Giovedì 23 ottobre, pomeriggio
All’ordine del giorno, nella seduta del 23 ottobre, vi è il Riferimento del Segretario di Stato per l’Istruzione e la Cultura, Teodoro Lonfernini, sull’avanzamento degli interventi attuati nell’ambito del sistema scolastico.
Il primo punto riguarda la riorganizzazione dei plessi scolastici. Lonfernini riferisce che “nel 2025-2026 è stata unificata la scuola dell’infanzia di Città con quella di Murata” e che “è stato avviato il progetto di riconversione della scuola dell’infanzia di Città in asilo nido”, con l’obiettivo di ampliare i posti per i bambini più piccoli. Parallelamente sono stati avviati diversi interventi di adeguamento e miglioramento edilizio. Sul piano pedagogico, viene ridotto il rapporto insegnanti-alunni da 1 a 17 a 1 a 15, per garantire maggiore supporto e una didattica più attenta ai “bisogni educativi dei bambini riscontrati in questi anni”. La riorganizzazione punta a superare la frammentazione dei plessi, creando “ambienti educativi che possano offrire un’adeguata e bilanciata proposta didattica e sociale”.
Non è stato possibile attivare la prima elementare di Chiesanuova per mancanza di iscritti, mentre si valuta un progetto sperimentale 0-6 anni ad Acquaviva, unendo nido e infanzia per ottimizzare gli spazi. Lonfernini segnala un dato demografico critico: “per il secondo anno consecutivo si registra una media di 150 nascite all’anno”, elemento che rende necessarie scelte strutturali. Tra queste, la chiusura delle scuole dell’infanzia di Dogana e di Chiesanuova, poco utilizzate e non più adeguate. La situazione di Chiesanuova è definita “di massima urgenza”, poiché rischia di scendere sotto i venti alunni complessivi, con gravi conseguenze sul piano sociale ed educativo.
Il secondo punto del riferimento riguarda il progetto di revisione degli assetti scolastici, un intervento normativo “che tocca temi trasversali per tutti gli ordini scolastici”. Per i vari ordini di scuola, il Segretario annuncia interventi mirati: per nido e infanzia, l’aggiornamento dei criteri di frequenza e la creazione di scuole 0-6 anni nei castelli periferici; per le elementari, l’uniformazione di buone pratiche come la terza ora di ginnastica e i progetti interclasse; per le medie, l’avvio in via sperimentale della settimana corta; per le superiori e i centri di formazione professionale, una “revisione dei licei” con nuove aree comuni e indirizzi innovativi per “contrastare il decremento demografico e aumentare le iscrizioni”. Particolare rilievo assume la volontà di ampliare l’offerta formativa dell’ITI con una “proposta annuale conclusiva del ciclo di studi” e la creazione di un istituto professionale quadriennale, mantenendo però un percorso di certificazione per chi non prosegue oltre il biennio.
Il terzo punto della relazione affronta il tema del reclutamento del personale docente. Il nuovo fabbisogno, elaborato con la Funzione Pubblica, mostra una “diminuzione del numero degli insegnanti” dovuta al calo demografico. Per questo, si intende introdurre un sistema di assunzione “che preveda l’entrata in ruolo esclusivamente su posto previsto a fabbisogno” e che valorizzi “esperienza e competenze attitudinali”.
In conclusione, il Segretario introduce una riflessione aggiuntiva sulla revisione del calendario scolastico. L’analisi comparata con altri Paesi europei dal clima simile (Spagna, Croazia, Principato di Monaco, Francia) suggerisce di non prolungare le lezioni oltre il 30 giugno, poiché “il clima troppo caldo riduce la concentrazione”.
Enrico Carattoni (RF) accusa il Governo di aver cambiato impostazione rispetto a quanto condiviso in primavera e contesta l’idea di istituire ad Acquaviva un plesso che unisca asilo nido e scuola dell’infanzia. “Non si può neanche fare un ragionamento solamente ragionieristico, come mi pare di capire venga fatto oggi”, afferma, definendo quella di Acquaviva “una scelta che non è educativa e che non ha una funzione socio-pedagogica”. Carattoni evidenzia anche un problema di metodo: “Noi ci siamo lasciati a marzo e il riferimento viene fatto oggi, che è ottobre, con l’anno scolastico già iniziato”.
Maria Donatella Merlini (PSD) giudica positivamente l’introduzione di “attività extrascolastiche”, utili a favorire “un’occupazione del tempo in maniera socializzante”. Invita a non limitarsi ai numeri e a sperimentare “modelli di scuola dove le classi sono aperte e si lavora per gruppi misti di età”. Sul progetto del plesso “0-6” di Acquaviva, Merlini risponde direttamente alle perplessità di Carattoni: “Questo modello è già ampiamente sperimentato e ha dato buoni risultati”.
Carlotta Andruccioli (D-ML) osserva che sarebbe stato “importante e opportuno che questo riferimento venisse fatto prima dell’inizio dell’anno scolastico”. La commissaria insiste sull’esigenza di “intervenire in maniera seria”, di chiarire i criteri con cui si decide di chiudere o mantenere aperti i plessi. Si sofferma poi sulla questione della “settimana corta” e del reclutamento per concorso, chiedendo “a che punto è il confronto con il personale docente”.
