San Marino. Commissione consigliare Finanze. Dibattito sul progetto di legge “Della libertà e attività sindacale nei luoghi di lavoro, della contrattazione collettiva e del diritto di sciopero”,

consiglioCOMMISSIONE CONSILIARE PERMANENTE FINANZE, BILANCIO E PROGRAMMAZIONE; ARTIGIANATO, INDUSTRIA, COMMERCIO; TURISMO, SERVIZI, TRASPORTI E TELECOMUNICAZIONI, LAVORO E COOPERAZIONE

MERCOLEDI’ 23 MARZO- MATTINA

I lavori della mattina sono dedicati al dibattito sul progetto di legge “Della libertà e attività sindacale nei luoghi di lavoro, della contrattazione collettiva e del diritto di sciopero”, presentato dal segretario di Stato per il Lavoro, Iro Belluzzi. Nel suo riferimento, il Segretario di Stato ripercorre l’iter del provvedimento, la posizione favorevole dell’Oil, e i suoi aspetti centrali, quindi i motivi di frizione insorti tra gli attori interessati, sindacati e categorie. “Da una parte c’è chi avrebbe voluto abbandonare un elemento essenziale per la maggioranza e per la storia del Paese”, sottolinea Belluzzi, ovvero la valenza ‘erga omnes’ dei contratti. “Gran parte del Paese- prosegue- vuole si continui su questo percorso mentre dall’altra parte c’è chi sosterrebbe e avrebbe voluto abbandonare questo approccio, che io invece ritengo necessario a tutela dei lavoratori e per le aziende stesse perché la libera contrattazione- contrattazione selvaggia- non garantirebbe i diritti”.
Tony Margiotta, Su-LabDem sottolinea poi l’effettiva necessità di “regole chiare e certe per chi rappresenta oggi i datori di lavoro e i lavoratori”, anche alla luce dell’esito dell’incontro avuto ieri tra commissari e le associazioni di categoria e datoriali. Andrea Zafferani, C10, lamenta il poco confronto sul provvedimento avuto con la minoranza: “C’erano scelte di fondo su cui sarebbe stato necessario confrontarsi a livello politico, prima che la legge fosse portata in aula, la politica avrebbe dovuto capire come deve funzionare il sistema della validità contratti”. Valeria Ciavatta, Ap sottolinea il ruolo scomodo in cui si trovano oggi i commissari: “La Commissione e il Consiglio avranno il compito di dare una sentenza- puntualizza- sentite le due parti che si contrappongono dovremmo fare i giudici e questo non è un ruolo che mi piace”. Aggiunge poi che nell’impostare la legge forse “si poteva partire dal considerare la parte più debole sotto l’aspetto socio-economico del nostro territorio, ovvero la piccola impresa”. Condivide la sua posizione,Massimo Cenci, Ns: “Il rischio è quello di fare scelte per fazioni e in un clima non sereno- sostiene- ieri abbiamo fatto una riunione in cui tre organizzazioni datoriali storiche ci dicono che, se legge passa, loro spariscono”.

Pollice verso per Roberto Ciavatta, Rete: “Questa legge esprime il patto tra i grandi- manda a dire- sindacati e associazioni datoriali, e serve per redimere i conflitti eliminando il problema”. E se è vero, osserva, che in democrazia i più grandi decidono, in questo caso però “è come se l’opposizione non entrasse neanche in Aula per confrontarsi sulle leggi”.Andrea Belluzzi, Psd, distingue invece tra la situazione di difficoltà in cui versa la piccola impresa, così come i lavoratori autonomi, e l’ambito della contrattazione: “Abbiamo bisogno di altri elementi per fare meglio l’attività autonoma- precisa- ma non in merito al contratto di lavoro”.
Paolo Crescentini, Ps esprime la contrarietà del suo partito: “Il Ps non condivide questa legge e così come è stata presentata non la voterà”, anticipa. “Si sta disciplinando una materia in cui la politica, e quindi governo, sta entrando a gamba tesa- prosegue- é vero che regge la confusione, ma il Pdl rischia di aumentarla e di alimentare lo scontro sociale”.  Luca Beccari, Pdcs evidenzia invece come la rappresentatività debba basarsi su regole chiare. “Al di là dei numeri su cui ci confronteremo- aggiunge- dovrebbe essere chiaro che il tentativo che si fa con questa legge non è discriminatorio”. Milena Gasperoni, Psd difende tre capisaldi del provvedimento: il mantenimento dell’efficacia erga omnes,  la considerazione del datore di lavoro che “abbia almeno un dipendente”, infine l’adesione del lavoratore, “anche con una quota simbolica” al mondo sindacale. Per il consigliere del Psd, sono “tre punti inderogabili”. Chiude la seduta Maria Luisa Berti, Ns, presidente, spiegando che la seduta verrà interrotta per consentire ai commissari di approfondire gli emendamenti, in modo da riprendere nel pomeriggio dall’esame dell’articolato. Non solo, Berti invita i commissari al confronto sereno: “Condivido che questo Pdl non debba andare a discriminare nessuno- manda a dire- e dobbiamo andare a rafforzare questo intento, confrontandoci al meglio per recepire gli emendamenti implementati anche da altre parti politiche”. E ancora: “Ci sono i presupposti per fare un buon lavoro- aggiunge- e non arrivare allo scontro cui ieri abbiamo assistito nell’incontro con categorie e sindacati, sarebbe un bel segnale che questa Commissione dà alle parti sociali”.

