PRIMA PARTE
COMMISSARIO: L’abbiamo chiamata per riferire in qualità di vicedirettore di Banca Cis sui fatti della stessa rispetto ai politici e agli organi istituzionali sammarinesi nel suo complesso. Che ruoli ha avuto nelle varie società?
GIANATTI: ‘‘Io sono arrivato a San Marino nel 2004 ed avevo rapporti di consulenza in Banca Partner e nel 2006 sono assunto nel Corporate nell’antiriciclaggio, un anno dopo sono diventato Vicedirettore generale prima in Banca Partner poi in Banca Cis. Un anno dopo l’acquisizione del Cis sono diventato vicario del direttore generale. Io ho già assunto il ruolo di direttore generale in alcune banche italiane a Lecco. Ed ho avuto due cattedre universitarie all’Università di Parma. Sino ad oggi non ho mai ricevuto nessuna sanzione dagli organismi di controllo.”
COMMISSARIO: Nella gerarchia di funzionamento come si inquadrava il suo ruolo e che ruoli aveva?
GIANATTI: ”C’è stato un passaggio di ruoli effettivo da Banca Partner a Banca Cis, prima ero vicedirettore generale in Banca Partner poi in Banca Cis le pratiche non le portavo mai e le funzioni di presentazioni pratiche non ce l’avevo più. Lo faceva Ceccoli con il Direttore Generale Guidi. Avevo la gestione ma non l’amministrazione come ad esempio l’approvazione dei fidi. Partecipavo al Comitato Finanza. In Banca Partner al Comitato Crediti. Ho dato le dimissioni nel 2018”
COMMISSARIO: L’incorporazione di CIS e EUROCOMMERCIAL BANC quanto hanno inciso sulla funzionalità e sulla gestione della banca?
GIANATTI: ”Hanno inciso parecchio. Sono due operazioni abbastanza differenti. Con il Cis è stata fatta l’operazione inversa, ovvero il Cis ha incorporato Banca Partner anche se quest’ultima era l’acquirente, mentre l’Eurocommercial è stato un acquisto di attività, alla fine. Le posizioni che avevano problematicità erano parecchie, ma molto di piu’ in Eurocommercial Bank. Anche il Cis aveva parecchie pecche. Molte hanno contribuito a creare il dissesto finale. Ho fatto una due diligence su crediti piu’ significativi. Si è dovuto prendere tutto alla fine per fare l’acquisizione del Cis. Ad esempio sul Cis sicuramente le posizioni Di Mario e del gruppo Appellane erano le piu’ significative. In Eurocommercial Bank erano diverse e molto piu’ frazionate, parecchie con piu’ problematicità.”
COMMISSARIO: Ci risulta che alcune posizioni problematiche del Cis venivano anche da banca Partner. Ad esempio il caso di Ashraf dato che ha un’esposizione che cresce progressivamente dai tempi di Banca Partner, fino ad arrivare al 2016/2017 con un’esposizione di circa 11 milioni di euro e rotti. Lì succede una cosa singolare, Ali Turki bonifica ad Ashraf circa 12 milioni cioè di piu’ di quella che è la sua esposizione ma la banca invece di dargli la differenza gli permette di spostare tutti i 12 milioni. Ci può spiegare questa anomalia?
GIANATTI: ”Sulla questione Ashraf litigavo spesso con il Direttore Generale Daniele Guidi. Tutta la questione Alshraf nasce da operazioni fatte molto al limite e nel tempo. E’ partita con un finanziamento per una società che doveva produrre telefonini, che poi non ha mai prodotto, poi si è tramutata in operazioni di commercio di cemento, ed anche queste non sono mai decollate totalmente, poi con il commercio di rame e questo ha prodotto tutta una serie di continui aumenti dell’esposizione fino ad arrivare agli 11 milioni e rotti. Eppoi con continui adeguamenti del consiglio di amministrazione. Ashraf aveva un rapporto molto stretto con il Direttore Generale Daniele Guidi, infatti due o tre volte a settimana si fermava nell’ufficio di Guidi per ore. Io non ho mai capito la ratio di queste operazioni perchè erano molto al limite della decenza, nel 2016 o nel 2017 buona parte di quei soldi arrivati da Ali Turki sono stati trasferiti sul conto della società londinese di Ashraf cioè la Mastercom UK, avevano tutte lo stesso nome le sue società, che era stata radiata. Abbiamo inoltrato un b bonifico su di un conto di una società radiata. Noi abbiamo abbiamo avuto un incontro dove erano presenti io, Guidi, il dott. Federico Marzi, responsabile dell’anti-riciclaggio ed il dott. Da Pozzo e ci è stato intimato da Guidi di non fare nulla, cioè di non fare nessuna segnalazione. L’esposizione doveva essere chiusa e non avere ulteriori trasferimenti e soprattutto non in una società che era radiata. Questi documenti ci sono in banca e non so se sono stati fatti sparire, ma io ce li ho. Lo ricordo benissimo questo incontro dato che sono stato io a fare questi controlli. La segnalazione era da fare e non si è fatta. E’ vero che l’esposizione era garantita da terreni in Egitto, ma tutti sanno che quando si va ad escutere dei terreni in paesi come l’Egitto non si porta a casa nulla. La decisione comunque è stata del Consiglio che io sappia. I soldi sono arrivati sul conto e subito dopo una buona parte sono usciti, circa la metà piu’ o meno.”
