Commissione Consiliare Permanente Finanze, Bilancio e Programmazione; Artigianato,
Industria, Commercio; Turismo, Servizi, Trasporti e Telecomunicazioni, Lavoro e Cooperazione
Sessione
Martedì 23 settembre, pomeriggio
La Commissione ha iniziato l’analisi del progetto di legge sulla modifica all’IGR. Sono 11 gli articoli approvati, sui 53 totali, con una spaccatura netta tra maggioranza e opposizione
All’articolo 2 il governo amplia la base imponibile per tassare redditi fino ad ora esenti che sono prodotti in territorio da operatori esteri, con particolare riguardo a banche e società di noleggio. Il Segretario alle Finanze Marco Gatti parla di gettito atteso complessivo di circa 2,4 milioni tra interessi e noleggi e rivendica il principio di territorialità: “Uno Stato non può rinunciare ai propri principi fiscali per paura”. Emanuele Santi (Rete) teme invece ricadute sulle imprese che si finanziano in Italia: “Rischiamo che le banche italiane non lavorino più con i sammarinesi: si aprirà una posizione fiscale, i costi ricadranno sui clienti”. Nicola Renzi (Rf) attacca il metodo: “Testo fortemente modificato, tempi inadeguati”.
L’articolo 3 esplicita l’esenzione del reddito minimo familiare e limita ai soli rimborsi documentati i benefici per le associazioni. Gatti precisa: “Misura straordinaria per chi è senza reddito, parte da 800 euro mensili ed è non imponibile”. Troina (D-ML) chiede i dati: “Quante famiglie ne beneficiano?” Sul contestato articolo 4 passa l’emendamento del governo: confermato l’aumento dell’imposizione sul TFR e ritocchi alle rendite estere. Per Santi è “una delle misure più inique: 25 euro ogni 1.000 di TFR pesano su chi usa quella busta paga per il mutuo”. Renzi: “Il TFR è stipendio differito, non va decurtato”.
Con l’articolo 5 le spese SMAC escono dagli oneri deducibili e diventeranno detrazioni; introdotta la tracciabilità dei pagamenti. Su richiesta dell’opposizione è stato messo a verbale il cambio lessicale significativo: L’Ufficio Tributario “deve” disconoscere” gli oneri abusivi, non più “può”. L’articolo 6, modifica tecnica su “previdenziali e assistenziali”, passa all’unanimità dei presenti. Il cuore della riforma è l’articolo 7: le spese per protesi dentarie e sanitarie e i canoni di locazione diventano detrazioni al 15% (per gli under 35 affitto detraibile all’80%); nasce il “bonus protezione del reddito” di 500 euro fino a 15 mila con decalage fino a 80 mila; le detrazioni SMAC si estendono ai non residenti. Gatti sostiene che “il 15% avvantaggia i redditi bassi” e che, rispetto alla prima lettura, “il gettito scende a 1–1,5 milioni”. Le opposizioni replicano sul metodo: “Siete venuti senza tabelle d’impatto”, accusa Santi; Renzi chiede chiarezza su sanità e “protesi”.
L’articolo 8 allinea il lavoro autonomo: le spese SMAC si detraggono solo dal reddito autonomo; per Gatti l’impatto è “stimato zero”. L’articolo 9 armonizza il calcolo dei riscatti di polizze vita e previdenza integrativa “per evitare doppi vantaggi”, dice il Segretario; Santi avverte: “Impatterà sulle plusvalenze”. Con l’articolo 10 le trasferte non documentabili sono deducibili solo se pagate con strumenti elettronici e debutta il fringe benefit fino a 2.000 euro su SMAC per i residenti e piattaforma vincolata per frontalieri. “Così resta defiscalizzato e difendibile col fisco italiano”, spiega Gatti. Troina lo giudica penalizzante: “Limita la libertà dei lavoratori e dei frontalieri”. Chiude l’articolo 11: soglia per deduzione immediata dei beni strumentali da 1.000 a 500 euro, tetto di 50.000 sull’auto (deducibile al 50%), ingresso dei motoveicoli con un tetto massimo. “Si restringe e si fa emergere base imponibile”, dice Gatti. Renzi resta scettico: “La moto amplia di fatto il perimetro dei beni strumentali”. Clima teso fino alla fine. “Stiamo seguendo l’iter regolamentare”, ribadisce Gatti. Renzi risponde: “Riforma disorganica senza numeri: si ‘fa legna’ per chiudere in fretta”.
Di seguito una sintesi dei lavori:
Articolo 2 (Modifiche all’articolo 5 della Legge n.166/2013)
Segretario di Stato Marco Gatti: In questo articolo sono semplicemente elencati tutti i redditi che concorrono alla formazione del reddito perché si presumono realizzati nel territorio dello stato di San Marino, sia che siano soggetti residenti sia che i soggetti non siano residenti ma, per le ragioni che sono qui elencate e esplicitate una per una, hanno un contatto col territorio di San Marino, quindi o hanno dei beni in loco oppure si sono trasferiti e svolgono un’attività che produce il reddito nel territorio dello Stato.
Emendamento interamente soppressivo dei gruppi di opposizione
Emanuele Santi (Rete): Al di là del fatto che volete tirar dritto, nonostante oggi siano scese in piazza migliaia di persone e questo sia un dato politico, insomma, e nonostante che ci sia un paese che dice di fermarvi voi state andando avanti. Io credo che su una legge fiscale si debba dare qualche spiegazione rispetto al testo originario, perché non basta dire che è tutto nella relazione. Questo articolo si concentra sull’applicazione dell’imposta sugli interessi passivi pagati a soggetti non residenti, e io ho una disquisizione al riguardo. Oggi abbiamo imprese che devono andare in Italia per finanziarsi e scontare le fatture perché le banche di San Marino non hanno dei tassi abbastanza competitivi rispetto all’Italia, dove i tassi sono al due o tre per cento, mentre qui siamo al cinque per cento. Se noi applichiamo una ritenuta sugli interessi passivi, una misura che peserà per oltre un milione di euro come carico, si crea un problema: siamo sicuri che poi le banche italiane accetteranno ancora le imprese sammarinesi? Loro dovranno aprire una posizione fiscale per fare la ritenuta e il rischio è che preferiscano non lavorare più con voi, e questa non è una cosa da poco. Inoltre, se si dovrà applicare una sorta di ritenuta da conto, la banca si rifarà sul cliente, causando un aggravio di costi per l’azienda. Voglio sapere se avete fatto tutte le opportune verifiche affinché non si creino problemi alle aziende che oggi si finanziano fuori perché conviene di più e quanto condizionerà questo aspetto i rapporti che avranno le banche con i propri clienti.
Nicola Renzi (Rf): Mi rifaccio alle domande del consigliere Santi sul contenuto, ma c’è un dato ulteriore. Ci è stato presentato un testo fortemente modificativo rispetto a quello depositato in prima lettura, e tre quarti d’ora non sono bastati per valutare emendamenti che per vostra stessa ammissione hanno richiesto giorni di lavoro. Ci siamo dovuti rivolgere ai Capitani Reggenti per far presente che l’iter di una legge così rilevante non può essere questo. Ho richiesto al Segretario di Stato, dato che avete scelto questa via procedurale, che l’illustrazione degli articoli, anche se non emendati, non sia una semplice lettura, ma includa un minimo di spiegazione. Se questa riforma fosse così qualificante e migliorativa, dovrebbe essere vostro interesse usarlo questo microfono per spiegare alla gente la bontà degli interventi. Invece, sembra che andiamo avanti con un fare liquidatorio, dovendo fare gli emendamenti a un tanto al chilo, e a occhi e croce finiremo questa settimana per forza. Noi cerchiamo di fare il lavoro migliore possibile e chiedo rispetto. Voi dovete spiegarci come mai la legge del 2013 è stata modificata in questo modo, basta spendere 20 secondi al microfono, a meno che non si voglia
Comma 2 – Progetto di legge “Modifiche alla Legge 16 dicembre 2013 n.166 ‘Imposta Generale sui Redditi’ e successive modifiche”
mantenere l’arroganza di avere disprezzo per chi si ha davanti. L’ordine di scuderia è evidentemente il silenzio e l’andare avanti. Spero avremo tempo di fare un bilancio di come è cambiata questa riforma e cosa cambia rispetto al 2013. Ad esempio, voglio capire fino in fondo se il sistema della SMAC viene potenziato o depotenziato.