Di seguito una sintesi del lavori della mattina.

Comma 2. Esame in sede referente del progetto di legge “Della libertà e attività sindacale nei luoghi di lavoro, della contrattazione collettiva e del diritto di sciopero”

Iro Belluzzi, segretario di Stato per il Lavoro:  Tante considerazioni sono state svolte in prima lettura e negli incontri con gli attori interessati. vorrei ripercorrere i passaggi per cui si è deciso di affrontare questa spinosa materia. Nel momento in cui si va a regolamentare le relazioni industriali, gli elementi sulla rappresentatività e gli aspetti legati ai contratti di lavoro, passando dal nulla, da una situazione in cui non è possibile la vera rappresentatività, probabilmente si creano frizioni.  Quella più grande nasce nel momento in cui ci sono divisioni concettuali su come andare a definire la contrattazione. Da una parte c’è chi avrebbe voluto abbandonare un elemento essenziale per la maggioranza e per la storia del Paese: nel 1961 si è scelto che a San Marino i contratti avessero valenza di legge ed efficacia erga omnes. Gran parte del Paese vuole si continui su questo percorso. Dall’altra parte c’è chi sosterrebbe e avrebbe voluto abbandonare questo approccio, che io invece ritengo necessario a tutela dei lavoratori e per le aziende stesse. La libera contrattazione- contrattazione selvaggia- non garantirebbe i diritti. E’ necessario creare le condizioni in cui ci sia un tavolo di contrattazione in cui viene redatto un unico contratto di lavoro per i singoli settori.
Nel momento di stilare la proposta di legge, la preoccupazione per la Segreteria che rappresento è stata quella di non andare a creare problemi ad associazione datoriali e sindacali esistenti, in modo che tutti gli attori presenti possano continuare la loro attività. Chi comunque rappresenta determinate categorie non può correre il rischio di non esistere più e non svolgere più attività di contrattazione. Il dibattito sicuramente è stato al di là e al di sopra di quello che si supponeva. Alcune associazioni si sono rivolte all’Oil, Organizzazione internazionale lavoro, perché ravvisavano che questa norma limitasse le libertà sindacali. Mi sono recato a Ginevra e ho sottoposto le norme prima del deposito in prima lettura. Il fatto di aver procrastinato la presentazione della legge in commissione Finanze è dovuto al fatto che comunque mi ero impegnato presso l’Oil perché potessero svolgere ulteriori approfondimenti prima di proseguire l’iter normativo. A gennaio hanno chiesto di potersi recare a San Marino per incontrare tutte le parti sociali, nell’arco di due giorni hanno incontrato sindacati e categorie e alla fine hanno redatto una relazione che è utile abbiate letto. Hanno apprezzato il lavoro svolto e non si è registrato nessun imbarazzo per la Repubblica. E’ un testo che non confligge con gli accordi presi con determinati organismi. Dall’Oil hanno inviato alcuni suggerimenti per rendere applicabile in modo più semplice la legge. Considerando che anche in stesura iniziale nessun articolo confliggeva con le libertà sindacali, la Segreteria ha accolto i suggerimenti e verrano proposti oggi come emendamenti, tutto il percorso è stato fatto in rispetto di quella che è la libertà sindacale e datoriale. Siamo riusciti a centrare la garanzia delle libertà fondamentali per i sindacati e i datori e ad aumentare le possibilità a San Marino per il costituirsi in associazioni, altra cosa dicasi per la possibilità della contrattazione, che richiede una seria di requisiti, comunque meno cogenti rispetto di quelli indicati nella legge del ’61.
Ieri ci siamo incontrati con tutte le associazioni sindacali e datoriali per mettere in commissari di fronte alle perplessità e le paure di chi verrà interessato dalla norma, ci siamo fermati anche dopo quel confronto, commissari maggioranza e minoranza, per valutare alcuni percorsi che possiamo fare per perfezionare il testo e in modo che possano essere messe garanzie ulteriori. Abbiamo quindi deciso, dopo la presentazione degli emendamenti, di fermarci un attimo per valutarli. Vorrei indicare poi quale è l’attenzione verso chi è presente nel nostro territorio: abbiamo inserito una norma transitoria di due anni perché le stesse possano configurarsi al testo di legge. Chi vuole investire in Repubblica lo vuole fare in un contesto di chiarezza e conoscibilità delle regole del gioco, altrimenti è inutile parlare di internazionalizzazione, lo enunciamo e poi di fronte alle scelte necessarie si arretra per paura del cambiamento”. 
Tony Margiotta, Su-LabDem: “Sono necessarie regole chiare e certe per chi rappresenta oggi i datori di lavoro e i lavoratori. Il segretario ha parlato della riunione cui abbiamo partecipato ieri con tutte le organizzazioni. E’ stato complicato assistere all’incontro e al caos che si è creato. La Commissione è stata convocata per avere informazioni approfondite e  le posizioni ufficiali da parte delle associazioni e dei sindacati. Ne è venuto fuori- lo dico in modo dispiaciuto- un gran caos, mi ha convinto ancora di più che servano regole chiare. La legge va a mettere in modo più chiaro quanto esiste al momento, quella possibilità per le organizzazioni di poter firmare contratti di lavoro e rappresentare in modo più efficace sia lavoratori che datori di lavoro”.
