San Marino. Commercianti furiosi, proposto lo sciopero fiscale. Ad organizzarlo l’Usc per protestare verso il centro del lusso e la crisi delle armerie. Il presidente Massimo Canti: “C’è la volontà di danneggiare l’intero settore”.

massimo cantiNon accenna a calare la tensione tra commercianti del Titano e governo. Dopo le battaglie contro la Smac degli ultimi mesi, oggi a far scatenare gli imprenditori sono il caos nelle armerie e il prospettato centro del lusso, o centro della moda come viene chiamato più pudicamente dalla maggioranza, a Rovereta.

Che la situazione fosse sul punto di degenerare lo si era capito già qualche settimana fa quando l’Usc, Unione sammarinese commercianti, scrisse una lunga lettera ai Capitani Reggenti in cui denunciò la crisi delle armerie

a causa della scelta da parte italiana di rescindere unilateralmente lo specifico accordo col Titano.

Qualche giorno fa è stata la volta del polo del lusso, contestato duramente sia per la sua posizione geografica sia per le possibili agevolazioni agli investitori.

Ora la protesta si acuisce ed è pronta ad esplodere con un’iniziativa choc: lo sciopero fiscale. La scelta è stata formalizzata ieri sera nella riunione dell’Usc. “Il nostro è l’unico settore che sta producendo ricchezza – tuona il presidente dell’associazione, Massimo Canti – e c’è la volontà di danneggialo per portare avanti una speculazione immobiliare da parte dei privati”.

Il riferimento è al nuovo centro di Rovereta per il quale il governo ha intenzione di modificare il Piano regolatore. “Un ampliamento di quel tipo in quella zona continua il presidente- non era necessario e porterà un danno in tutto il settore. Il polo del lusso serviva in Città dove avrebbe ricreato un circuito turistico come negli anni passati”.

Canti boccia anche il piano pluriennale di investimenti pubblici approvato ieri in Consiglio. “Si parla di 30 milioni di euro
– attacca – ma i soldi non ci sono. È stato detto che le priorità del governo sono i parcheggi, il polo scolastico e quello della sicurezza ma senza attrazioni il centro storico muore e le infrastrutture diventano inutili”.

Una bocciatura completa dell’esecutivo dunque, che vede al vertice la questione delle armi. “Su questo attendiamo risposte dal governo ma intanto la nostra preoccupazione si è avverata: dopo il blocco delle armi pesanti è arrivato quelle delle armi leggere”. Davide Giardi, La Tribuna