Matteo Zeppa è il vero detonatore della seduta. Senza il suo intervento, la “questione morale” sarebbe rimasta un concetto elastico, buono per schermaglie politiche. Con Zeppa diventa invece un atto d’accusa strutturato, centrato quasi esclusivamente su Banca di San Marino e sulle possibili tangenti legate al suo Consiglio di Amministrazione.
Zeppa non entra in Aula per fare polemica estemporanea. Entra con un impianto narrativo preciso, richiamando esplicitamente Berlinguer e l’intervista del 1981 sulla questione morale, per dire una cosa chiara: quando la politica evita questi temi, il sistema marcisce. E San Marino, a suo dire, non è immune.
Il primo bersaglio è la tentata scalata bulgara a Banca di San Marino. Qui Zeppa parla di fatto gravissimo, non solo per ciò che potrebbe emergere penalmente, ma per come è stato gestito politicamente e istituzionalmente. Il passaggio chiave è il silenzio:
– nessuna comunicazione pubblica,
– nessun aggiornamento da Banca Centrale,
– nessun chiarimento dal Tribunale,
dal 20 ottobre in avanti.
Questo vuoto, per Zeppa, non è neutro: alimenta il sospetto di un “segreto tombale” calato per proteggere legami familiari, amicizie e reti di potere.
Il punto più esplosivo arriva quando Zeppa cita la lettera del capo cordata bulgaro, fatta pervenire ai membri della Commissione Finanze in audizione segreta. Per Zeppa quel documento rappresenta una linea rossa superata: in un Paese sano, dice, quella lettera non avrebbe dovuto nemmeno essere letta, figurarsi circolare tra i consiglieri. Il solo fatto che sia arrivata lì è, per lui, un sintomo di degenerazione del sistema.
Poi Zeppa fa ciò che molti evitano: fa nomi e cognomi. Chiama in causa Marino Albani (PDCS), ricordando il suo ruolo politico e familiare e citando testualmente il suo intervento del 23 settembre 2025, quando aveva liquidato come “fuori luogo” le proteste dei soci di Ente Cassa di Faetano contrari alla vendita della banca agli investitori bulgari. Zeppa sottolinea il tempismo: quelle parole arrivano pochi giorni prima degli arresti. E pone implicitamente una domanda: chi sapeva cosa, e quando?
Ma Zeppa non si ferma alla banca. Collega la vicenda BSM a un secondo fronte, altrettanto sensibile perché ancora in itinere: l’operazione ex Symbol, cioè uno stabile gravato da esposizioni in pancia proprio a Banca di San Marino. Qui entra in scena Serafino Iacono, e il tono diventa ancora più duro.
Zeppa ricostruisce il profilo di Iacono:
– titolare effettivo della Inter San Marino Immobiliare S.p.A.,
– console onorario di San Marino a Bogotá, con passaporto diplomatico,
– citato nei Panama Papers,
– protagonista di operazioni miliardarie in America Latina finite con perdite enormi,
– legami politici internazionali controversi.
Il messaggio è chiaro: una persona con questo profilo non può essere trattata come un investitore qualunque, soprattutto se contemporaneamente rappresenta la Repubblica all’estero. Per Zeppa, questo intreccio tra finanza, diplomazia e immobiliare è l’emblema della nuova questione morale sammarinese.
Non a caso, Zeppa conclude con un atto formale: un ordine del giorno che chiede al Congresso di Stato di riferire sull’opportunità di mantenere Serafino Iacono nel ruolo di console onorario. Non una condanna, ma una richiesta di valutazione politica e istituzionale, entro 30 giorni.
Il punto politico finale è forse il più pesante: Zeppa dice apertamente che la questione morale di San Marino, al confronto di certi scenari internazionali, “fa ridere i polli”, ma proprio per questo è pericolosa. Perché non nasce da grandi scandali improvvisi, ma da piccole opacità tollerate, da silenzi, da frasi dette al momento sbagliato, da CDA che non vengono mai davvero azzerati.
In sintesi: Zeppa non accusa il Tribunale, non fa sentenze, ma fa ciò che un consigliere politico può e deve fare: mette sotto accusa il sistema, indica le connessioni, i tempi, i silenzi, e costringe tutti – maggioranza inclusa – a uscire dalla comfort zone. Dopo il suo intervento, la questione morale non è più un concetto astratto: ha un nome, un luogo e una banca.
Ecco il suo intervento:
Ecco il riassunto secondo Askanews:
Matteo Zeppa (Rete): Nel 1981 l’allora segretario del Partito Comunista Enrico Berlinguer celebrò una delle più amare critiche contro la politica rilasciando un’intervista che creò da lì in poi uno spartiacque anche all’interno del proprio partito. Nulla fu più fuori luogo. Tangentopoli, che si celebrò anni dopo all’interno del Palazzo di Giustizia di Milano, non fu altro che la rappresentazione finale della fine della famosa Prima Repubblica italiana, preconizzata da Berlinguer. L’intervista rilasciata all’allora direttore di Repubblica, Eugenio Scalfari, era incentrata sulla questione morale, cosa che qui a San Marino crea soltanto musi lunghi, pruriginosi fastidi per la tenuta di quel Governo da una parte o sull’aspettativa di sostituirsi dall’altra. Il tema della questione morale è in grado certamente di far affilare le lame di un dibattito pungente che rimane, ahimè, quasi sempre relegato ai microfoni che abbiamo di fronte o all’interno di quest’Aula e che, una volta terminato il dibattito, si tende a voler dimenticare. Accadrà anche oggi, con una parte della maggioranza giustamente raggiante per i riconoscimenti avuti dalle agenzie di rating finanziario ed un’opposizione che, anziché apprezzare ciò, ricadrà nel classico canovaccio del minimizzare il successo.