Andrea Zafferani, C10: “Fermo restando che io e altri colleghi non riteniamo una priorità agire su questo tema e che fosse più urgente la riforma del lavoro, devo ammettere che qualcosa da sistemare nella legge del 61 c’era. Ma era necessario molto confronto, e se ce ne è stato molto con i sindacati e le categorie, poco invece se ne è avuto con l’opposizione. E’ una legge di sistema che riguarda le relazioni industriali e onestamente mi sarebbe piaciuto avere più possibilità di esprimermi C’erano scelte di fondo su cui sarebbe stato necessario confrontarsi a livello politico, prima che la legge fosse portata in aula, la politica avrebbe dovuto capire come deve funzionare il sistema della validità contratti. La posizione dell’Oil dobbiamo considerarla, ma non prenderla come oro colato, le sue indicazioni vanno considerate nel nostro sistema. I temi forti: 1) erga omnes ‘si o no’, il pluralismo contrattuale che consentirebbe all’imprenditore di avere più scelta, ma anche il fatto che un solo contratto uniformi i trattamenti e consenta a tutti di avere medesime condizioni pur lavorando in imprese diverse. La Segreteria ha scelto l’erga omnes, ma il ragionamento di quale delle due possibilità sia migliore non è stato fatto. 2) Come considerare la rappresentanza dei datori di lavoro, fermo restando che è datore di lavoro chi occupa almeno un dipendente. Considerare i dipendenti impiegati dà più importanza alle grandi imprese, mentre considerare i datori di lavoro rappresentanti dà più importanza alle piccole imprese, che sono il nostro tessuto imprenditoriale principale. 3) Non necessariamente il contratto concluso dai ‘più grossi’ è il migliore e il nostro Paese dovrebbe far valutare i contenuti reali del contratto a prescindere da chi li fa”.
Valeria Ciavatta, Ap: “Il confronto di ieri, al di là dei toni non sempre congrui, è stato istruttivo. Volevo riconoscere ai membri della Commissione la disponibilità ulteriore a partecipare ad un incontro informale e poi a fermarsi in un confronto tra i membri stessi con il segretario al Lavoro e al suo staff. Tutto il lavoro di ieri è stato utile, non apprezzo il discorso di chi dice che ‘l’abbiamo saputo adesso’. I commissari hanno avuto tutti gli elementi per approfondire la materia. Fin dall’inizio ho sempre espresso il dubbio che questo tema fosse una delle priorità sotto il profilo politico, in un momento in cui i problemi legati alla disoccupazione e agli strumenti di tutela dovevano essere considerati la priorità delle priorità. C’era necessità di regolare il settore, la legge è del ’61, ma non era la priorità della priorità. Questo Pdl è molto delicato, è di sistema e interviene in un contesto in cui le parti interessate non trovano da anni la sintesi in un momento così difficile. Le parti del contratto sono private, si è scelto il principio dell’efficacia erga omnes e condivido che si poteva fare una discussione preventiva.  Ma è anche vero che, in una realtà piccola come la nostra, il lavoratore è la parte considerata tradizionalmente e giuridicamente la più debole. Dobbiamo essere consapevoli del dibattito sviluppato in questi mesi, la Commissione e il Consiglio non prenderanno decisioni ‘sganciate’ e libere, avranno il compito di dare una sentenza. Sentite le due parti che si contrappongono dovremmo fare i giudici. E questo non è un ruolo che mi piace. Si poteva partire, nel valutare l’impostazione della legge, dal considerare la parte più debole sotto l’aspetto socio-economico del nostro territorio, ovvero la piccola impresa? Si poteva partire dalle piccole imprese e dire quali sono gli obiettivi che ci dobbiamo prefiggere?  Pur tenendoci agganciati ai principi della democrazia rappresentativa. Da lì si poteva partire per arrivare a un discorso di stipula dei contratti. I pregiudizi ci sono e hanno caratterizzato l’incontro di ieri e dicono che l’intento di questo Pdl è quello di favorire i soggetti che sono già i più forti. Al di là di questi pregiudizi, sono convinta che l’effetto finale rischi di essere comunque quello, ovvero di rafforzare chi è già più forte. Sono convinta che il Pdl è tutto sommato equilibrato e tenga in considerazione ogni aspetto, ma dobbiamo essere sicuri dei suoi effetti”.
Massimo Cenci, Ns: “Quello che stiamo affrontando è un Pdl molto delicato e di sistema, il fatto che poi si traduca in scontro tra le parti ieri è stato evidente. Il rischio è quello di fare scelte per fazioni e in un clima non sereno. Ieri abbiamo fatto una riunione in cui tre organizzazioni datoriali storiche ci dicono che, se legge passa, loro spariscono. Noi siamo usciti da quella riunione e non sappiamo, numeri alla mano, se avremo ancora queste associazioni. Il pregiudizio che ho visto io: ieri sono state demonizzate le imprese con zero dipendenti e un solo dipendente. Ci sono anche gli imprenditori individuali e prima di accanirsi contro questi soggetti, bisogna pensare che magari tra questi c’è anche chi ha scelto di non chiedere un posto sotto lo Stato e si è messo in gioco ma oggi si trova in difficoltà. Piuttosto che demonizzare troverei il modo di premiare. Ho visto alcuni emendamenti, ce ne sono di validi, il tempo per valutarli deve esserci”.
