San Marino. Commissione Esteri. Il dibattito su Black List, visita a Roma e quella del Ministro Zanonato

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  • valentiniPasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri:  “Il mio riferimento era stato preannunciato dopo gli incontri con il ministro degli Esteri italiano e con il presidente della Commissione europea. Ritengo che il tema dell’uscita dalla black list e del rapporto bilaterale sia più opportuno farlo nella seduta di febbraio del Consiglio grande e generale. Sarà mia premura proporlo ai primi commi della prossima seduta nell’ufficio di Presidenza. Non è questo il momento del dibattito, ma voglio fare un riferimento perché mi è sembrato che non sia stato sufficientemente valutato quello che questi incontri stiano rappresentando.

    L”incontro con il ministro Bonino è stato molto significativo. Si è presentata con un dossier preciso con le problematiche che ci stanno più a cuore. I nostri dossier come argomenti coincidevano, il ministro degli Esteri era ben informato su tutte le problematiche. Abbiamo evidenziato che quest’anno è il 75° anniversario dell’accordo del ’39, è un anno significativo in cui su nuove basi i due Paesi rinvigoriscono e riprendono un percorso di cooperazione, da portare avanti nell’interesse reciproco. Inevitabile poi che si parlasse del percorso aperto con la Commissione europea e come questo ponga il problema dell’atteggiamento dell’Italia nei nostri confronti e sulla necessità che il passaggio della black list sia eliminato. Non è pensabile un discorso di associazione con l’Ue senza l’eliminazione di questo punto. Il ministro ha detto che, pur non essendo di sua competenza, aveva compiuto il punto con il collega del Mef. Non potendo dare una data, ha detto che l’uscita dalla black list è un  percorso in compimento. Abbiamo ribadito che l’indeterminatezza temporale è pericolosa per la nostra economia, e non può rimanere a lungo. Si è impegnata a sua volta per fare ulteriori verifiche se c’erano altre accelerazioni da dare. L’accelerazione dei tempi per l’Italia è di per sé anomala, noi dovremmo avere bruciato le tappe dall’entrata in vigore dell’accordo, ma dal nostro punto di vista la situazione è pesante, siamo in black list dal 2009. Dopo l’incontro tra me e il ministro sono succeduti altri incontri tra Mef e Farnesina e oggi posso dirvi che tutta la parte preliminare che doveva costituire l’emanazione del decreto è completata. Questa comunicazione ci viene direttamente da Farnesina e Mef: oggi l’emanazione del decreto è proprio all’ultimo passo. Non ci sono più passaggi preliminari o da farsi prima della sua emanazione. Certamente, finché non c’è una comunicazione ufficiale sulla firma e l’emanazione, è sbagliato dare per fatto ciò che ancora non è fatto. Non voglio tutto questo sia interpretato e letto nel senso che ora cessiamo di darci da fare. Viste le turbolenze della politica italiana, che mettono in discussione il governo, non rinunciamo a seguire il completamento di questo percorso. Nel dialogo che c’è con Farnesina e Mef, possiamo cercare a fare in modo che il percorso si completi e non abbia altri rinvii, che sarebbero assolutamente deleteri e non più giustificabili. Durante il Consiglio grande e generale ci sarà un riferimento più dettagliato e ci sarà il modo di fare il dibattito.

    Aggiungo solo che lo stesso Barroso è stato messo al corrente della situazione. Ha chiaramente sottolineato che è una problematica che va condotta a livello bilaterale, però è evidente che è pregiudiziale ad un percorso come quello che stiamo facendo. Barroso si è incentrato sul nuovo accordo e ha ribadito l’attenzione della Comunità europea. Ha confermato la valutazione positiva di tutti i passaggi che abbiamo compiuto a livello di adeguamento agli standard internazionali, come premessa alla fiducia che oggi la Commissione europea ci accorda nell’avviare l’apertura della trattativa. Ha confermato poi la volontà di sostenerci e accompagnarci, nel dare tutta la disponibilità tecnica di cui il nostro Paese avrà bisogno. Ci ha messo in guardia sul fatto che il percorso di negoziazione di un nuovo accordo è oneroso in termini di risorse e impegno, quindi c’è totale disponibilità da parte delle strutture tecniche europee per supportarci. Anche in questa circostanza siamo stati trattati al pari con gli altri due Paesi, Andorra e Monaco. L’urgenza di maggiore omogeneità tra Ue e piccoli Stati è stata confermata, ad aprile sono intenzionati a dare il mandato definitivo e il 6 e il 7 marzo prossimi la delegazione della Commissione europea sarà qui per le consultazione preliminare al mandato definitivo”.

