La voce della maestra Angela Leardini si unisce con forza e lucidità al dibattito sul destino delle scuole di Castello nella Repubblica di San Marino. Per 38 anni insegnante nel plesso di Montegiardino, Leardini è protagonista della nuova puntata di “Voci nei Castelli”, la rubrica settimanale promossa dal Comitato “Scuole vive nei Castelli” per raccontare – attraverso esperienze autentiche – il valore insostituibile della scuola come presidio di comunità.
La testimonianza di Leardini è un lungo viaggio nella storia della scuola elementare di Montegiardino, iniziato nel 1977. Allora giovane insegnante al primo incarico, venne accolta in una piccola scuola di campagna che sarebbe diventata la sua casa professionale per quasi quattro decenni. Accanto alla collega Agostina, con la quale ha condiviso tutto il percorso, ha costruito un metodo educativo che superava la frammentazione tra le classi, trasformando l’intero plesso in una vera comunità educativa.
Un’esperienza educativa che non si è mai fermata ai confini dell’aula. La scuola, in quegli anni, si è fatta parte attiva del tessuto di Montegiardino: con laboratori, allestimenti artistici durante le festività, partecipazioni alla festa del paese, progetti sulla memoria storica come l’intitolazione della scuola “L’Olmo”, e persino il contributo alla realizzazione del parco pubblico “Le Stradelle”. Tutto mosso da una visione profonda e anticipatrice di cittadinanza attiva, in cui i bambini erano protagonisti del cambiamento, e la scuola un punto di connessione tra educazione, territorio e partecipazione civica.
Ma è oggi, di fronte al rischio concreto di chiusura della scuola di Montegiardino e alla prospettiva di un accorpamento nei Poli Scolastici, che la voce della maestra si fa più accorata. Leardini lancia un appello forte e motivato: chiudere le scuole delle piccole realtà significa contribuire al lento svuotamento dell’identità collettiva, riducendo i centri abitati a luoghi-dormitorio privi di vitalità sociale.
Non è solo una questione di numeri – precisa l’insegnante – ma di qualità. Le classi piccole, spesso additate come povere di stimoli, si sono invece dimostrate ambienti accoglienti e personalizzati, capaci di offrire attenzione e sostegno anche ai bambini con maggiori fragilità, spesso provenienti da scuole più affollate. In queste realtà, afferma Leardini, si costruiscono legami autentici, si coltiva la memoria collettiva e si gettano le basi per un futuro consapevole.
Il Comitato “Scuole vive nei Castelli” rilancia, attraverso la sua voce, un messaggio semplice ma essenziale: la scuola non è solo un luogo dove si apprendono nozioni, ma un presidio umano, culturale e civile. E quando una comunità perde la sua scuola, rischia davvero di perdere anche il proprio futuro.