più svariati motivi, vediamo che l’Accordo è già ampiamente rispettato. Dovrà essere rinegoziato dopo 10 anni.

Per contro, i cittadini sammarinesi potranno liberamente stabilirsi in tutti gli Stati Ue, ricongiungersi con i familiari, esercitare mestieri e professioni, beneficiare del coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale. 

Angela Venturini