Gaetano Troina (D-ML): Mi accodo ai colleghi. Il metodo di affrontare questo progetto di legge non è assolutamente adeguato al suo peso. Rilievo che, a parte gli emendamenti di oggi in cui è indicato in grassetto cosa si modifica, nel testo in prima lettura non è evidenziato in nessun modo quali parti sono state cambiate rispetto alla legge del 2013, e per un non tecnico è impossibile rendersi conto delle variazioni e degli impatti. È doveroso che ci sia una spiegazione degli intenti della singola modifica fatta sulla legge del 2013. A livello di metodo, ribadisco che ci sono stati comportamenti estremamente gravi: il trend stamattina era di tirare dritto senza neanche darci il tempo di approfondire gli emendamenti che avevate depositato. L’approccio è ‘abbiam fretta di finire e se non li avete capiti, pazienza, tiriamo dritti’. Non mi è mai capitato in questi anni che sui provvedimenti di questo spessore non venisse dato il tempo alle opposizioni di studiarli. Confermo che abbiamo ritenuto di dover segnalare alla Reggenza questo comportamento anomalo. Per quanto riguarda l’articolo 2, dalla relazione mi è sembrato di capire che si sia intervenuti sui redditi di capitale e sui noleggi. Vorrei capire l’obiettivo fiscale, il perché di queste modifiche e quali sono le differenze rispetto alla normativa precedente.
Sandra Stacchini (Pdcs): Dunque, all’articolo 2 troviamo uno dei principali principi dettati da questa riforma, ovvero ampliare la base imponibile e tassare redditi fino ad ora esenti che sono prodotti in territorio da operatori esteri. Parliamo nello specifico di banche e di società di noleggio, sia di auto che di strumentazione varia (fotocopiatrici, distributori). L’articolo era già presente in prima lettura, quindi non è una novità, ma ben venga spiegarne il contenuto. Mi risulta che l’incasso indicativo da questo articolo sia di 1 milione di euro, ed è una quota importante della riforma.
Luca Gasperoni (Pdcs): Mi allaccio a quanto chiesto dal collega Santi, che giustamente ha fatto un’osservazione sugli impatti che si possono avere sul sistema, non solo sul bilancio. Però mi porrei anche la domanda al contrario: come si deve comportare una banca sammarinese quando un residente viene a chiedere un finanziamento? A me risulta che le banche sammarinesi in questo contesto abbiano già da diversi anni il problema che l’Italia chiede di pagare questa imposta. Parliamo di territorialità, e non ci vedo tutti questi grossi problemi; stiamo esattamente replicando sostanzialmente una misura che già l’Italia applica nei nostri confronti. Poi possiamo discutere degli impatti sugli oneri dei finanziamenti, ma a prescindere da questo, la misura è quella che l’Italia applica verso i nostri confronti.
Emanuele Santi (Rete): Capisco il collega Gasperoni e la questione della sovranità. È vero, però la questione qui non si pone solo sulla sovranità, ma temo che approvando questo articolo si possa apportare un problema alle nostre imprese. È vero che prendendo questa ritenuta si prenderà forse 1 milione e duecento mila euro di entrate, ma molte imprese vanno a indebitarsi in Italia visti i tassi più convenienti. Io penso che saranno tante le imprese in questa situazione. Mi chiedo, voi pensate che una piccola banca in Italia, che ha magari solo due clienti sammarinesi, abbia voglia, con tutti i casini che abbiamo qua a San Marino, di aprire una posizione fiscale a San Marino per applicare la ritenuta? Questo potrebbe veder compromesso il rapporto anche a livello di costi per il cliente. Ho parlato con un po’ di gente in giro e mi sembra che il problema ci sia e sia reale e anche molto molto sentito. Se la vostra scelta è quella di disincentivare che le imprese vadano fuori per spingerle a finanziarsi dentro, dato che le nostre banche fanno poco credito, allora ditelo chiaramente. Di fatto, state mettendo un disincentivo per le imprese ad andare a finanziarsi fuori. Vorrei le spiegazioni dal segretario Gatti, perché a fronte di 1 milione e due di possibile entrata, si possono compromettere decine, centinaia di rapporti di società che hanno fuori San Marino. Questo è uno degli articoli più problematici.
Segretario di Stato Marco Gatti: Io chiederei innanzitutto un po’ di rispetto. Stiamo seguendo l’iter parlamentare previsto dal regolamento, che include una prima lettura con ampio dibattito, una relazione accompagnatoria e la spiegazione degli articoli. Questo progetto di legge è stato presentato a luglio. Se venite qui a chiedere la spiegazione degli articoli, la mia domanda è: come fate a dire che il progetto è impresentabile o inemendabile? Vuol dire che non l’avete letto. Le considerazioni che fa il consigliere Santi sono di merito e necessitano di confronto, non della spiegazione dell’articolo. Gli emendamenti presentati questa mattina, in perfetta rispondenza del regolamento, è giusto spiegarli ed entrare nel merito se non sono chiari. Certo che abbiamo pensato che ci possano essere delle problematiche, ma uno Stato non può dire di non applicare i principi fiscali per paura. Queste problematiche sono di ordine contrattuale, poiché due soggetti dovranno trovare un accordo sulle condizioni del prestito, che includono tasso, garanzie e altro, non solo la fiscalità. Anzi, mi risultano banche che vengono qui a fare attività cross-border che non potrebbero fare, e forse lo Stato dovrebbe tutelarsi. Noi abbiamo dovuto trattare col fisco italiano, e le banche hanno dovuto trattare, perché non avevano presentato le dichiarazioni dei redditi, cosa che noi abbiamo introdotto e che prima non c’era. Può avere un impatto, ma non credo che sia insopportabile né che faccia chiudere le aziende. Sono convinto che le aziende che prendono credito fuori sono quelle strutturate, che lo chiedono probabilmente per attività già svolte fuori territorio. Le piccole imprese non fanno tutto questo ricorso al credito esterno, anzi le banche fanno la corsa per fargli lo sconto fatture. Dal mio punto di vista, è corretto che lo Stato attui i principi fiscali per portarsi a casa quello che viene maturato sul territorio. Prevediamo un aumento di gettito di almeno 1,2 milioni dalle attività finanziarie e un altro 1,2 milioni dalle attività di noleggio. Pensiamo che questa sia una cosa da fare, assolutamente legittima, e sarebbe sbagliato continuare a ignorarla per paura.
Emanuele Santi (Rete): Voglio essere propositivo, segretario. Anche se lei non ci ha trattato molto bene, dato che gradivamo essere più rispettati, magari depositando gli emendamenti qualche giorno prima. Sono propositivo perché sappiamo che il dibattito in prima lettura è generale, a livello di principio, ed è impossibile affrontare nel merito una legge come l’IGR di 53 articoli in soli 6 minuti. Ci deve dare atto che i confronti non ci sono stati, e non per colpa nostra. In quanto commissione preposta e sapendo che la gente ci ascolta, le chiedo semplicemente di spiegarci lei, articolo per articolo, le ragioni di questa legge, l’impatto e le considerazioni. Forse qualcosa l’abbiamo letto, quindi non si faccia imboccare. A mio avviso, questo articolo non è da poco, ma gli impatti potrebbero essere abbastanza problematici, e vedo diverse criticità soprattutto per le imprese che si vanno a sovvenzionare in Italia.
L’emendamento interamente soppressivo dell’articolo 2 è bocciato con 4 voti favorevoli e 9 contrari. L’articolo 2 è approvato con 10 voti favorevoli e 3 contrari.
Articolo 3 (Modifiche all’articolo 7 della Legge n.166/ 2013 e successive modifiche)
Segretario di Stato Marco Gatti: Con questo articolo sostanzialmente si va a integrare quelli che sono i redditi esenti. In particolare, viene chiarito che il reddito minimo familiare fa parte dei redditi esenti. Veniva trattato così, però visto che eravamo in procinto di integrare la legge 166, l’abbiamo voluto esplicitare e poi siamo intervenuti sui rimborsi spese documentati delle associazioni. O meglio, c’era un’esenzione per quanto riguardava rimborsi e spese documentati e vi era anche la gestione o contribuzione all’erogazione di servizi che abbiamo eliminato perché si prestava a fare delle attività che erano più prettamente economiche in completa esenzione di imponibilità e quindi l’abbiamo eliminato e abbiamo chiarito rimporsi spese documentati che sono esentati.