Roberto Ciavatta, Rete: “Nella riunione dopo l’incontro con le parti, ho detto che non mi sento nelle condizioni di discutere e approvare questa legge. Anche se c’è stato molto confronto con le sigle, non ve ne è stato per la politica e ieri sera ci siamo messi a leggere gli emendamenti, questa notte a farne dei nostri, provate a capire se queste sono le condizioni per lavorare con serenità. Ieri c’è stato un esacerbarsi dei toni in questo momento storico che la politica deve addebitare a qualcuno. Non posso non riconoscere che c’è una responsabilità di ‘area Csu’ che ad ogni occasione addebita come ‘ladri’ le sigle, quando non vogliono la Smac, o rivolge termini peggiori contro altri sindacati. Alcune sigle mi pare esprimano la condizione dell’alunno che bullizza i compagni perché è il favorito del professore, ovvero lo Stato. Questa legge esprime il patto tra i grandi, sindacati e associazioni datoriali e serve per redimere i conflitti eliminando il problema. Non si riesce più a garantire l’erga omnes? Allora eliminiamo il problema. E’ vero che in democrazia i più grandi decidono, ma qui è come se l’opposizione non entrasse neanche in Aula per confrontarsi sulle leggi. Cosa succede nei tavoli di trattativa italiana? I grandi sindacati siedono al tavolo, ma gli altri sono dietro. Qui i piccoli sono esclusi per partito preso. L’Ilo dice anche che di soluzioni se ne possono trovare tante. Che questa legge traduca in legge dello Stato il regolamento interno di un sindacato sammarinese è un dato di fatto. Significa piegare la legge dello Stato alle norme interne di una organizzazione.
Ho un amico che qualche anno fa aveva otto dipendenti, oggi dopo la crisi è da solo e guadagna per sé 800 euro al mese, forse allora anche lui è parte debole. Se il problema è la proliferazione dei contratti, si potrebbe prevedere che al tavolo di contrattazione siano presenti tutte le associazioni, dopodiché da quel tavolo non possono uscire più di due contratti. Se ne escono di più si va al referendum per farne uscire uno con validità erga omnes”.
Andrea Belluzzi, Psd: “iI Pdl garantisce libertà di nascita ulteriori associazioni rappresentative di lavoratori e datori di lavoro, è fatto da sottolineare. Quali sono poi i valori primari da tutelare in questa disciplina? Il primo valore da tutelare, quello apicale, sono i diritti dei lavoratori. Tutto quello che sottende la negoziazione del contratto di lavoro e la nascita delle associazioni ruota intorno alla garanzia dei diritti dei lavoratori. Seguendo questo si innescano le modalità di rappresentatività, il numero dei lavoratori è l’elemento che serve a misurare la possibilità di negoziare diritti su soggetti che sono deboli. E’ vero che la piccola impresa è debole per la congiuntura economica, ma non per l’ambito del negoziato dei lavoratori . Abbiamo bisogno di altri elementi per fare meglio l’attività autonoma, ma non in merito al contratto di lavoro”.
Paolo Crescentini, Ps: “Il Ps non condivide questa legge e così come è stata presentata non la voterà. Si sta disciplinando una materia in cui la politica, e quindi governo, sta entrando a gamba tesa. E’ vero che regge la confusione, ma il Pdl rischia di aumentarla e di alimentare lo scontro sociale. Non è un elemento collettivo ma a favore di qualcuno contro qualcun altro, è il colpo di mannaia che va a colpire il piccolo per difendere il grande. Ha ragione Ciavatta Roberto, é come se ci fossero elezioni, una maggioranza risulta vincente e l’opposizione non entra in Aula per discutere le leggi, qui è la stessa cosa. Si deve andare alla soluzione dei problemi, può essere quella di arrivare all’erga omnes con un referendum dei lavoratori, ma questa strada non viene presa. E’ un colpo di mannaia verso i piccoli da parte dei grandi. In una legge così importante la politica è lasciata come ultima ruota, il confronto principalmente è stato con le associazione di categoria e i sindacati. Sarebbe stato più opportuno aspettare qualche mese per stemperare gli animi non tanto dentro l’Aula, ma fuori”.
Luca Beccari, Pdcs: “Si è parlato molto di parti deboli. Sono d’accordo che nella contrattazione la parte debole debba essere necessariamente il lavoratore dipendente. I lavoratore acquisisce poi forza nell’associazionismo e attraverso il sindacato che a volte può anche essere una forza sovrabbondante. Tutto il ragionamento della legge deve guardare alle tutele del lavoratore dipendente. Nella riforma tributaria abbiamo visto il peso del sindacato sul tema dell’equità fiscale, non condividiamo però la demonizzazione delle categorie su questo aspetto. Altro tema sono la rappresentatività e l’erga omnes: si dovrebbe guardare non tanto al peso delle varie associazioni, ma all’effetto che l’erga omnes ha su chi non è rappresentato. Quel contratto che si applica a tutti ha i presupposti per potersi applicare a tutti? Non è un problema di forze di associazioni e sindacati. E qui non si può dare ‘tanto al kilo’.  