    Marco Podeschi, Upr: “L’opposizione continuerà a chiedere un riferimento sulla politica estera del prossimo Consiglio e su questo sono soddisfatto. Ma sono rimasto molto perplesso sulle dichiarazioni apparse sulla stampa di questi giorni di un consigliere comunale di Forlì intervenuto per perorare la causa di San Marino. Forse era il caso di andare a Forlì e non a Roma. Mi piacerebbe capire se il presidente della Commissione affari esteri ha incontrato il consigliere comunale con Casini e mi piacerebbe capire con chi si deve parlare. Un conto sono i nostri rapporti personali, l’altro aspetto è quello di immagine.  Poi leggo che un illustre esponente di maggioranza ha detto che a Roma qualcuno vuole ridurci ad un  Principato. Come sammarinese mi sento preoccupato, visto che nessuno ha smentito. Alcune posizioni come parlamentare mi imbarazzano molto. Da Roma ci leggono, in una fase politica molto convulsa, ciò può risultare molto pericoloso per il Paese. Non mi piace che poi un consigliere comunale di Forlì intervenga per la nostra causa”.

    Matteo Zeppa, Rete: “Trovo difficile essere diplomatico, anche dopo la figuraccia dell’ufficio stampa dell’Industria sull’incontro con Zanonato. E’ l’evidenza dell’imbarazzante impreparazione di fronte alle difficoltà dei rapporti con l’Italia. Non mi piace sentire dire che questa non sarebbe la sede più opportuna per parlare, perché se ne parlerà anche in Consiglio, ben venga, ma qui siamo in Commissione esteri. Faccio l’ennesimo appello: se c’è la volontà effettiva di operare come Nazione per uscire dalla black list, non esiste né maggioranza, né opposizione, eppure dal 2008 ad oggi continua la diatriba politica. Il segretario di Stato non arriva al dunque e anche oggi ha detto che la situazione politica italiana non è ben definita. Non vorrei che questa fosse l’ennesima scusa da accampare, per dire che abbiamo fatto già tutto il possibile. Il comunicato stampa post-incontro del Mef non cita la black list e qualcosa non quadra. La dicotomia tra i due comunicati lascia pensar male. Siamo di fatto uno Stato sotto embargo. Invece di far palesare che la futura uscita dalla black list sia delegata in tutto per tutto alla questione italiana, bisogna mettersi nell’ottica di rimboccarsi le maniche e battere i pugni sul tavolo perché una nazione sta morendo.

    Do lettura della mozione: ‘La Commissione consiliare permanente Affari esteri, preso atto del documento ufficiale dell’organismo Ecri, European commission against Racism and intolerance, avente per titolo ‘Rapporto dell’Ecri su San Marino’ adottato il 21 marzo 2013, pubblicato il 9 luglio 2013, considerate le raccomandazioni alle quali le autorità sammarinesi sono invitate all’adeguamento e, in particolare: per i processi di firma e ratifiche di un certo numero di strumenti internazionali in materia di diritti umani, al fine di combattere il razzismo e la discriminazione razziale; conformemente alle norme della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla cittadinanza, la richiesta che l’acquisizione della cittadinanza per naturalizzazione, che dovrebbe essere disciplinata da una legge ordinaria, con la riduzione inoltre del periodo di residenza necessario per poter richiedere la stessa naturalizzazione; per l’adozione di una legislazione civile ed amministrativa completa per combattere la discriminazione razziale; con riferimento alla Commissione per la pari opportunità, sempre secondo le raccomandazioni dell’Ecri, che dovrebbe essere resa più indipendente dal governo e disporre di mezzi sufficienti per svolgere la propria missione in maniera più efficace; per la modifica della legislazione sul soggiorno e sul permesso di lavoro degli stranieri che si recano a lavorare a San Marino per fornire cure e assistenza nel settore privato, in qualità di badanti, al fine di consentire loro di lavorare 12 mesi consecutivi (…);impegna il governo a predisporre, nel più breve tempo possibile, un apposito comma di discussione durante i lavori del Consiglio grande e generale relativo al documento elaborato dall’Ecri e in virtù della visita per il monitoraggio intermedio per specifiche raccomandazioni per le quali è stata richiesta una messa in atto prioritaria; a convocare la stessa Commissione permanente Affari esteri, ogni qualvolta si abbiano delle novità in merito alle raccomandazioni dell’Ecri’”. 

    Alessandro Mancini, Ps: “Non entro in merito alla questione dei rapporti con l’Italia, ci sarà occasione nel prossimo dibattito in Consiglio. Desidero però soffermarmi sulla gestione della politica estera di questo governo che h messo in luce un metodo sicuramente debole e in certe situazioni anche sprovveduto. Mi riferisco anche ai recenti fatti del comunicato stampa sulla visita del ministro Zanonato. Valentini ci ha messo 14 mesi a incontrare il ministro agli Esteri, non ci risultano incontri altrettanto importanti con il ministro dell’Economia, viene da chiedersi se gli incontri sono stati richiesti o se non c’è stata risposta, perché non ci sono stati. E’ anche questo un tema che dovrà essere affrontato nel dibattito”.