Emendamento interamente soppressivo dei gruppi di opposizione
Gaetano Troina (D-ML): Relativamente a questo articolo, vorremmo capire quali valutazioni sono state fatte per l’inserimento di queste proposte. Il reddito minimo familiare menzionato è quello del decreto Covid del 26 maggio 2020, numero 91. Chiediamo quali parametri verranno utilizzati per determinarlo e valutarlo. Da quello che ci risulta, l’importo di questo reddito minimo è veramente limitato, coinvolgendo poche casistiche tra i nostri concittadini. Vorremmo capire l’impatto di questo intervento. Sui rimborsi spese documentati non abbiamo osservazioni particolari, ma vorremmo capire l’approccio, visto che la relazione non motiva più di tanto l’intervento sull’articolo 3. Chiediamo maggiori spiegazioni al governo sugli obiettivi e sui parametri attuali per l’individuazione del reddito minimo. Visto che presupponiamo che ci sia stato uno studio dei dati alla base, vorremmo sapere quante famiglie ricadono in questi interventi che tutelano le fasce di reddito più deboli. Quante famiglie oggi usufruiscono dei parametri del reddito minimo familiare? Abbiamo la percezione che siano veramente in pochi a ricadere negli stringenti requisiti previsti. Vorremmo capire gli impatti sulla riforma e di quante famiglie stiamo parlando, immaginando che abbiate i dati.
Nicola Renzi (Rf): Ringrazio i consiglieri Gasperoni e Stacchini per il loro contributo di spiegazione sull’emendamento precedente. È vero che analizziamo un testo di legge con il suo iter parlamentare preciso, ma è anche vero che molta gente ci ascolta. Segretario Gatti, la ringrazio per le spiegazioni su questo articolo, ma secondo me ha sbagliato prima nel richiamarci al rispetto delle regole, dato che se facciamo la gara a chi si discosta di più dalle regole, lei ci batte con grande distacco rispetto alla prassi normale di gestione della cosa pubblica e del potere. Con questo articolo si introduce il concetto del reddito minimo familiare, certamente accettabile e plausibile, ma legato a uno dei decreti Covid, e immagino che sia bassissimo. Chiedo quali correlazioni ci siano con questo decreto e con lo strumento annunciato da tempo per l’accertamento dei redditi delle famiglie, l’ICEE o ISSE. Stiamo facendo la riforma IGR, ma non abbiamo ancora questo indicatore del reddito generale delle famiglie. Le famiglie sono un perno che dovremmo guardare con la massima attenzione, anche alla luce delle situazioni di grande difficoltà emerse nell’incontro con i sindacati. Dobbiamo assicurarci che la riforma IGR non impatti troppo, cercando di aiutare le famiglie, soprattutto quelle in difficoltà che stanno investendo per il futuro. Spero che ci sia la possibilità di declinare le modalità di accertamento di questo reddito familiare in maniera più precisa e complessiva, andando oltre un decreto legge fatto in emergenza Covid. Sull’altro aspetto, quello delle spese documentate, questa è una miglioria assolutamente ben accoglibile che si ripeterà nel testo. Siamo d’accordo che non basti il semplice scontrino, ma che sia necessaria la tracciabilità effettiva della spesa. L’altro tema me lo tengo per l’emendamento successivo.
Emanuele Santi (Rete): Ci stiamo confrontando, e questo articolo ci crea delle domande. A livello di concetto va bene che tra i redditi esenti ci sia il reddito minimo familiare. Però, segretario, vorremmo capire a quanto ammonta, dato che fa riferimento al decreto Covid 91 del 2020. Dobbiamo capire di che cifre stiamo parlando, considerando un nucleo familiare con magari una sola persona che lavora e più persone a carico. Riteniamo l’intervento lecito e condivisibile, ma vorremmo sapere a quanto ammonta oggi questo reddito minimo. Questo articolo ha meno impatto rispetto agli altri. A livello generale, devo dire che mi aspettavo un lavoro corposo dalla maggioranza sugli emendamenti. Parliamo di 12 piccoli emendamenti e nella sostanza non vedo la mano della maggioranza impegnata a modificare la legge; anzi, qualche emendamento mi sembra più problematico della stesura originaria. Secondo me, andrete a sbattere contro un muro, questa riforma non ha elementi di novità o elementi tali da renderla un’equa riforma IGR. C’è veramente nulla, e ci avete messo due mesi a fare incontri e decidere. Tornando all’articolo, sarebbe interessante capire come viene calcolato il reddito minimo familiare. Purtroppo, molte famiglie sono in serie difficoltà e devono accedere a questi benefici e servizi a causa del caro vita, del caro bolletta, e perché fare la spesa è diventata un’impresa, e si fa fatica ad arrivare a fine mese. Saremmo grati per delle spiegazioni su questo intervento.
Gaetano Troina (D-ML): Giusto per forse spiegare anche meglio quello che chiedevo nel mio intervento preliminare. Allora, quello che a noi interesserebbe sapere, visto che diamo per scontato e presupponiamo che nel momento in cui vengono proposti degli interventi ci sia stato alla base uno studio dei dati e vorremmo capire soprattutto questi interventi che vanno giustamente a tutelare e proteggere le fasce di reddito più deboli della nostra cittadinanza. Abbiamo un’idea di quante famiglie ricadono in questi interventi che giustamente sono particolarmente favorevoli? Cioè, quante famiglie oggi rientrano nei parametri del reddito minimo familiare? Perché questo intervento, così come altri successivi che vanno a riconoscere detrazioni particolari in favore di alcune fasce di reddito, in alcuni casi sono particolarmente favorevoli, ma abbiamo un po’ la percezione che siano veramente in pochi a ricadere negli stringenti requisiti che la legge va a disciplinare per quelle fasce di reddito. Quindi vorremmo capire anche qui gli impatti, cioè di quante famiglie stiamo parlando, se avete i dati immaginiamo di sì e qual è l’impatto sulla riforma di questo intervento.
Segretario di Stato Marco Gatti: Devo precisare che qui non siamo nelle fasce di reddito. Il reddito minimo familiare è un reddito che è una misura straordinaria, mensile che lo Stato ha messo in atto nei confronti di quei soggetti o nuclei familiari, ma prevalentemente sono persone fisiche, singole o magari con figli che si trovano nella condizione di aver persi il lavoro, quindi non aver reddito e sono completamente senza nessuna possibilità di sostentamento. Questo è un reddito che parte da 800 euro, poi dopo c’ha una serie di incrementi a seconda se ha dei figli a carico, se non li ha, a seconda se paga un affitto e quant’altro che lo mette nelle condizioni che può salire, ma chiaramente non sale tanto perché è una misura temporanea mensile, visto che ogni mese si vanno a verificare le condizioni e il soggetto non deve avere rifiutato proposte di lavoro. Lo abbiamo inserito qui perché qui stiamo parlando dei redditi esenti, cioè quei redditi che non devono essere imponibili, e questo, a maggior ragione di tutti gli altri, non deve essere imponibile proprio perché è una misura straordinaria a protezione di una figura che non ha in quel momento entrate. Chiaramente la previsione di entrata qui è zero, e questa è stata una specificazione rispetto a una prassi che già adottavamo.
Troina
L’emendamento interamente soppressivo dell’articolo 3 è bocciato con 3 voti favorevoli e 9 contrari L’articolo 3 e approvato con 10 voti favorevoli e 3 contrari.
Articolo 4 (Modifica dell’articolo 13 della Legge n.166/ 2013 e successive modifiche)
Segretario di Stato Marco Gatti: La modifica principale era già quella nella prima lettura che riguarda la trasformazione di quelle che erano le spese SMAC da deduzione a detrazione. Quindi qui stiamo parlando di oneri deducibili. Sono state tolte le spese SMAC che sono tenuti in territorio che abbattevano la base imponibile fino a 9000 euro. Poi dopo li troveremo successivamente nell’articolo sulle detrazioni di imposta. E la cosa che abbiamo aggiunto rispetto alla prima lettura è il fatto che queste questi oneri deducibili devono essere documentati oltre che con la documentazione fattura documento equivalente anche attraverso strumenti tracciabili. Questo anche perché rispetto alla prima lettura abbiamo tolto il limite per alcune di queste spese che dovevano essere conseguite esclusivamente in territorio, quindi abbiamo introdotto a questo punto per tutte anche la tracciabilità della movimentazione finanziaria per andare a contrastare eventuali fenomeni distorsivi.