La rappresentatività deve avere regole chiare, al di là dei numeri su cui ci confronteremo, dovrebbe essere chiaro che il tentativo che si fa con questa legge non è discriminatorio. Non viene messo in discussione che ci siano più associazioni, ma lo specchio di questa società è sempre di più quello di spostare l’attenzione sul peso di tutti allo stesso modo, perdendo di vista di fatto l’effetto finale. Non si può pretendere la partecipazione democratica e poi non avere un quadro di regole uguali per tutti. Il pluralismo va benissimo, ma poi servono regole uguali per tutti e chiare. Ha ragione Valeria Ciavatta, siamo in una posizione scomoda, ma la politica deve fare anche questo, siamo chiamati a prendere decisioni. Possiamo dare ulteriore disponibilità al ragionamento. Quando parliamo di strumenti di attrattività dobbiamo considerare anche l’incertezza che si verrebbe a creare con la proliferazione eccessiva di contratti ”.
Milena Gasperoni, Psd: “Quando si stabiliscono le regole del gioco, le regole valgono per tutti e chiunque può trovarsi di qua o di là della barricata, le regole vanno fatte in modo da tutelare le parti in causa. Va fugato il dubbio che questo Pdl venga fatto contro qualcuno e dispiace sentirlo da qualche mio collega, semplicemente si vuole dare regole perché tutti gli attori in campo possano lavorare con le stesse armi. Ho sentito molte argomentazioni a difesa delle piccole imprese, le condivido, ma non riguardano questa legge, riguardano una crisi che questa legge non risolverà. Così come la riforma del mercato del lavoro non creerà posti di lavoro, se si dice il contrario è strumentalizzazione politica. Dispiace sapere che in questo tema molta strumentalizzazione politica è entrata nel dibattito, non dovrebbe essere così e ce ne siamo accorti anche nell’incontro di ieri. In ballo ci sono i diritti di tutti. Questa norma deve servire che anche affinché tra le associazioni si ricrei un clima di collaborazione – che c’è stato in passato- per trovare le condizioni migliori a sottoscrivere un contratto. Dovremo cercare insieme di capire le ragioni e non alimentare lo scontro. L’intervento dell’Oil non è stato chiesto dalla segreteria al Lavoro, ma dalle categorie, per verificare se esistesse un tentativo di limitare la libertà sindacale. Ritengo siano tre i capisaldi da mantenere: primo, il mantenimento dell’efficacia erga omnes,  che il datore di lavoro abbia almeno un dipendente e che il lavoratore manifesti, anche con una quota simbolica, la volontà di aderire al mondo sindacale. Sono tre punti inderogabili”.
Iro Belluzzi, segretario di Stato,
replica: “La norma va a stabilire le tutele dei soggetti più deboli, i lavoratori, Tutto quanto è stato costruito è stato costruito affinché tutti i lavoratori all’interno Repubblica di San Marino debbano avere eguali tutele. Per questo si continua a mantenere in piedi istituto dell’erga omnes. Non possiamo pensare, così come sostenuto da altri membri della Commissione, ai vantaggi libera contrattazione. Nei momenti di crisi c’è  il tentativo a rimettere in discussione le tutele, non mi presterò mai allo scempio dell’abbassamento delle tutele dei miei concittadini e penso nessuno in maggioranza possa fare scelte così liberiste sulle spalle dei lavoratori stessi. Zafferani sostiene che la libera contrattazione incentivi nuovi insediamenti. Ricordo che appena arrivato in Segreteria ho affrontato la crisi del call center Opera. Se non ci fosse stato l’erga omnes, nella crisi del 2013, probabilmente ci poteva portare ad inserire una struttura del genere, ma il salario previsto sarebbe stato di 150 euro al mese. Non credo sia questa la risposta per i nostri lavoratori. Rigetto chi vuole indicare il Pdl come facente parte di una fazione a discapito delle altre, sono le regole minime per andare a stabilire l’elemento essenziale, la contrattazione che si riverbera sui nostri cittadini lavoratori e su chi lavora nel territorio della Repubblica”.
Maria Luisa Berti, Ns, presidente: Come anticipato dal segretario di Stato, sospendiamo i lavori per consentire di esaminare gli emendamenti presentati, al momento, da governo, Rete e C10, per dare la possibilità di approfondirne i testi e partire così alle 15, con l’esame e il confronto. Mi auguro sia un confronto sereno come è stato il dibattito sul Pd. A noi della Commissione spetta la scelta sul Pdl e i miglioramenti del testo licenziato in prima lettura, auspico nel buon senso di tutti. Se avremo questo approccio lavorativo saremo in grado di licenziare dalla Commissione il miglior testo possibile. Condivido che questo Pdl non deve andare a discriminare nessuno e dobbiamo andare a rafforzare questo intento, confrontandoci al meglio per recepire gli emendamenti implementati anche da altre parti politiche. Ci sono i presupposti per fare un buon lavoro e non arrivare allo scontro cui ieri abbiamo assistito. Sarebbe un bel segnale che questa Commissione dà alle parti sociali. Ci rivediamo alle 15 per l’esame degli emendamenti”.

