San Marino. Commissione d’inchiesta: la relazione ha scritto la storia, ma non abbiamo capito la storia … di Alberto Forcellini

Che fine ha fatto la relazione della Commissione banche? Nella sessione consiliare di dicembre è rimasta sepolta fra i contagi da Covid e l’urgenza di approvare la legge di bilancio. Un eufemismo per dire che la si poteva mettere in frigorifero, perché meno importante di tutto il resto.

Ma è davvero così? Possiamo permetterci di istituire delle commissioni parlamentari, impiegare tempo e risorse umane, per poi non fare nulla? Non abbiamo citato le spese, che comunque ci sono perché i commissari percepiscono un gettone di entità quasi simbolica, ma le ore di lavoro sono state tantissime, quindi la spesa c’è stata.

Già la prima relazione, un anno di lavoro, è passata come acqua fresca. C’è il rischio forte che la seconda (un altro anno di lavoro) faccia la stessa fine, visto il lassismo dei media e una scarsa attenzione abbastanza generalizzata.

Eppure, scorrendo le pagine vergate dai Commissari, sembra di leggere la trama di un film, oppure il romanzo di Guido Maria Brera “I diavoli”, tutto incentrato sulle trame oscure dell’alta finanza. Purtroppo, qui, di alto c’è ben poco. C’è “la San Marino da bere” degli anni Novanta e poi degli anni 2000, c’è la sbornia generale per i soldi (e per il potere), c’è il decadimento della politica, c’è l’ingresso delle famiglie mafiose.

Leggendo insieme le due relazioni emerge anche una sorta di climax (cioè di progressività) negli eventi che hanno caratterizzato quel periodo, durante il quale si è passati dal vendere le licenze bancarie al vendere i gioielli di famiglia, come i Fondiss, come gli NPL, come la Carisp, tentativo quest’ultimo che alla fine è stato sventato. Probabilmente, alcuni aderenti di Libera e di RF non sono a conoscenza, o non hanno avuto consapevolezza, di quello che hanno consentito con i loro voti in Consiglio. Oggi, la ricostruzione dei fatti, con prove documentali e testimonianze, rende onore a quanti si sono battuti per fermare “il progetto criminale” e hanno pagata cara la loro battaglia.

L’incompetenza, unita alla sete di potere e di soldi, non solo ha affossato l’idea della “piazza finanziaria”, non solo ha permesso le infiltrazioni malavitose, ma è stata – a nostro avviso – anche la causa della famosa indagine Varano. Le scelte politiche e finanziarie di San Marino, tutte sbagliate, hanno indispettito l’Italia e sono state causa della rottura del rapporto bilaterale. L’indagine Varano è stata usata per affossare San Marino facendo male il più possibile. Il pesce grosso che mangia il pesce piccolo. Questo si intuisce dalla sentenza che riporta a zero l’intera vicenda. Il tribunale usato come arma politica. Ma questo non dovrebbe stupire perché San Marino, nel decennio appena trascorso, ha fatto altrettanto servendosi di un potere (quello giudiziario) per scalzare un altro potere (quello politico).

Oggi, la classe politica e l’intellighenzia di questo Paese sono chiamate a tamponare la situazione. Ovvio che non si può più raccogliere il latte versato, ma mettere insieme un sistema che non permetta più il verificarsi di tali aberrazioni, si può e si deve fare. Il problema è che la mancanza di reazioni, non solo da parte della politica, ma anche dei media, dei cittadini, del mondo culturale, significa che San Marino non ha ancora sviluppato i necessari anticorpi.

Cosa si può fare? Innanzi tutto sperare che il prossimo Consiglio riapra il comma sulla relazione della Commissione banche, che si sviluppi un dibattito ben strutturato e pieno di contenuti, che si vada ad un ordine del giorno conclusivo propedeutico ad atti di responsabilità, ma anche verso una visione della politica (che è impegno) in grado di riportare la Repubblica alla sua antica bellezza. Insomma che non ci sia la solita lotta per bande, che alla fine non porta a nulla. Poi magari è proprio quello che si vuole…

La relazione della Commissione ha scritto la storia di San Marino. Purtroppo al momento sembra di vedere che in pochi hanno capito questa storia…

a/f