Emanuele Santi (Rete): Pensavo, a dire la verità, che uno degli emendamenti proposti avrebbe eliminato questa misura. Ritengo che gravare ulteriormente, raddoppiando di fatto la percentuale di prelievo sui redditi da lavoro dipendente, ovvero sul TFR, sia la cosa più iniqua che si possa fare. Si tratta di un aumento della tassazione IGR di 25 euro ogni 1000 euro. Per una persona con un TFR di
Emendamento interamente soppressivo dei gruppi di opposizione Emendamento modificativo del governo
2000 euro, un aggravio di 50 euro non è poco. Questo è il palese tentativo di fare cassa su una categoria, perché le famiglie usano il TFR a giugno e la tredicesima a dicembre per pagare la doppia rata del mutuo prima casa. Togliere anche solo 50 euro a chi fa fatica ad arrivare a fine mese non è una scelta da poco e questo interventino dovrebbe cubare più di un milione o un milione e mezzo sulle spalle dei cittadini. È il significato simbolico che fa più arrabbiare. Sebbene l’aumento delle percentuali sulle rendite e sulle plusvalenze da rendite estere e sui titoli esteri sia un correttivo che va nella giusta direzione, non era meglio mantenere questo aumento per compensare e togliere l’aumento di percentuale del 2,5% sul TFR? Avete mantenuto l’uno e l’altro, ma è ben diverso aumentare di 50 euro le ritenute su un TFR che la gente usa per pagare il mutuo, rispetto a colpire giustamente magari con una percentuale più alta una rendita finanziaria magari di milioni di euro.
Nicola Renzi (Rf): Questo è uno degli articoli che è stato emendato tra la prima e la seconda lettura e, se non ho capito male, la disposizione relativa al TFR resta immutata, e su questa c’è stata da subito la nostra più grande contrarietà. Sono stati ritoccati invece aspetti che riguardano la rendita finanziaria, come strumenti che possono venire dall’estero o certificati di deposito. Se sulla seconda misura si può convenire, ritengo che il TFR sia un pagamento che a tutti gli effetti viene considerato stipendio e non può essere tolto dallo stipendio. A San Marino abbiamo scelto di liquidare il TFR anno per anno proprio perché determina quella tredicesima mensilità che è un’opportunità usata spesso per pagare il mutuo, o per sovvenire a quello a cui non arriva lo stipendio normale. Questo aspetto è estremamente negativo e analizzando il testo si vede che manca organicità e una visione complessiva di chi si vuole colpire. Questa non è una riforma dell’IGR, ma una piccola revisione fortemente disorganica. Infine, ribadiamo la nostra contrarietà al ricorso al decreto delegato previsto dal comma 4, come facemmo già nella riforma del 2013.
Gaetano Troina (D-ML): Parto proprio da questo ultimo aspetto, perché ricordo distintamente che questa maggioranza ci ha ripetuto che lo strumento del decreto delegato non sarebbe più stato utilizzato, che si doveva lavorare con le leggi e che la scorsa legislatura era stata una vergogna. Solo in questo provvedimento c’è un rimando a un numero indefinito di decreti delegati, e io non mi faccio prendere in giro. Presentare una riforma che poi nelle parti più sostanziali o tecniche rimanda ai decreti delegati significa non portare una riforma, ma solo un pezzo di intervento, ed è una tecnica legislativa discutibile. Se voi veramente dite di voler cambiare metodo, ci si aspetta che lo facciate, altrimenti ci sono solo chiacchiere al microfono. Inoltre, critico il fatto che alla lettera A di questo articolo si uniscano come se fossero la stessa cosa i redditi di lavoro autonomo e i redditi di impresa. Queste categorie sono molto diverse, anche alla luce dell’evoluzione sociale: un lavoratore autonomo che non ha dipendenti non può essere parificato a livello di imposizione fiscale a un’impresa con magari tot dipendenti e struttura organizzativa. Se si dice che è una riforma più equa, non mi sembra proprio, e sarebbe il caso di differenziare le categorie di reddito.
Emanuele Santi (Rete): Il fatto che su questo emendamento non parli nessuno fa capire bene che un po’ di difficoltà e un po’ di vergogna ce l’avete. Quando le cose ve le mettiamo in fila, poi dopo le dovete votare e riprendervi la responsabilità. Questo è uno degli articoli più vergognosi. Sebbene con l’emendamento si sia tentato di calmierare, io mi aspettavo che sul TFR voi faceste un passo indietro, ritornando alla tassazione precedente. L’ho spiegato perché: il TFR è quella busta paga che le persone normali usano per pagare i mutui. Andare a tassare 50 euro in più, che sono 25 euro ogni 1000 euro, è un peso per certe famiglie. Questo intervento non dovevate farlo, punto. Se aveste voluto far bene, avreste ritirato questo intervento qua e lasciavate invece quello degli emendamenti. Andare a toccare il TFR fa sì che siate incommentabili. Ve lo votate, vi prendete la responsabilità, ma a noi qualcosa ci tocca dire: questa cosa a noi non va giù. È uno degli articoli veramente più antipatici.
L’emendamento interamente soppressivo dell’articolo 4 è bocciato con 3 voti favorevoli e 9 contrari. L’articolo 4 come emendato dal governo è approvato con 9 voti favorevoli e 3 contrari.
Articolo 5 (Modifica dell’articolo 14 della Legge n.166/ 2013 e successive modifiche)
Segretario di Stato Marco Gatti: La modifica principale era già quella nella prima lettura che riguarda la trasformazione di quelle che erano le spese SMAC da deduzione a detrazione. Quindi qui stiamo parlando di oneri deducibili. Sono state tolte e le spese SMAC che sono tenuti in territorio che abbattevano la base imponibile fino a 9000 euro. Poi dopo li troveremo successivamente nell’articolo sulle detrazioni di imposta. E la cosa che abbiamo aggiunto rispetto alla prima lettura è il fatto che queste questi oneri deducibili devono essere documentati oltre che con la documentazione fattura documento equivalente anche attraverso strumenti tracciabili. Questo anche perché rispetto alla prima lettura abbiamo tolto il limite per alcune di queste spese che dovevano essere conseguite esclusivamente in territorio, quindi abbiamo introdotto a questo punto per tutte anche la tracciabilità della movimentazione finanziaria per andare a contrastare eventuali fenomeni distorsivi.
Emanuele Santi (Rete): Volevo solo ricordare che gli emendamenti soppressivi al progetto di legge sono stati presentati da tutta l’opposizione. Qui andiamo nel cuore della legge, ovvero nel cuore del problema, dove viene cambiata totalmente l’impostazione della vecchia legge IGR. Lo Stato riconosceva una deduzione fino a 9000 euro, tracciata con la SMAC, che variava a seconda del reddito, mentre ora questa deduzione non sarà più una deduzione, ma una detrazione, ovvero sotto la riga sull’importo netto da pagare. Il fatto che per avere una deduzione le spese debbano essere documentate e tracciate può essere condivisibile, ma quello che francamente manca è la continua delega. In questo progetto di legge ci sono 5-6 articoli delega, e io penso che dopo due mesi si potesse arrivare a un testo su cui dovevate trovare la quadra. Poi sull’Ufficio tributario si dice che nell’ambito di controllo e accertamento esso può disconoscere. Nelle leggi, a mio avviso, bisognerebbe scrivere deve, non può, perché il deve è qualcosa di diverso. Se c’è qualcuno che crea distorsioni, l’Ufficio tributario deve controllare, e magari scriviamo nero su bianco come andrebbero fatti questi controlli. Invece, rimaniamo generici e siamo di fronte a un ufficio tributario sguarnito, con una decina di persone che sono andate in pensione e non sono state sostituite. Questo è l’indirizzo politico di come immaginate i controlli, e quindi di fatto, i controlli non si vogliono fare. Se vogliamo veramente dare una risposta alle tante criticità elusive, non dobbiamo colpire le dichiarazioni delle persone fisiche che dichiarano 10- 15.000 euro, ma andare a verificare le dichiarazioni dei redditi delle società, ad esempio le 1550 società che non dichiarano nulla. Una riforma IGR fatta come si doveva cominciare cercando di capire chi non paga, e la risposta è no, non lo si andrà a cercare, perché negli articoli dove si dovrebbe cominciare a dire come si fanno i controlli non c’è scritto nulla.