MERCOLEDI’ 23 MARZO- Pomeriggio

La seduta pomeridiana della Commissione consiliare è dedicata all’esame dell’articolato del progetto di legge sulla rappresentatività. Numerosi sono gli emendamenti presentati dalle forze di minoranza Rete e Civico 10, tutti respinti nel corso dei lavori, con una sola eccezione e un pareggio.
Anche il governo presenta molti emendamenti, tra questi, all’
articolo 6 “Requisiti per la Registrazione” propone di ridurre la soglia prevista per la rappresentatività delle associazioni di categoria che riguardano un solo settore: sono riconosciute infatti “a condizione che conti un minimo di 100 datori iscritti operanti in quel settore, alla cui dipendenze siano impiegati ameno il 4% del totale dei lavoratori o almeno il 33%- e non  più il il 50% – del totale dei lavoratori di quel settore”. La proposta viene motivata  dal segretario di Stato perché “Non si vuole ledere chi già esiste”.
All’
articolo 7 “Condizioni per /a Registrazione”, viene accolto l’emendamento modificativo del comma 4 di C10 relativo allo Statuto delle associazioni datoriali e dei lavoratori che prevede il rinnovo degli organi direttivi una volta ogni tre anni. La Commissione invece non delibera sull’emendamento di Rete al comma 3 dell’articolo 14 “Aspettative e distacchi sindacali” su cui si raggiunge voto di parità (5 a favore e 5 contrari): la proposta illustrata da Roberto Ciavatta, voleva abrogare le indennità eventualmente erogate al lavoratore prima del suo distacco e porre un tetto al contributo dello Stato per lo stipendio del lavoratore distaccato (importo non superiore ad un sesto livello).

I lavori si interrompono con l’approvazione dell’articolo 15 “Assemblee sindacali”, l’esame dell’articolato riprenderà domani mattina.

Di seguito un estratto degli interventi nella seduta pomeridiana.

Comma 2. Progetto di legge “Della libertà sindacale e attività sindacale nei luoghi di lavoro, della contrattazione collettiva e del diritto allo sciopero”

Esame dell’ articolato.

Articolo 2.“Definizioni”: sono presentati due emendamenti di Rete e C10, entrambi respinti.

Roberto Ciavatta, Rete: “Noi chiediamo abrogare il comitato garante. E’ prassi ormai consolidata che, in ogni legge, soprattutto se confusa, si inserisce un comitato che vada a verificare il rispetto della legge. Qua di bizantinismi sui calcoli per decidere chi può o non può partecipare ce ne sono, e si va a prevedere di nuovo un comitato, è un modo per delegare ai regolamenti. Togliamo il comitato e diamo ad un ufficio o ente già costituito l’onere di seguire certi casi, noi proponiamo la Commissione permanente conciliativa. Comunque rinnovo l’invito, prima di approvare questa norma, che sia accantonata, perché c’è n’è ancora da studiare”.

Andrea Zafferani, C10: “Chiediamo di inserire tra gli ‘iscritti’ al sindacato, altri destinatari del contratto, i disoccupati, gli inoccupati e gli studenti sopra i 18 anni al comma 1, lettera n.. Sarebbe giusto estendere la categoria degli iscritti anche a queste figure”.

Andrea Belluzzi, Psd: “L’emendamento di Rete è un’osservazione riduttiva del Comitato che è organo prettamente tecnico con competenze diverse dalla commissione conciliativa che non possono essere ius lavoristi. E’ funzione importante, nuova nel nostro tessuto. Per quanto riguarda l’emendamento di C10: in potenza lo studente mi auguro possa essere anche lavoratore autonomo e non subordinato”.

Iro Belluzzi, segretario di Stato: “Per trattare norme così delicate occorre specializzazione, non che tutto possono far tutto, la commissione citata è poi prettamente politica e non ci può essere contaminazione. Altra questione è la possibilità di considerare iscritto anche chi non lo sarà mai per scelta, tutti possono essere invece liberi di aderire a uno o più sindacati. I due emendamenti non sono da accogliere”.

