San Marino. Commissione Antimafia: “Siamo pieni di infiltrazioni mafiose che si servono di società sammarinesi”. E si vogliono abbassare i controlli? … di Alberto Forcellini

Le infiltrazioni mafiose non sono per niente finite. Anzi, si sono evolute e hanno assunto la forma di un’interazione sempre più profonda con il tessuto economico, sociale e perfino politico.

Musica e parole scritte nero su bianco nella consueta relazione annuale della Commissione Antimafia, il cui lavoro consiste in gran parte nella verifica della congruità e dell’adeguatezza della filiera dei servizi di vigilanza e di controllo. San Marino non ha una malavita interna, ma presenta elementi di vulnerabilità.

Pertanto, non basta migliorare l’impianto normativo, che comunque serve da deterrente, scrive la Commissione. Occorre serrare le file dei controlli e della vigilanza. Oggi come in passato, lo “schermo” più usato è quello societario, rispetto al quale non è più sufficiente l’analisi di tipo giudiziario, ma occorre una forte sinergia tra Tribunale, Ufficio di controllo, Banca Centrale, AIF, Nucleo antifrode.

Si legge nella relazione: “A questo punto è apparso chiaro che per criminalità organizzata non si deve intendere necessariamente solo quella legata a cosa nostra, ‘ndrangheta, o camorra, ma anche quella nell’accezione prevista dalla Convenzione di Palermo, ovvero: l’associazione di tre o più soggetti che si organizzano ai fini della commissione del reato e per conseguire vantaggi finanziari da ciò.”

Basta questa sola frase per capire quanto San Marino sia esposto.

Segue una corposa quanto accurata esegesi delle leggi e degli articoli di legge che non sono più adeguati, o che non sono applicati in maniera appropriata, anche per impostare una cultura dell’integrità che si ponga come baluardo rispetto ai comportamenti a rischio. In quest’ambito si colloca il segnale di allarme sul “prestanomato” e sulle difficoltà di accesso al registro dei titolari effettivi. Pertanto, gli organismi anti-riciclaggio non riescono a svolgere il loro lavoro, né a far emergere le eventuali incongruenze.

Questa relazione, in tutte le sue dettagliatissime 38 pagine, è stata portata in Consiglio lo scorso mese di marzo, ma viene il dubbio che siano in pochi ad averla letta e ad agire di conseguenza. Il dubbio nasce dall’odg della discordia presentato e votato in commissione finanze lo scorso 5 aprile.

Breve sintesi dei fatti. In Aula arrivano i progetti di legge della Segreteria Industria, tra i quali la normativa per semplificare l’avvio di attività economiche, approvata all’unanimità. Le novità rientrano in un progetto più ampio di ristrutturazione, spiega il segretario Fabio Righi, senza stravolgere le regole sulle società. In effetti, la semplificazione è un obiettivo importante, specialmente in un più vasto progetto di sviluppo economico, perché facilita gli investimenti. Il problema è che non si tratta di una legge nuova, ma delle modifiche alla legge sulle società numero 47 del 2006. E proprio qui, all’articolo sui controlli, viene tagliata tutta una serie di tutele e di accertamenti volti a contrastare prestanome e distorsioni varie, nonché eventuali soggetti “non idonei”.

Insomma, siamo agli stessi problemi denunciati dall’allora ministro Tremonti nella famosa conferenza stampa al Meeting, tra Antonella Mularoni e Gabriele Gatti. Fu una specie di mitragliata sulle devianze dell’economia sammarinese, tra cui la presenza di 80 concessionarie di auto.

Sono state tutte dismesse? Forse no, se il presidente Draghi, in una conferenza stampa del 31 marzo scorso, sottolineando la bontà del percorso intrapreso da San Marino, ha però concluso che “c’è ancora molta strada da fare”.

Forse ci sono ancora soggetti economici “non idonei” e, come spesso accade, in Italia sanno sempre molte più cose di quante ne sappiamo noi. Pertanto, se mettiamo insieme la relazione della Commissione antimafia e l’inciso del presidente Draghi, vuol dire che la guardia deve stare molto alta.

Non a caso dunque la maggioranza affianca alla legge sulle società, subito dopo l’approvazione della Commissione Finanze, un ordine del giorno che impegna “il Congresso di Stato, (…) con il fine di prevenire e contrastare fenomeni distorsivi nell’economia sammarinese, di elaborare entro giugno 2022 una proposta di intervento normativo che renda più efficaci i controlli sulle attività economiche (…),  e inoltre che rafforzi requisiti di idoneità e professionalità per l’avvio o ingresso di nuovi operatori nelle attività economiche sammarinesi”.

Il Congresso di Stato, non il Segretario di Stato. L’impegno deve essere collettivo e corale. Il che si aggiunge alle raccomandazioni della Commissione antimafia per colmare quanto prima le lacune evidenziate. Altrimenti, per il nostro sistema, sarebbe un suicidio.

a/f