Nicola Renzi (Rf): Io cercherò di fare alcune riflessioni perché è davvero difficile, e io l’ho già detto: noi crediamo fortemente nel sistema della SMAC e vorremmo avere dei dati ben precisi prima di rivederlo. Le domande sono semplici: secondo voi, con la nuova formulazione, i consumatori saranno più o meno incentivati a utilizzare la SMAC card? Il sistema SMAC prevedeva quella contrapposizione degli interessi che favoriva ovviamente la tracciabilità. Ricordo che si pensò anche di ampliare gli scaglioni della No Tax Area soggetti alla SMAC, chiedendoci perché mettere un limite a 9.000 se questo strumento ci aiuta a far emergere transazioni che rimangono in nero. Sappiamo tutti cosa succede alla fine dell’anno, quando una persona è più incline ad accettare una transazione non tracciata perché magari ha raggiunto la sua fascia necessaria. La SMAC, obbligando alla spesa in territorio, per alcune famiglie o singoli inizia a diventare difficile raggiungere la quota per avere l’esenzione di tutta l’area no tax prevista per il proprio reddito. Per quanto riguarda i controlli, la gestione di questa Segreteria di Stato per 6 anni è andata verso la non volontà di approfondire la tematica. Non è accettabile che i vari comparti della pubblica amministrazione siano stati infarciti di personale e l’Ufficio Tributario sia stato lasciato come l’ultima ruota del carro e sempre più sguarnito.
Gaetano Troina (D-ML): Condivido assolutamente quanto detto dai colleghi, in particolare mi soffermo sul comma 4, dove si prevede la possibilità in capo all’Ufficio Tributario di disconoscere gli oneri deducibili quando riscontri fenomeni di abuso. Se l’ufficio riscontra fenomeni di abuso o indebita deduzione, perché può e deve lasciare la facoltà in base a cosa? Su questo il collega Santi ha assolutamente ragione: se l’obiettivo è colpire l’evasore, non si può lasciare il può. Devo rilevare di nuovo anche qui un altro decreto delegato che sostanzialmente consente al governo di decidere in totale autonomia quali benefici concedere, quando farlo e per quanto tempo, senza che l’aula consiliare abbia il minimo controllo. Questi decreti delegati continuano a decadere, a essere riemessi, e non passano mai dall’aula consiliare. Provo a rispondere al collega Renzi riguardo al quesito sull’utilizzo della SMAC: se si trasformano in detrazioni che vanno forzatamente documentate, si forza all’utilizzo della SMAC. Tuttavia, non si ha più quel circolo virtuoso che si aveva prima, basato sull’interesse di entrambe le parti a far risultare la transazione. Si continua a far sì che i cittadini odino lo strumento della SMAC e non riusciamo a capire perché ci sia questa impostazione.
Segretario di Stato Marco Gatti: Sono per accogliere, dal mio punto di vista, la sostituzione del “può” con il “deve”. Abbiamo riproposto il testo attuale in questo comma, però ritengo anch’io che possa essere assolutamente più corretto sostituire il può con il deve disconoscere. Chiedo di mettere a verbale che nel testo il comma 4 reciterà così: L’Ufficio Tributario, nell’ambito dell’attività di controllo e accertamento, deve disconoscere in tutto o in parte l’applicazione degli oneri deducibili quando riscontri, fatta salva la prova contraria fornita dal contribuente, fenomeni di abuso ovvero indebita deduzione finalizzata esclusivamente al conseguimento del beneficio fiscale.
Emanuele Santi (Rete): Ritengo che il recepimento di questa parola sia importante, poiché stabilisce che l’Ufficio Tributario debba disconoscere in tutto in parte l’applicazione in caso di controllo. Per quanto riguarda l’impostazione data a questa legge, a me pare che, mentre l’impostazione iniziale data da Gatti poteva avere un senso logico (anche se per noi era completamente irricevibile), la maggioranza abbia portato avanti un testo che non ha rispettato quel senso logico, se non peggiorandolo. Gli emendamenti che andremo a discutere sono addirittura peggiorativi del testo. Tolto il fatto che specificare che le spese debbano essere debitamente documentate sia ovvio, ritengo abbiate fatto un lavoro pessimo. Peggio di così non potevate farlo.
L’emendamento interamente soppressivo dell’articolo 5 è bocciato con 3 voti favorevoli e 10 contrari. L’articolo 5 come emendato dal governo è approvato con 10 voti favorevoli.
Articolo 6 (Modifica dell’articolo 15 della Legge n.166/ 2013)
Segretario di Stato Marco Gatti: Qui la modifica rispetto alla prima lettura è soltanto formale richiesta dall’Ufficio Tributario in quanto mentre nella rubrica parlava di oneri previdenziali e assistenziali obbligatori poi nel testo si parlava soltanto di contributi previdenziali e quindi abbiamo ripetuto gli assistenziali obbligatori.
Emendamento interamente soppressivo dei gruppi di opposizione (Ritirato)
Nicola Renzi (Rf): Noi avevamo presentato l’emendamento abrogativo, ma se la modifica è una cosa richiesta dall’amministrazione perché è migliorativa e più chiara nell’applicazione, ci mancherebbe altro che vogliamo metterci qui a disquisire e potremo ritirarlo. Tuttavia, approfitto per spendere due parole sull’aspetto dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei lavoratori autonomi. Questo caso dimostra come, anche se la legge qui non cambia direttamente il sistema ed è una cosa semplicemente formale, quando si fa una riforma comune bisognerebbe riuscire a mettere a sistema tutte le agevolazioni e gli incentivi. Noi abbiamo visto che i lavoratori autonomi, grazie a leggi come quelle ‘sviluppo’, ‘incentivanti’ o ‘giovani’, spesso riescono nei primi anni ad avviare un’attività perché hanno uno sgravio molto importante delle tasse e dei contributi. Il problema è che le problematiche arrivano allo scadere di quel periodo, portando purtroppo a una ‘mortalità elevata’ di aziende, perché al venir meno di quei contributi alcune realtà non si sostengono. L’obiezione maggiore che viene, cioè che se quell’azienda dopo tre anni non impara a stare in piedi da sola è meglio che chiuda, forse ci impone di fare un discorso più ampio, perché a questo punto forse non ci conviene neanche che apra. La cosa migliore sarebbe modulare in maniera diversa il sistema impositivo in generale. Credo che l’obiettivo sia avere più aziende possibili, non tarpare le ali, cercando di dare la possibilità di rimanere in piedi. Una riforma fiscale ci deve dire anche qual è la ‘fotografia effettiva’ del mondo del lavoro e dell’impresa sanmarinese, compreso il tema dei lavori ad alto valore aggiunto e di come non perdere le capacità costrette ad andare all’estero. Il senso di una riforma fiscale deve essere più comprensivo e visionario.
Gaetano Troina (D-ML): Confermo quanto detto dal collega Renzi: se l’esigenza è soltanto una sistemazione formale rispetto a una dicitura tecnica, non abbiamo problematiche a ritirare l’emendamento. Il nostro emendamento soppressivo faceva coda a tutti gli altri che non condividono l’impostazione generale della legge. Le osservazioni del collega Renzi in merito alla riforma nel suo complesso sono assolutamente condivisibili anche dal nostro punto di vista quindi, le condividiamo e le facciamo nostre.