    Luca Lazzari, Su: “L’uscita dalla black list non è la soluzione ai problemi della Repubblica, ma è un presupposto fondamentale. Valentini ci diceva che è una delle pregiudiziali per il percorso di associazione all’Ue. Il Paese aspetta da 5 anni e le conseguenze sono gravissime. Ma non sembra che il governo si adoperi con l’impegno necessario. Il “domani usciamo” appare una burla, vengono fatte gaffe a non finire e ci sono rassicurazioni da parte di politici italiani non di primo piano. Che cosa impedisce l’uscita dalla black list? Incapacità politica, difesa ostinata del vecchio sistema, la volontà di indebolire il Paese per venderlo? La somma di tutte e tre queste cose? Serve il coraggio della verità”.

    Marco Gatti, Pdcs: “Siamo tutti consapevoli che per la nostra economia l’uscita dalla black list è un passaggio indispensabile. Ma le cose vanno lette nella loro interezza. Il Fmi ha sottolineato che lo scorso anno abbiamo raggiunto un obiettivo fondamentale, la ratifica dell’accordo contro le doppie imposizioni, l’unico elemento oggettivo per la black list. La mia intervista va letta per intero. Non è vero che a Roma abbiamo gente che ci stringe la mano e poi se ne frega. Altrimenti la ratifica non sarebbe arrivata all’unanimità. I rapporti ci sono e amici di San Marino pure. E ora c’è una visione diversa. Quando dico che non tutti remano nella stessa direzione, e che qualcuno vuole ridurci a protettorato, sono convinto che ci sono interessi che lavorano contro, non politici, ma non per questo meno forti. Ma la Dc dà una risposta. Vorrei capire se è così per gli altri partiti. Noi diciamo no al protettorato”.

    Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri, replica: “Potere avere per il dibattito consiliare un’indicazione precisa sulle tempistiche di uscita è indispensabile, innanzitutto per me. Trasferirò questa esigenza al governo italiano. Se il mio comunicato ha dato l’idea che la responsabilità fosse del governo del 2006, non era la mia intenzione. Sono diverse le ragioni per cui siamo arrivati a quel punto. Reimpostare un’altra economa richiede molto tempo, questo è il tema. Nessuno ha la bacchetta in mano. Il problema non è né burocratico né politico, si tratta della conclusione di un atto che ha bisogno di documentazione tecnica. Il nostro orologio è partito dal 2009, ma la questione è diventata concreta nel momento della ratifica, che ha tolto il problema principale. L’orologio dal punto di vista italiano parte dal 1^ gennaio. La partita deve essere chiusa e la questione è accelerare sull’emanazione del decreto. Siamo nella fase finale. Per certi aspetti le tappe sono state bruciate. Più volte il direttore dell’Agenzia delle entrate ha parlato in maniera positiva della collaborazione con San Marino, un fattore che ha permesso questa accelerazione, altrimenti per l’effettività dell’accordo ci sarebbero voluti tempi più lunghi. Non facciamoci del male con le nostre valutazioni a volte affrettate. Spero nel dibattito in Consiglio di fornire tutti gli elementi richiesti e che ci comporteremo, come suggerisce Zeppa, da nazione. Certe prese di posizione non vanno in questa direzione. Sul comunicato della segreteria di Stato per l’Industria: per voi è strano preparare una bozza di comunicato? L’errore è nell’invio, l’incontro non è stato negativo. Il ministro Zanonato vuole fare passi in avanti nella collaborazione. Farò di tutto per avere sulla black list indicazioni il più possibile precise e concrete.

    Un’altra comunicazione tecnica sulla firma tra il dipartimento di Polizia allargato all’ufficio centrale Interpol e il dipartimento di Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno per rafforzare la collaborazione tra le forze di polizia contro la criminalità internazionale. Va nell’ottica dello scambio di informazioni e poi speriamo di potere utilizzare banche dati comuni”.

    Marco Podeschi, Upr: “Su accordi di questo tipo occorre coinvolgere anche altre commissioni. Servirebbe un’audizione del comandante della Gendarmeria prima che presenti un progetto per la revisione dei corpi di polizia”.

    Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri: “C’era l’impegno per febbraio. Il comandante mi ha inviato una relazione sul riordino, ma dopo la convocazione di questa commissione. Comunque siamo pronti per portare le proposte e discuterne”.

    Fonte Della Torre1