Gli articoli 39 e 40 della Legge 144/2016, ovvero l’ultima Finanziaria, “violano gli articoli 4, 10 e 15 della Dichiarazione dei diritti dei cittadini e dei principi fondamentali dell’ordinamento sammarinese, contenuta nella Legge 8 luglio 1974 n.59, come modificata dalle leggi costituzionali successive, nonché l’articolo 6, § 1 e il Protocollo I, della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, riconosciuta dall’art. 1, comma 3, della succitata Dichiarazione”. Ne è convinto l’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili i cui esponenti già nei primissimi giorni dopo l’approvazione da parte del Consiglio Grande e Generale alla fine del dicembre scorso avevano palesato la propria contrarietà.
Per tentare di dimostrare la propria tesi e portare al ritiro dei due articoli, i commercialisti sammarinesi hanno quindi intenzione di presentare un ricorso di iniziativa popolare al Collegio Garante della costituzionalità delle norme, come già ipotizzato a fine dicembre su queste pagine, a cui verrà chiesto di verificare la legittimità del testo in oggetto. Ma l’obiettivo è ambizioso: innanzitutto per portare il ricorso occorrono circa 600 firme. Poi si può fare entro 45 giorni dall’entrata in vigore della legge. Un lasso di tempo limitato durante il quale prima i tecnici hanno chiesto un consulto ad un costituzionalista esterno e poi hanno scritto il ricorso.
L’Ordine informa quindi che fino a domani 3 febbraio è aperta la raccolta delle firme necessarie ai fini della presentazione. Chi fosse intenzionato ad appoggiare l’iniziativa può farlo oggi al Tribunale di San Marino (Sala Avvocati 1° piano) sia mattina che pomeriggio, domani alla Sala Montelupo di Domagnano dalle ore 17 alle ore 21.
Ma cosa contengono questi due articoli di così grave? Innanzitutto va ricordato che sono stati inseriti nel testo definitivo con l’avvallo di tutti i gruppi consiliari. Entrambi fanno riferimento ad azioni di responsabilità verso gli organi sociali delle banche che abbiano “concorso a determinare la situazione di dissesto degli istituti di credito cedenti e/o a determinare per dolo o colpa grave una errata rappresentazione della situazione economica e patrimoniale degli istituti medesimi incidente sull’atto di acquisizione delle attività e passività”. Si parla quindi degli istituti di credito accorpati o acquistati nel 2013 e della possibilità di andare indietro fino a 10 anni nei rapporti con gli organismi di controllo. Organismi in cui, lo hanno ricordato nei mesi scorsi, i commercialisti sono obbligati a partecipare per legge. Per l’Ordine la “formulazione delle norme rende non accettabili detti incarichi anche per impossibilità di copertura assicurativa”. La Tribuna Sammarinese