La nostra questione morale è un mix eterogeneo tra l’incapacità della gestione pubblica, una sciagurata inopportunità legata a rapporti familiari e consanguinei, farcito da un substrato legato a pochi professionisti che, tra di loro, sono capaci solo di attrarre un forte numero di banditi, creando poi danno a tutti gli altri, fornendo l’ambiente ideale per poter proliferare, concedendo loro a volte anche incarichi diplomatici di rappresentanza della Repubblica.
Ciò che è capitato nella vicenda della tentata scalata del gruppo bulgaro a BSM è evidente. È evidente quanto emerge dal documento che lo stesso capo cordata bulgaro ha fatto pervenire a tutti i membri della Commissione Finanze recentemente, durante l’audizione segreta. Un simile accadimento, fossimo in un Paese retto e moralmente ineccepibile, non si sarebbe nemmeno dovuto verificare. Quella lettera sarebbe stata cestinata senza nemmeno leggerne il contenuto. Ed invece è giunta ai membri di una Commissione permanente.
Ci si aggiunge ulteriormente che dal 20 ottobre nessuna notizia pubblica da istituzioni e organismi di controllo è stata fornita, alcun aggiornamento da parte del Tribunale, nessun aggiornamento da Banca Centrale. In quasi due mesi, il nulla più totale. Ciò non può far altro che alimentare il sospetto che su questa vicenda debba calare un segreto tombale, salvaguardando quei legami familiari o di amicizia che nessuno deve rendere palesi.
Ed allora mi rivolgo in primis a chi potrebbe deliziare questa platea della propria sagacia. Al collega del PDCS Marino Albani, già presidente onorario della SUMS, marito di un membro del vecchio e dell’attuale CDA dell’ente, nonché membro della Commissione Finanze, che durante la sessione del 23 settembre 2025, ovvero pochi giorni prima degli arresti, disse: “I comitati spontanei di cittadini soci di Ente Cassa di Faetano che invocano la revoca del contratto di vendita della banca agli investitori bulgari, magari nostalgici della vecchia Cassa Rurale di Faetano, si stanno rivelando del tutto fuori luogo”, e che definì le opposizioni negative in merito all’eliminazione del 51% delle quote bancarie in capo alle fondazioni dentro la legge sviluppo, affermando che ogni polemica o azione prima della decisione di Banca Centrale avrebbe rappresentato solo un’indebita interferenza.
Veniamo alla parte legata inevitabilmente alla seconda, evidentissima speculazione, legata questa volta alla querelle di acquisizione dello stabile ex Symbol, di un gravame che è in pancia alla BSM. Partendo dal presupposto che in questo caso tutto è stato depositato furbescamente all’interno della documentazione della Commissione per le politiche territoriali e che ciò che dirò d’ora in poi è ampiamente sviluppato in minuziosi articoli di giornale nazionali colombiani e da riconosciuti giornalisti d’inchiesta, abbiamo una società che presenta la volontà di acquisire quella cloaca aperta per una cifra pari a 20,5 milioni di euro, che si dice sia esattamente il valore a patrimonio, con un ulteriore investimento di 25 milioni di euro.
Ma qui iniziano le stranezze. Il prospetto di sintesi economica presentato in CPT non ha alcuna firma, ma al contrario tesse le lodi di un facoltoso investitore e delle sue innumerevoli società sparse nel mondo. La società che presenta la richiesta è la Inter San Marino Immobiliare S.p.A. Il titolare effettivo è Serafino Iacono. Ricordate bene questo nome.
Ma chi è Iacono? È console onorario della Repubblica di San Marino a Bogotà, incarico ottenuto nel settembre attraverso una delibera del Congresso di Stato. Nel corpo della delibera risulta che è riconosciuto al console onorario Iacono il diritto al passaporto diplomatico sammarinese. Serafino Iacono è citato molteplici volte all’interno dei Panama Papers attraverso le proprie società mondiali. Ha fatto il suo ingresso trionfale nella Colombia che conta attraverso la Pacific Rubiales, compagnia che per un periodo è stata la più grande petrolifera privata dell’America Latina, con una raccolta di oltre 4 miliardi di dollari. Poi è dissolta nel 2016. Risultato: perdite da 900 milioni di dollari.
Altro piccolo particolare delle inchieste giornalistiche: l’estrema vicinanza con l’ex presidente Uribe, che gli concesse pure la cittadinanza colombiana per le proprie attività legate all’estrazione di gas e minerali. Quel presidente Uribe condannato in primo grado a dodici anni domiciliari pochi mesi fa. Il presidente di Ecopetrol, Ricardo Roa, fresco di nomina, acquistò un appartamento di lusso della società di Iacono per 1.800 milioni di pesos. Il conflitto di interesse è palese, perché ci sono altre speculazioni che riguardano il signor Iacono. Non ho il tempo per approfondire. Sono tutti documenti disponibili; siamo anche disponibili a fornire questi articoli.
Al confronto, la nostra questione morale fa ridere i polli, ma è proprio questo il punto.
Zeppa dà lettura di un ordine del giorno: “Il Consiglio Grande Generale, rilevato che il signor Serafino Iacono ricopre l’incarico di console onorario della Repubblica di San Marino presso Bogotà; viste le notizie apparse sulla stampa colombiana relative alla reputazione e a recenti attività del console in quel Paese; ritenuto che le circostanze richiamate possano nuocere all’immagine e all’onorabilità della Repubblica e del suo corpo diplomatico; il Consiglio Grande Generale dà mandato al Congresso di Stato di riferire in merito all’opportunità o meno di mantenere il nominato console onorario nel suo ruolo alla Commissione consiliare permanente seconda entro trenta giorni dall’approvazione del presente ordine del giorno”.