Giuseppe Maria Morganti (Libera) apre alla possibilità di accorpare bambini di età diverse. “Mi piace – afferma – l’idea di accorpare le funzioni dei nidi con quelle della scuola, perché finalmente i nidi vengono affrancati dal discorso socio-assistenziale e pienamente inseriti all’interno del sistema scolastico”. “Il modello organizzativo attuale della scuola media – aggiunge – non è adeguato all’età dei suoi alunni. È anacronistico che la scuola secondaria inferiore abbia una struttura così rigidamente organizzata per discipline, come se si trattasse di studenti universitari che devono seguire corsi per materia”.
Maria Katia Savoretti (RF) si dice perplessa per alcune differenze rispetto alla precedente relazione e critica il metodo di comunicazione del Governo. Sottolinea che “chiudere scuole o plessi non può essere la risposta migliore” e che “se togliamo determinati servizi, il castello perde vitalità”.
Marco Mularoni (PDCS) concentra il suo intervento sul nodo demografico, definendolo “la vera sfida del Paese”. Riconosce la difficoltà di mantenere piccoli plessi, pur ribadendo il proprio sostegno al principio che “ogni castello debba avere un presidio scolastico”. Tuttavia, ammette che “non si può creare una classe con quattro bambini” e che “i numeri, prima o poi, parlano da soli”.
Barbara Bollini (PDCS) ricorda che “ci sono delle scelte che bisogna prendere, non perché le decidiamo noi, ma perché le impone il sistema”.
Gemma Cesarini (Libera) si concentra su due punti: il rapporto insegnanti–alunni e la possibile riconversione del plesso di Chiesanuova. Si chiede se “fossero state fatte valutazioni analoghe anche per gli altri ordini scolastici” e suggerisce di “sfruttare quel plesso in modo diverso”, dato che “è un edificio recente e in ottime condizioni”.
Emanuele Santi (Rete) parla di “numeri impietosi” e ricordando che “il nostro sistema scolastico è stato pensato negli anni ’60 e ’70, quando a San Marino nascevano circa 600 bambini all’anno”. Ora, con “150-160 nascite all’anno”, la situazione cambia radicalmente: “Fra dieci anni avremo plessi scolastici con un totale di circa 750 alunni nelle scuole elementari”.
Giulia Muratori (Libera) accoglie con favore la nuova impostazione, che definisce “all’avanguardia, anche coraggiosa”. Ritiene che stia emergendo “una visione nuova di scuola”, più consapevole dei mutamenti sociali e culturali. Invita a “riflettere sul modello educativo” e non solo sui numeri, appoggiando le sperimentazioni che valorizzano l’interazione tra bambini di età diverse.
In replica, il Segretario di Stato Teodoro Lonfernini sottolinea che il modello formativo sammarinese, pur essendo di qualità, “è rimasto ancorato a concezioni e politiche nate in decenni ormai lontani” e che serve dunque “un rinnovamento profondo dell’offerta formativa” per accompagnare i cambiamenti in corso. Condivide la riflessione della commissaria Muratori sul tema del “patto tra Stato, scuola e famiglia” e cita come esempio concreto il programma di contrasto ai fenomeni del bullismo e del cyberbullismo. Riguardo ai ragazzi con bisogni educativi speciali, spiega che “la collaborazione tra il Dipartimento e i servizi competenti mira a superare una visione puramente sanitaria, per adottare invece un approccio realmente formativo, calibrato sulle esigenze individuali”. Sul calendario scolastico dichiara che “si tratta di un tema ancora aperto”, ma precisa la propria opinione: “Personalmente ritengo che tre mesi consecutivi di pausa estiva siano eccessivi, sia per i ragazzi che per i docenti”. Rispondendo al consigliere Santi, riferisce che “le classi in deroga attualmente sono tre”. In merito al rapporto insegnanti-alunni, ricorda che “il rapporto numerico alla scuola dell’infanzia è stato portato da 1:17 a 1:15”, e che “non è stato un percorso semplice, ma siamo riusciti a trovare un equilibrio e ad approvare un provvedimento che è stato accolto positivamente”. Parlando della scuola di Chiesanuova, conferma che “è tra le migliori strutture del Paese, moderna e funzionale”, ma che “il problema del Castello non riguarda l’edificio, bensì il numero ridotto di nascite e, di conseguenza, di iscrizioni”. Spiega che “non abbiamo potuto avviare la prima classe perché composta da soli quattro alunni: sarebbe stato antisociale”, e che “abbiamo spiegato la scelta alle famiglie, che l’hanno compresa”. “Attualmente il sistema funziona bene, sia dal punto di vista didattico che logistico”, aggiunge, e riferisce di aver “chiesto di segnalare eventuali criticità legate alla mobilità, ma al momento non ne sono emerse”.
Di seguito una sintesi degli interventi:
20251023- Commissione Consiliare Permanente I – giovedi 23 ottobre 2025 pomeriggio (4)