Emanuele Santi (Rete): Sono assolutamente d’accordo con i colleghi. Noi avevamo presentato gli emendamenti soppressivi per dare un’impronta della nostra contrarietà a questa riforma. È chiaro che anche questo articolo, seppure sia una modifica tecnica richiesta dagli uffici, avrebbe aperto un dibattito sulla questione degli oneri previdenziali e assistenziali obbligatori. Mi riferisco soprattutto ai tanti codici operatore dei giovani ragazzi che hanno quasi l’esenzione totale per i primi 5-6 anni e si trovano poi uno scoglio insormontabile al settimo anno di attività, quando si ammucchiano sia i contributi che le imposte. Forse sarebbe stato meglio cercare di fare un aumento graduale per queste aziende, magari diminuendo gli anni a quattro invece di sei, ma cominciando a contribuire in piccola percentuale dagli anni successivi. Ha ragione il collega, quando si parla di imposte IGR dovremmo avere ampio spazio su tutta la situazione. Non voglio farla lunga, e penso che sia giusto ritirare l’emendamento solo per il motivo che è un emendamento tecnico che viene portato, i problemi sono ben altri in altri articoli. Fatta questa spiegazione, ritiriamo l’emendamento e passerei al prossimo.
L’articolo 6 è approvato con 10 voti favorevoli.
Articolo 7 (Modifiche all’articolo 16 della Legge n.166/ 2013 e successive modifiche)
Segretario di Stato Marco Gatti: Per quanto riguarda il primo Comma è una modifica tecnica che ha richiesto l’Ufficio e sostanzialmente ha richiesto di inserire il chiarimento “persone fisiche fiscalmente residenti” rispetto al testo attuale. Per quanto riguarda i commi successivi, invece, come avevo detto in serie di dibattito iniziale, abbiamo cambiato quelli che sono attualmente degli oneri deducibili come le spese odontoiatriche e i canoni di locazione li abbiamo trasformati in detrazione di imposta e questa detrazione di imposta l’abbiamo sostanzialmente calcolata nella misura del 15%. Tenendo conto che un’aliquota media di un reddito di € 30.000 è intorno a 13-13,5% col 15% sostanzialmente diamo una una copertura piena ai redditi medi e ai redditi bassi, mentre invece poi chiaramente per i redditi più alti hanno rispetto a quello che è una deduzione di base imponibile hanno un peso meno significativo rispetto all’attuale. Altra modifica che abbiamo introdotto è stata la modifica di quella che era una detrazione di imposta oggi sempre per i residenti i pari euro 100 fino a 15.000 euro di reddito e l’abbiamo rimodulata denominando la moto bonus protezione del reddito e nella misura che vi ho appena letto. Quindi fino ai 15.000 euro l’abbiamo elevata a 500 euro, oltre i 15.450 fino a 30.000, poi da 30.000 inizia un décalage fino agli 80.000 di reddito. Dopodiché chiaramente non c’è più. Queste sono le modifiche più significative e rispetto ai dati che come segreteria abbiamo comunicato nel weekend, quindi sabato e domenica. Chiaramente c’è un miglioramento perché venerdì noi abbiamo fatto le proiezioni tenendo conto, per quanto riguarda questo bonus protezione reddito di 400 euro per i redditi superiori a 15.000 euro con lo stesso décalage. Quindi abbiamo aumentato di 50 euro e quindi chiaramente va a migliorare la proiezione che abbiamo che abbiamo pubblicato sabato e lunedì. L’altro elemento è che rispetto alla prima lettura la detrazione di SMAC era soltanto per i residenti. Invece adesso è stata estesa anche con ai non residenti.
Emanuele Santi (Rete): Volevo fare una verifica sulla stesura dell’articolo 7, modificato dopo le lettere A, B, C, D, E all’inizio. Quel comma 01 riporta nuovamente il comma 1, quindi si poteva mettere che era il comma 2. Sono un po’ preciso su queste cose, ma la parola ‘viene rinumerato’ è nella stesura definitiva.
Gaetano Troina (D-ML): Approfitto per fare alcune domande sulla stesura del testo. Per quanto riguarda il comma 01, chiedo chiarimento se gli importi siano stati modificati, anche se mi risulta che rimangono uguali ad oggi. Spostandomi al comma 1, lettera A, che va a cambiare in maniera importante l’articolato, chiedo di specificare cosa si intenda con ‘protesi dentari sanitarie’, ovvero se si tratti di protesi sanitarie o spese sanitarie in generale, poiché così come scritto potrebbe essere occasione di confusione per l’ufficio. In merito alla lettera B sul canone di locazione, siamo lieti che sia stata accolta la nostra proposta del progetto di legge sviluppo di gennaio, elevando all’80% la percentuale di detrazione per i locatari sotto i 35 anni. Vorrei anche chiedere chiarimenti riguardo al comma 2, dove si parla del ‘bonus protezione del reddito’, chiedendo se si tratta di un beneficio ulteriore o come sia stato concepito e pensato, poiché ci sfugge un po’ come è stato concepito a livello di intervento. Infine, vorremmo comprendere meglio le ragioni e l’impatto che si intendano raggiungere con il tetto massimo di 6000 euro per le spese detraibili, che è la novità di questo progetto di legge.
Sandra Stacchini (Pdcs): Questo è l’articolo principale, se non uno dei principali, della riforma, in primis perché riconosce la possibilità di detrazioni anche per i frontalieri. Inoltre, al punto un bis, introduciamo un concetto molto difeso e richiesto dai sindacati: il passaggio dalle deduzioni alle detrazioni, in particolare per due tipi di spese. Ho difeso e accolto questo tema perché la detrazione tutela il reddito inferiore rispetto ai redditi alti, in quanto la deduzione su un reddito alto incide per una percentuale maggiore. Ritengo che questo sia decisamente uno dei vantaggi a favore e in tutela dei redditi più bassi. Abbiamo inserito anche il bonus perché, passando da una proposta iniziale del 22% per le spese SMAC al 15%, ci sarebbero stati redditi penalizzati rispetto alla situazione attuale. Questo importo va a tutelare i redditi netti fino a €2000, dove l’incidenza di tassazione è minima o nulla. Dopodiché, il bonus è in decalage, arrivando a €450 fino a 30.000, per cui i redditi alti sono chiaramente meno tutelati di quelli bassi.
Nicola Renzi (Rf): Grazie al consigliere Stacchini per le spiegazioni. Spero vivamente di essermi sbagliato su quanto detto dal segretario Gatti, perché la prima cosa che si deve pretendere in una riforma fiscale è avere tabelle di proiezione di quale sarà il gettito e l’impatto sui singoli e sulle famiglie per fasce di reddito, confrontando lo status quo, la prima lettura e la formulazione in commissione. Mi sembra l’ABC, ma pare che ancora non ci siano questi conteggi finali. Un’altra questione è la dicitura al comma 1 bis: è molto importante sapere se ‘protesi dentarie virgola sanitarie’ sottintende solo le protesi oppure se ricomprende tutte le spese sanitarie. Vorrei sapere se, dalla riforma rispetto allo status quo, potrò detrarre di più o di meno sulle spese sanitarie, anche perché stiamo andando verso una privatizzazione de facto della sanità, dove le liste d’attesa per alcune specialità arrivano a un anno o un anno e mezzo. Se incidiamo sul disservizio sanitario totale e in più andiamo a incidere su ciò che uno si può ristorare, si arriva al punto che qualcuno non si cura più, e questo credo che nessuno lo voglia. Infine, si apre la grande questione dei frontalieri: mi chiedo se riusciremo finalmente ad affrontare il tema frontalieri in maniera organica. La Repubblica di San Marino ha in questo momento tra gli 8 e i 9.000 frontalieri che rendono sostenibile il nostro tessuto economico, e una domanda su come trattarli dovremmo farcela prima di pensare alle aliquote e alle detrazioni.
Emanuele Santi (Rete): Questo è l’articolo il cuore di questa riforma IGR, e il fatto che siate venuti qui in aula senza uno straccio dell’impatto o del gettito di questo cambiamento denota proprio l’improvvisazione. Mi sembra che abbiate ‘tirato i dadi’ per mettere giù questi importi. Il segretario Gatti aveva scritto nella relazione che la Segreteria di Stato per le Finanze stava predisponendo un simulatore di calcolo dell’imposta sul sito internet a breve, ma da quello che mi risulta non ci dovrebbe essere ancora. Non sapere quali saranno gli impatti di questa misura, che cubava il 50% dell’intervento, ovvero 10 milioni di euro, è un dato impietoso. Sulla questione del bonus protezione del reddito, chiedo se ho capito bene che di fatto esso è il sostitutivo della no tax area che c’era prima nella deduzione, e che adesso ci sarà un bonus a scalare dai 500 ai 450 ai 400 secondo il reddito, in aggiunta al 15% fino a 6000 euro. Ho capito che è una sorta di non tax area vera. Credo che sul discorso SMAC rientrino anche i frontalieri. Per quanto riguarda la detrazione delle spese, mi associo al collega sulla dicitura ‘dentare sanitaria’, e a mio avviso, queste detrazioni incideranno ben di più sui redditi alti, specialmente andando a 6000 euro come detrazione al 15%.
