Con vivo stupore abbiamo letto il commento del signor Henry Bucci sulla stampa locale, lunedì 7 luglio, sul tema della cittadinanza sammarinese. Egli sintetizza il suo pensiero nelle sintetiche e significative parole:
”Identità di status, non concessione automatica e tantomeno semplice diritto. Essere sammarinesi comporta tanti doveri.”
Henry Bucci spiega nel suo commento il significato di questo concetto di dovere civico. Pensiamo che il suo pensiero politico si rifaccia al diritto e precisamente al contenuto dell’art 13 della Carta dei Diritti che sancisce. Tutti i cittadini hanno l’obbligo di essere fedeli alle leggi e alle Istituzioni della Repubblica, di partecipare alla sua difesa e di concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.” In sostanza il dovere civico racchiude i valori di fedeltà alla Repubblica, di difesa, di partecipazione e di giustizia sociale.
Viene anche ribadito il principio che acquisire la cittadinanza sammarinese per un residente dovrebbe essere una scelta ponderata e non considerata quale merce di scambio politico-elettorale per dare soddisfazione a specifici interessi, quali avere 2 cittadinanze per godere di vantaggi nei viaggi all’estero (interesse e desiderio molto diffuso), più facilitazione nella circolazione e opportunità delle persone e nelle opportunità di business, rappresentanza politica in Consiglio (eleggere ed essere eletti) pur appartenendo come residente stabile ad un altro Stato e ad una diversa giurisdizione perché si rivendica la titolarità di doppie o plurime cittadinanze.
Henry Bucci, consapevole che San Marino è un piccolo Stato, con territorio delimitato e con poca popolazione (non più di 35.000 abitanti residenti), vede il pericolo della dissoluzione identitaria, quando la maggioranza dei cittadini residenti sarà titolare delle due cittadinanze, quella sammarinese e quella di cui si è territorio enclave. Egli formula anche una previsione, entro 15 anni, San Marino potrebbe diventare un’entità giuridica popolata in maggioranza da cittadini con doveri di fedeltà ad un altro Stato; quindi privi di reale esclusiva appartenenza culturale, storica, istituzionale a San Marino, qualora certe proposte andranno avanti (precisamente il progetto di legge sulla eliminazione dell’obbligo di rinuncia ad altre cittadinanze, i decreti legge sulle residenze atipiche, fiscali non domiciliate e talune altre proposte).
Tra le altre proposte c’è da considerare il ruolo che viene svolto all’interno del territorio, dal Comites, organo dell’amministrazione della Repubblica Italiana, che ha il compito di diffondere la cultura italiana e la stessa lingua italiana all’estero, e che invece ha oltrepassato il limite della cultura per trasbordare verso la sfera politica nel sostenere la volontà e gli interessi dei residenti stabili a divenire sammarinesi senza rinunciare all’appartenenza ad un altro Stato, cioè senza rinunciare alla cittadinanza di origine.
Il dato che come sammarinesi ci preoccupa è l’ascolto attivo che taluni partiti rivolgono a questa “anomala azione politica “del Comites. Abbiamo preso atto che questo ascolto attivo è concreto e ci preoccupa che sia supportato dallo scambio sui diritti politici, cioè votare e essere votati per il nostro Consiglio o Parlamento. Le questioni che riguardano gli italiani residenti, non vengono affrontate attraverso lo strumento della diplomazia tra i due Stati, e le conseguenti convenzioni, accordi o atti giuridici, ma vengono affrontate in maniera casereccia tra associazione ed esponenti politici, senza considerare gli effetti che queste decisioni sulla cittadinanza producono sul livello della sovranità, sull’identità nazionale e sull’autonomia statuale della Repubblica, così faticosamente conseguita con gli accordi Bigi- Moro del 1971.
Nei decenni successivi al 1971 abbiamo visto consolidare questo percorso con l’inserimento di San Marino nella OSCE, nel Consiglio d’Europa e all’ONU, ma nello stesso tempo abbiamo visto scarsi e incerti progressi nei rapporti bilaterali con la Repubblica Italiana, tanto da paventare il traguardo possibile di divenire un PROTETTORATO DI FATTO, cioé una città Stato, enclave di una nazione più grande, la Nazione Italiana.
A nostro parere la stessa associazione all’Europa, previlegia per i piccoli Stati europei la condizione di “Protettorato di una nazione più grande” che sia Stato membro della Comunità Europea. Sono protettorati Andorra, Monaco e Leichtenstein. Non vuole esserlo San Marino, purché non faccia gravi errori di politica interna ed estera.
Errore può diventare la sottovalutazione della cittadinanza plurima, la doppia cittadinanza per i naturalizzati, avere la maggioranza dei propri cittadini che sentono di essere fedeli a due Stati, essere soggetti a due giurisdizioni, a due ordinamenti giuridici, essere fedeli e dover difendere le sicurezze nazionali e partecipare ai compiti civici in due Stati, San Marino e Italia.
Il secondo errore in cui siamo ancora immersi è che durante questi decenni è mancata la volontà di creare la classe dirigente sammarinese, tant’è che le posizioni apicali della sanità, finanza, banche e tribunale sono coperte da stranieri, anche non residenti. Stiamo vedendo operare nel nostro paese un profondo DEEP STATE (cricca oscura che manovra la politica degli Stati) che affievolisce la rappresentanza dei cittadini sammarinesi e dell’identità nazionale. Gli altri piccoli Stati europei non hanno questa realtà istituzionale ed operativa. Ci dobbiamo pur domandare perché?
Il Comitato Civico chiede il dibattito aperto sui temi della cittadinanza, chiede alle forze politiche e agli stessi cittadini la salvaguardia degli interessi comuni e degli interessi collettivi e non degli interessi personali e degli interessi politico-elettorali. La cittadinanza è un pilastro della Repubblica. Non possiamo dimenticarlo!
Comitato Civico per la cittadinanza