Articolo 4 .“Forma giuridica dei sindacati” . C10 presenta un emendamento aggiuntivo al comma 4/respinto
Andrea Zafferani, C10: “Intendiamo introdurre la possibilità di costituire una class action. Lo demandiamo come disciplina in un decreto delegato. Da una lato si prevede infatti la possibilità dei sindacati di promuovere cause a nome di singoli o più lavoratori, stessa cosa è la possibilità di avviare una class action per le associazioni dei consumatori, interne ai sindacati”.
Maria Luisa Berti, Ns, presidente: “Non mi risulta ci sia un pregiudizio nell’esercizio di un diritto di fronte al magistrato del lavoro, nei confronti del lavoratore che sostiene una causa”.
Andrea Belluzzi, Psd: “Il tema della class action mi vede favorevole, ma è procedura da inserire nel quadro del nostro  diritto civile, non da delegare a un decreto delegato”.
Luca Beccari, Pdcs: “Non è che il sindacato presenta materialmente il lavoratore in un processo, penso i proponenti vogliano dire che il lavoratore possa essere assistito dai sindacati in caso di giudizio, ma materialmente un’organizzazione datoriale o sindacale in tribunale non presenta nessuno, lo deve fare un legale. Al massimo l’organizzazione dà mandato ad un avvocato, come penso sia accaduto finora nelle cause di lavoro. E poi scriverlo così, lo deve fare sempre. E se un lavoratore vuole difendersi da solo? Non dobbiamo intaccare con un decreto le varie procedure. Class action è un problema relativo alla legge sui consumi, troviamo un contesto opportuno”.
Andrea Zafferani, C10: “Ci sono difficoltà oggettive per il lavoratore che muove una causa contro il datore di lavoro, è un problema non formale ma sostanziale, se il sindacato, espressamente delegato potesse mediare i diritti potranno essere più tutelati”.

Articolo 6. Requisiti per la Registrazione/ Emendamento di C10 e due di Rete/Respinti
Il segretario di Stato Belluzzi spiega gli emendamenti del governo: relativamente al comma 4, su cui si concentrano anche gli emendamenti dell’opposizione, introduce una modifica che tende ad abbassare  il requisito percentuale richiesto per la rappresentatività dell’associazione di categoria: ovvero sono riconosciute le associazioni datoriali rappresentative di un unico settore, “a condizione che conti un minimo di 100 datori iscritti operanti in quel settore, alla cui dipendenze siano impiegati ameno il 4% del totale dei lavoratori o almeno il 33%- e non  più il il 50% – del totale dei lavoratori di quel settore.
Andrea Zafferani, Civico 10: “Una volta che i datori di lavoro hanno raggiunto la quota minima di un dipendente, sarebbe ovvio considerarli nei datori di lavoro, il numero considerato dalla segreteria ci risulta improprio. Così come per la associazioni dei lavoratori  si intendono quelle che devono coprire sei  settori, all’opposto si ragiona per le categorie, favorendo la nascita di organizzazioni coorporative. Per noi per le associazioni di categoria deve valere lo stesso principio e avere più settori.  Considerare i datori di lavoro a prescindere dal numero dei dipendenti per rientrare nella rappresentatività e più settori per le categorie”.
Roberto Ciavatta, Rete: “Possiamo stabilire per legge che i commercianti del centro storico non si riuniscano in associazione, ma possono comunque collaborare tra loro. E’ sbagliata la valutazione per cui il datore viene valutato in base al numero degli occupati. Al comma 3 andiamo a eliminare la dicitura che prevedere la soglia del ‘50% più uno dei dipendenti del settore’, e perché non si può registrare un sindacato minoritario ovunque? Al comma 4, perché non si può registrare un sindacato che rappresenta un solo settore? Vogliamo che al tavolo  ci siano i datori e i lavoratori, o datori e lavoratori in base al numero dei dipendenti? Così non si tiene conto della specificità del tessuto economico sammarinese basato sulle piccole media imprese”.
Giovanni Francesco Ugolini, Pdcs: “E’ l’articolo principale della legge, già l’apertura del segretario di ieri ha dato la possibilità di avere un mese in più di tempo per l’esame della legge, poi non c’è stato accordo tra le parti, ma è stata apertura importante. Bisogna tenere in considerazione le problematiche sollevate da piccole associazioni che sono ossatura della nostra economia. E se all’interno di questo dibattito, in accordo tra le varie forze, alla luce di quanto presentato dal segretario, si possa prevalere il buon senso” .
Milena Gasperoni, Psd: “Anche io vorrei sottolineare l’apertura del segretario per fugare ogni dubbio che alcune associazione storica non fosse compresa nella legge, intenzione è quella di salvaguardarle”.
Andrea Zafferani, C10: “Noi vorremmo esprimere idea che ci sia visione complessiva nell’ambito di una organizzazione che riunisce più settore, oggi ognuno pensa per sé”.
Roberto Ciavatta, Rete: “Andiamo a stabilire che ci può essere un’associazione datoriale che occupi almeno il 33% dei dipendenti di quel settore, nella ultima versione. Se c’è un’associazione che ne rappresenta su 5 mila, 666, qualcosa appena sotto il 33%, può costituirsi ma non può registrarsi e sedersi ad un tavolo di trattativa. Condivido che debbano esserci proporzioni al tavolo di trattativa, ma che se l’associazione non rappresenta almeno un terzo dei lavoratori non possa sedersi è antidemocratico. La struttura non può che favorire le associazioni più grosse”.
Iro Belluzzi, segretario di Stato: “Non si vuole ledere chi già esiste. Non è che non mettiamo limiti come l’emendamento di C10, ma inseriremo nella norma transitoria il fatto che le associazioni datoriali esistenti hanno tempo dieci anni di adeguarsi nel caso in cui non rispondano alle norme, a ulteriore garanzia che non si vuole cancellare la storia delle organizzazioni datoriali di San Marino. Nel caso in cui in nessun settore ha la maggioranza dei lavoratori del settore, il termine per potersi registrare è il fatto che si abbia il 4% (circa 650) dei lavoratori, il limite per potersi sedere al tavolo contrattazione anche se non si è maggioritari per stipulare un determinato contratto. Si favorirà così il confronto e la coalizione tra le associazioni”.