Segretario di Stato Marco Gatti: Sostanzialmente, questi 500 euro che poi vanno in decalage, hanno sostituito una detrazione a protezione del reddito esistente che però era solo di 100 euro e fino a 15.000 euro di reddito. L’abbiamo sostituita, allungata e spalmata per cercare un principio di maggiore equità man mano che il reddito sale. Per quanto riguarda il discorso delle spese, queste si riferiscono proprio a spese per protesi, quindi parliamo di spese per protesi dentarie e sanitarie. Le spese sanitarie le abbiamo lasciate come onere deducibile. Abbiamo soltanto spostato la spesa per le protesi dagli oneri deducibili alla detrazione di imposta. Questo meccanismo penalizza i redditi alti perché essendo in aliquota superiore, riconoscendo un abbattimento sulla spesa di soltanto il 15%, si penalizzano i redditi alti e sono invece avvantaggiati i redditi bassi che hanno aliquote medie al di sotto del 15%. Per quanto riguarda il gettito, rispetto alla prima lettura è calato sensibilmente: in prima lettura avevamo previsto circa 8 milioni e mezzo o 9 milioni di gettito, e con queste modifiche dalle nostre proiezioni dovrebbe essere intorno al milione, milione e mezzo.
Gaetano Troina (D-ML): Per quanto riguarda il discorso delle protesi, forse sarebbe bene specificarlo, perché sebbene noi in Commissione l’abbiamo capito, i contribuenti o l’ufficio potrebbero comunque cadere in errore leggendo il testo. Volevo poi chiedere un chiarimento, ammettendo di essere profano del mondo tributario, sul perché le detrazioni di imposta sono riconosciute integralmente a soggetti residenti con reddito da pensione o lavoro dipendente, mentre ai redditi da lavoro autonomo sono riconosciute soltanto sul reddito da lavoro autonomo. Continuo a non capire questa distinzione e questo accorpamento di categorie, visto che il lavoratore autonomo è spesso un singolo con oneri totalmente diversi rispetto a quelli delle imprese. Vorrei un chiarimento sul perché per i lavoratori autonomi si possano detrarre solo le spese relative al lavoro autonomo e non alla vita quotidiana, come invece possono fare i lavoratori dipendenti.
L’emendamento interamente soppressivo dell’articolo 7 è bocciato con 3 voti favorevoli e 10 contrari. L’articolo 7 come emendato dal governo è approvato con 10 voti favorevoli e 3 contrari.
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L’articolo 8 (Modifica dell’articolo 17 della Legge n.166/2013)
Segretario di Stato Marco Gatti: Questo è un articolo sostanzialmente di coordinamento perché per quanto riguarda i redditi di lavoro autonomo abbiamo messo la possibilità di detrarre le spese sostenute con la SMAC dal loro reddito di lavoro autonomo a differenza di prima che era sugli altri redditi. Quindi con questo articolo abbiamo cambiato e abbiamo armonizzato il fatto che non vengono più detratti dagli altri redditi, ma soltanto da quelli di lavoro autonomo.
Emendamento interamente soppressivo dei gruppi di opposizione
Emanuele Santi (Rete): Devo chiedere al segretario quanto comporterà questa misura nelle casse dello Stato, ha un’incidenza? Siamo sempre alle solite, avere un’idea di quanto impatterà questa disposizione sarebbe interessante. Noi, l’ho già detto prima, abbiamo fatto tutti emendamenti abrogativi per dare un segnale a quest’aula che questa riforma è inemendabile e doveva essere ritirata, però è chiaro che ci sono degli articoli che forse impattano in maniera di poco conto. Noi lo manteniamo comunque in votazione anche per chiedere al Segretario quali siano le ripercussioni e gli impatti, perché io penso che una tabellina con i conteggi fatti bene sia dovuta. Non è che abbiamo la palla di cristallo, ma voi avrete fatto delle proiezioni per capire quanto può impattare questa misura, e ciò è dovuto per metterci nelle condizioni di votare con contezza. Fra l’altro, io sto cercando, ma nella relazione non è neanche spiegato l’articolo 17, si passa dall’articolo 16 all’articolo 19. Ci affidiamo alle sue mani, anche se insomma ci fidiamo poco e niente, ma votare all’oscuro non è accettabile.
Nicola Renzi (Rf): Anche io mi unisco a chi ha detto che abbiamo cercato di guardare nella relazione al progetto di legge e di andare ad individuare che cosa venisse spiegato, ma purtroppo mi sembra che questo testo non venga spiegato. Vorrei capire se l’aggiunta del comma 1 bis, per i soggetti titolari di reddito da lavoro autonomo ed impresa, è uno sgravio nei confronti dei lavoratori autonomi, oppure cosa? E in questo caso, siccome si vanno a fare delle scelte, riallacciandomi all’impostazione generale che ci avete dato all’inizio, dove il segretario Gatti ci diceva che doveva trovare 20 milioni e che se non ci andava bene il suo modo dovevamo dirgli noi come trovarli, chiedo se questo articolo va a concorrere ad aumentare o a diminuire quella cifra dei 20 milioni, ovvero se rispetto allo status quo ci dà maggiore o minore gettito. Vogliamo essere contenti se ce lo argomentate e ce lo spiegate, sia chiaro, ma soprattutto di quali cifre stiamo parlando, cosa è lecito immaginare. Non stiamo chiedendo di fare la maga Circe, ma se avete voluto adottare una misura come questa, vogliamo capire quanto sia sostenibile e quale dovrebbe essere il maggiore o il minor gettito che ne ricaviamo, perché potremmo essere anche d’accordo su questo. La questione dei lavoratori autonomi non è una questione che si risolve semplicemente pensando all’imponibile o ad una riforma IGR, ma è una questione di ecosistema generale, di snellezza della normativa, di mancanza di burocrazia e di valutare che cosa chiediamo e che cosa diamo a livello di incentivi.
Maddalena Muccioli (Pdcs): Allora, per quanto riguarda l’articolo 8 di questo progetto di legge, i redditi da lavoro autonomo e d’impresa erano tassati separatamente, con un’aliquota del 17%, in forza di disposizioni transitorie presenti nella legge IGR del 2013. Il reddito del lavoro autonomo era inizialmente previsto nella formulazione ordinaria già dal 2013 per essere tassato a scaglioni, quindi come un reddito generale delle persone fisiche. Il comma 1 bis è sostanzialmente la riproposizione di quello che era nelle disposizioni transitorie nell’articolato ordinario. Sostanzialmente, il reddito non incide in nessun modo a livello di gettito, perché ad oggi è così, il reddito da lavoro autonomo fa da basamento e i redditi diversi vengono tassati con aliquote maggiori proprio in forza di questo basamento. La vera modifica è il comma 1 ter, cioè è legata al fatto della possibilità di avere una detrazione sugli oneri dell’articolo 16, quelli collegati alla SMAC, anche sui redditi da lavoro autonomo, cosa che prima non c’era: i 9.000 SMAC (ora modificati) non erano deducibili per il reddito da lavoro autonomo. Dal punto di vista del gettito, io ritengo che questa modifica abbia un impatto minimo, e
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chiedo al segretario di integrare, perché un lavoratore autonomo che ha diversi altri redditi, come redditi da capitale o da fabbricati, già poteva usare la deduzione SMAC, non potendo usarla sui redditi da lavoro autonomo ma potendola assorbire su altre tipologie reddituali. Questa misura può favorire quelle dichiarazioni che hanno solo redditi del lavoro autonomo e che prima non potevano scaricare la deduzione SMAC. Potenzialmente, potrebbe essere una variazione di gettito minimo, dovuta al fatto che i 9.000 euro venivano già magari decurtati in altre tipologie reddituali se la dichiarazione era composta e complessa. Spero di essere stata esaustiva.