COMMISSARIO: Ora abbiamo visto la parte finale ma tutto è partito da un milione di euro. Abbiamo visto che posizioni come quella di Ashraf non è la sola. Io le chiedo se era prassi questo rifinanziamento e quali implicazioni potesse avere e perchè fosse questa la pratica comune adottata.
GIANATTI: ”Si è una pratica che veniva adottata fuori dal regolamento bancario. Generalmente si danno gli affidamenti eppoi.. E’ una pratica che nella Banca veniva spesso adottata sinceramente non solo su di lui ma anche su altre posizioni che venivano progressivamente aumentate con delibera del Cda. Da un punto di vista tecnico è un errore, ma di prassi veniva fatta. Ci si poneva in sicurezza nei confronti di un controllo di Banca Centrale in quanto un conto è debordo ed un conto è un affidamento.”
COMMISSARIO: Quale era la sua posizione su queste pratiche sbagliate, chi l’approvava in Cda e chi la zittiva?
GIANATTI: ”Come le ho detto, oltre un certo periodo non andavo piu’. Ne parlavo con Guidi che poi la portava in Consiglio”
COMMISSARIO: Lei come se le spiega queste operazioni sospette se non border line? C’era un’utilità dei suoi superiori perchè sembra un comportamento lesivo nei confronti della salute della banca stessa.
GIANATTI: ”Beh, certamente. E’ anche vero che su queste posizioni venivano applicati dei tassi che erano al limite dell’usura, ma veramente al limite. Tutte le posizioni che poi hanno portato al dissesto della banca a livello di COR dell’esposizione era un terzo di quella che era l’esposizione finale. Un terzo dell’esposizione in tassi, spese e commissioni. Arrivavano al 20% tra una cosa o un’altra. A volte a livelli estremi. Ogni tre mesi l’internal audit mi segnalavano le posizione che erano al limite ed io manovravo i tassi per farle rientrare. Questi interessi vanno nel conto economico come parte positiva del bilancio della banca. Contribuiscono a creare un utile di bilancio. Da una parte non richiedevamo il rientro, non andavano in sofferenza, non venivano mai segnalati alla Banca centrale e generavano forti utili. Alcune posizioni erano addirittura al limite dei grandi fidi, i grandi fidi sono il 10% del patrimonio di vigilanza, che è il patrimonio che assegna Banca Centrale ad ogni banca. il 10% deve essere segnalato come grande rischio, ma non è un limite assoluto che è però il 25% del patrimonio di vigilanza. C’erano delle posizioni che erano oltre il limite del 25% del patrimonio di vigilanza segnalate a Banca Centrale che non ha detto piu’ di tanto. Non sto parlando dell’ultima gestione ma di quelle precedenti. Sapevano bene che c’erano queste posizioni e che c’erano delle relazioni. Se viene sorpassato la Banca deve dire come si può andare sotto quel limite del 25%.”
COMMISSARIO: Ashraf sembra essere una persona che non avesse intenzione di rientrare. Lei ci ha detto che veniva quando aveva bisogno di soldi. Usava quindi la banca come un bancomat.
GIANATTI: ”No, non è mai rientrato di un euro. Veniva da me quando aveva bisogno di qualche migliaia di euro ed era molto insistente per cifre piu’ importanti andava da Guidi. C’è un fatto particolare, dove c’è anche una testimone. Abbiamo ricevuto una telefonata, quando ancora eravamo Banca Partner, dove una banca estera ci chiedeva di parlare con il presidente della Banca, c’era la dott.ssa Joanne Valentini, e chiedeva di parlare con Ashraf. Questo era un fatto molto significativo dei rapporti che c’erano con tra lui e la direzione.”
FINE PRIMA PARTE