Nella giornata del 10 ottobre abbiamo condiviso la scena in Piazza Domagnano insieme ai sindacati.
Un momento importante, partecipato e civile, che dimostra come il Paese senta il bisogno di discutere apertamente del proprio futuro.
Peccato, però, per lo spazio ridotto che ci è stato concesso e per l’atteggiamento di chi ci ha trattato come semplici comparse, mentre parlava di “associazione all’Unione Europea” al convegno alla Sala Montelupo.
Un’occasione che poteva essere di vero confronto, ma che si è trasformata nell’ennesima vetrina chiusa, dove chi non si allinea viene guardato con sufficienza.
Ma veniamo al punto che ci riguarda tutti: il binomio IGR – Associazione Europea.
Negli ultimi giorni si parla molto della nuova riforma dell’Imposta Generale sui Redditi, presentata come un semplice aggiornamento del sistema fiscale sammarinese. Ma la realtà, come spesso accade, è più complessa di come la si racconta.
Noi dei CapiFamiglia riteniamo che questa riforma non sia affatto neutra. Dietro la retorica dell’“equità” e della “modernizzazione” si nasconde un obiettivo preciso: raccogliere risorse per coprire i costi dell’accordo di associazione con l’Unione Europea.
È un dato politico, non un’ipotesi fantasiosa.
Chi conosce le cifre e la struttura del trattato sa che l’associazione con l’UE comporterà nuove spese in ogni settore:
– dall’adeguamento delle leggi interne agli standard europei,
– all’istituzione di nuovi uffici e controlli,
– fino ai contributi economici che San Marino dovrà versare per partecipare ai programmi comunitari.
Tutto questo ha un prezzo. E qualcuno dovrà pagarlo.
Non è un caso che, proprio ora, si spinga per una riforma che aumenta la pressione fiscale su cittadini e lavoratori. Si vogliono “anticipare” le entrate per sostenere il salto europeo, ma senza dirlo apertamente. E questo, a nostro giudizio, è un atto di scarsa trasparenza verso la popolazione.
Chi lavora a San Marino, soprattutto i frontalieri italiani, sarà tra i più colpiti. Le nuove deduzioni e gli incentivi non compensano l’aumento generale delle imposte e rischiano di creare ulteriori disparità tra chi risiede e chi lavora nel territorio.
Ci chiediamo: perché non si dice chiaramente che questi soldi serviranno anche a finanziare l’accordo di associazione con Bruxelles?
Perché si tace su questo aspetto, come se si volesse evitare di spiegare ai cittadini che l’ingresso nel mercato unico avrà un costo economico e sociale, oltre che politico?
Per noi, la riforma fiscale e l’accordo europeo sono due facce della stessa medaglia.
E i sammarinesi devono saperlo prima che sia troppo tardi.
Chiediamo quindi chiarezza e trasparenza:
• che il Governo spieghi pubblicamente a quanto ammontano le spese previste per l’attuazione dell’accordo;
• che dica apertamente se una parte del nuovo gettito dell’IGR sarà destinata a coprire tali costi;
• e che, prima di qualsiasi passo irreversibile, si dia voce al popolo, come dovrebbe accadere in una democrazia matura.
La riforma fiscale non può diventare la cassaforte occulta dell’accordo europeo.
Se il Governo vuole davvero “avvicinare San Marino all’Europa”, lo faccia nel rispetto della verità e della volontà dei cittadini, non nascondendo le cifre dietro parole rassicuranti.
Il popolo sammarinese ha diritto di sapere.
E noi continueremo a chiederlo, con la forza della ragione e con la voce della gente comune.
Referendum Subito!
I CapiFamiglia
Comunicato Stampa