Art. 11Modalità di determinazione della Quota di servizio e rifiuto del lavoratore a versarla”. Civico 10 presenta un emendamento modificativo al comma 2 e in subordine al comma 3 e Rete uno modificativo al comma 2 e uno aggiuntivo al comma 3/ Tutti respinti.
Andrea Zafferani, C10: “Vorremmo con questo emendamento prevedere di cambiare il meccanismo di erogazione dello 0,40, prevedendo che il lavoratore debba esplicitamente darne l’assenso per finanziare le organizzazioni sindacati. Poi aggiungiamo una decorrenza temporale che vorremmo fa partire dal primo gennaio dall’anno successivo alla decorrenza della legge. Ad oggi il dissenso è complicato, si deve scrivere a 4 soggetti diversi. Nel caso di quello in subordine, prevederemmo che il lavoratore per esprimere il suo dissenso non debba andare da 4 soggetti diversi ma possa esprimerlo nel momento in cui fa la dichiarazione dei redditi possa destinare la sua quota ad enti e associazioni beneficiarie della quoa del 3xmilla”.
Roberto Ciavatta, Rete:  “Anche i finanziamento dello 0,40 è un punto caratteristico del legame del Paese con un sindacato. La stragrande maggioranza dei lavoratori neanche sanno che stanno pagando la quota dello 0,40 e  pensa che sia obbligatorio. Le trattenute che vanno a finanziarie un ente privato richiederebbero quantomeno un assenso. Noi prevediamo che il lavoratore al momento dell’assunzione rilasci una sua sottoscrizione per formalizzare il suo assenso o dissenso, a cura del datore di lavoro. Resta il principio che ad ogni cambio di lavoro deve esserci una richiesta di assenso di prelievo della quota sociale nella busta del lavoratore”.
Valeria Ciavatta, Ap: “Volevo dichiarare il mio voto favorevole all’emendamento di C10 che mi sembrapiù semplice nella sua stesura, il primo, non quello in subordine. Non è una questione di principio contro la Csu o qualcuno in particolare, ma ispirata all’idea che chi vuole aderire ad un sindacato lo deve dichiarare, lo Stato non può prevedere in automatico che si dia un contributo”.
Roberto Ciavatta, Rete: “Il principio è che nel momento in cui vogliamo tutelare i lavoratori, dobbiamo tutelare la loro piena disponibilità sul loro stipendio, non possiamo prevedere una trattenuta senza che ci sia consenso, mi auguro una condivisione anche più allargata”.
Iro Belluzzi, segretario di Stato: “Non credo che l’amministrazione possa essere pronta per cambiare impostazione in questa fase e non vorrei arrecare danno a tutte le organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti. Riconosco il loro importante ruolo. Chiedo di respingere gli emendamenti di C10 e Rete e di votare l’articolo così come presentato dal governo”.

Articolo 12 Modalità di riscossione e ripartizione della Quota di servizio”. Emendamenti di C10 e Rete/Respinti
Roberto Ciavatta, Rete: “Si tratta di stabilire la parte della quota sociale per i sindacati sia portata al 30 piuttosto che al 20 la quota divisa per le parti uguali, per il restante 70%, noi diciamo che finché non c’è accordo tra le parti la suddivisione venga fatta in modo proporzionale agli iscritti accertati. Quindi al comma 6 chiediamo di alzare il corrispettivo all’Iss dei sindacati per l’attività amministrativa dal1% al 5% dell’ammontare delle quote di sevizio di cui risulti destinaria. Conti alla mano, l’1% equivale a 18 mila euro”.
Andrea Zafferani, C10: “Noi proponiamo una ripartizione 25% e 75%, piuttosto che 20% e 80%. E che per suddividere il 75% della quota variabile si consideri il numero degli iscritti certificati dei sindacati. Su emendamento di Rete al comma 6, se si parla di 18 mila euro per l’1% mi pare veramente poco per remunerare le attività degli uffici, sarebbe giusto alzarla”.
Milena Gasperoni, Psd: “La suddivisione percentuale è equa e sicuramente migliorativa della situazione attuale e si persegue l’obiettivo di rendere l’autonomia economica del sindacato a prescindere del numero degli iscritti”.
Iro Belluzzi, segretario di Stato: “Per l’Iss non è stata messa cifra causale, ci siamo confrontati con l’Iss e loro avevano proposto addirittura uno 0,5% come costo effettivo, poi in caso aumentassero le procedure si è scelta percentuale equivalente ai 18 mila euro. Abbiamo messo una quota minima di iscrizione dello 0,15% come previsto dall’Oil, noi per maggior garanzia di chi vuole svolgere politiche sindacali differenti abbiamo messo ripartizione diverse, individuano un range più basso, abbiamo fatto scelta di non incidere in maniera forte con chi fa politiche sindacali con le iscrizioni, anche con una quota simbolica”.

San Marino, 23 marzo 2016/

Fonte: SMNA