Segretario di Stato Marco Gatti: Dico solo che noi l’abbiamo stimato zero, vuoi perché prima le deduzioni erano comunque deducibili, vuoi perché abbiamo abbassato l’importo da 9.000 a 6.000 euro e quindi dal nostro punto di vista dovrebbe essere una posizione in equilibrio.
L’emendamento interamente soppressivo dell’articolo 8 è bocciato con 3 voti favorevoli e 10 contrari. L’articolo 8 è approvato con 10 voti favorevoli e 3 contrari.
L’articolo 9 (Modifica dell’articolo 19 della Legge n.166/ 2013 e successive modifiche)
Segretario di Stato Marco Gatti: Questo articolo è stato richiesto dall’Ufficio tributario per armonizzare la modalità di calcolo della base imponibile tra quelli che sono i riscatti dei primi assicurativi e la previdenza integrativa che aveva due modalità di calcolo della base imponibile similari. Hanno tassazione separate entrambe con delle aliquote differenti, però la modalità di calcolo deve essere la medesima e quindi su richiesta dell’Ufficio. Abbiamo accolto e questa armonizzazione e chiaramente non prevede né maggiore né minor getto.
Emendamento interamente soppressivo dei gruppi di opposizione
Emanuele Santi (Rete): Su questo articolo qualche considerazione bisogna farla, perché in sede di dichiarazione dei redditi, una delle voci classiche che tanti contribuenti hanno sono quelle riferite alle possibili assicurazioni sulla vita e ai possibili contratti di assicurazione previdenziale o pensioni integrative. Su questo tema è vero, c’è molta disposizione, e credo che un intervento normativo per armonizzarle andava fatto, anche perché effettivamente avevano due trattamenti diversi. Però, anche qui, a mio avviso, io non vorrei essere antipatico, ma qualche impatto anche rispetto alla tassazione secondo me c’è, non è che è un impatto zero. Ad esempio, alcune polizze vita che con capitalizzazione producono degli interessi, che sono dei depositi, mi chiedo come vengono calcolati questi interessi e qual è l’imposizione. Il problema è che purtroppo anche nella relazione questo non mi viene spiegato insomma in quattro righe, e se non si spiegano gli impatti, le ripercussioni e di che importi parliamo, come si fa poi a tarare una riforma IGR che vada a collimare tutti i tasselli? Io su questo ho dei seri dubbi, e qualche delucidazione in più si poteva fare, soprattutto per quello che riguarda le polizze a capitalizzazione che generano degli interessi attivi. A mio avviso si doveva spiegare un pochettino meglio in che cosa consisteva questo articolo, però insomma noi lo lasciamo in votazione, anche perché speriamo che ci sia qualche spiegazione in più.
Sandra Stacchini (Pdcs): Potrebbe esserci un recupero di fiscalità, certo, ma siccome si tratta solo di contratti nuovi, perché la legge non può essere retroattiva, per cui non possiamo andare sui contratti già stipulati, al momento non è quantificabile, per cui su questo lascio rispondere il segretario.
Gaetano Troina (D-ML): Soltanto per dire quanto stava sostenendo giustamente il commissario Santi, ovvero è ovvio che non si può andare a recuperare su quanto eventualmente percepito negli anni precedenti, però è evidente che basandosi la normativa su quelli che saranno i dichiarati degli anni prossimi, andrà comunque a impattare sugli eventuali interessi percepiti. Ci stiamo con la domanda:
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quali sono i dati che hanno portato alla presentazione di questo articolo? Immaginiamo che anche qui vi sia stata una riflessione alla base motivata e giustificata da dati che hanno consentito di ritenere interessante questo intervento dal punto di vista del governo per ottenere del gettito, altrimenti non riusciamo a capire il senso dell’intervento. Chiediamo chiarimenti in questo senso, anche perché è un testo che, così come scritto e in mancanza di spiegazioni ulteriori nella relazione, ci risulta di difficile comprensione, come purtroppo molti altri. Voglio ribadire che trattandosi soprattutto di alcuni articoli che vanno a spostare commi, cambiare lettere, aggiungere lettere, senza aver avuto modo anche di confrontarci con i nostri tecnici, diventa veramente difficile capire la portata e soprattutto eventualmente evidenziare delle potenziali criticità. Continuiamo a chiedere chiarimenti per poterla comprendere questa riforma che ci presentate, perché è veramente scritta molto in tecnico e necessitiamo di spiegazioni in più.
Nicola Renzi (Rf): Sono le sei di pomeriggio, credo che abbiamo lavorato alacremente. Non siamo certo indietro sulla tabella di marcia e probabilmente domani i lavori saranno finiti. Vi dobbiamo dire qual è la verità: sugli interventi più consistenti, come l’articolo 7, ancora nessuno ci ha dato delle tabelle. Noi non abbiamo mai avuto un dato numerico dal governo. Vi diciamo la verità, qualcuno stamattina le tabelle ce le ha date, e sono state le organizzazioni sindacali, che ci hanno rilasciato due diverse tabelle che fanno capire qual è l’impatto sui vari redditi. È possibile fare una riforma fiscale senza sapere quali saranno i ricavi? Il messaggio del paese, con 10.000 o 11.000 o 9.000 persone in piazza, credo che sia arrivato forte e chiaro, spero. Noi non abbiamo avuto un dato, una ricostruzione, un introito, e alcuni emendamenti ci vengono presentati con la frase magica ‘ce l’ha chiesto l’Ufficio’. Benissimo, ma quali sono gli impatti? Credo sia venuto il momento che chi deve, invece che ridere sotto i baffi, ci dia uno straccio di dato, e ci dica se immagina un maggior gettito o un minor gettito da questa cosa qui, e quali saranno quelle assicurazioni che saranno sottoposte a questa tipologia impositiva nuova. Non è difficile, ma qui quello che va per la maggiore è che bisogna ‘far legna’, prima finiamo e meglio è. Non credo proprio che possiamo prestarci a questa modalità di fare una riforma fiscale, che la volete fare in commissione in due giornatine con uno sciopero generale in mezzo. Non abbiamo avuto un momento per approfondire la portata o per darla ai nostri tecnici che avevano lavorato sulla prima lettura, per chiederci se c’era una gabola. Questo è il modo in cui volete lavorare. Siete sempre più soli, e il paese oggi ve l’ha detto in maniera chiara, ma quello che vi interessa sono i rischi bancari e le altre rovine degli NPL.
Segretario di Stato Marco Gatti: Mi sembra che siamo andati fuori tema. Volevo spiegare che è difficile fare una previsione su questo punto, innanzitutto perché non sappiamo se le polizze vengono fatte o meno, dato che saranno deducibili solo le polizze fatte. Noi abbiamo operato un’armonizzazione, in quanto oggi chi investe nelle assicurazioni e riscatta i premi si trova con un doppio vantaggio: prima deduce fiscalmente i canoni e poi, quando va a riscattare, paga soltanto su un riscatto senza considerare ciò che ha dedotto, e quindi bisogna recuperare quella parte lì perché va tutta a tassazione separata, con un’aliquota di vantaggio dell’8%. In questo modo, io darei un doppio vantaggio. Perciò, abbiamo armonizzato quella che è la modalità di calcolo della base imponibile per la previdenza integrativa, che è fatta bene, e l’abbiamo estesa anche ai riscatti dei premi di assicurazione; si tratta quindi di un’armonizzazione. Non riusciamo a dire cosa succederà o non succederà perché l’effetto si realizzerà quando ci sarà il riscatto e se verranno fatti questi tipi di investimenti e le relative deduzioni d’imposta. Oggi era un sistema anche discorsivo perché portava un doppio vantaggio.
Emanuele Santi (Rete): Ringrazio il Segretario per la spiegazione, però ribadisco che queste cose ce le dovreste dire prima, non che le tiriamo fuori noi perché abbiamo qualche dubbio. Siamo qui, abbiamo avuto gli emendamenti oggi, e anche se questo è un articolo che c’era già, era necessaria una spiegazione più ampia, anche per chi ci sta ascoltando, perché il tema delle assicurazioni vita e delle pensioni integrative è un tema che interessa molto i cittadini, ed è interessante e importante sapere come funzionerà d’ora in poi. Io ho qualche dubbio rispetto a questa impostazione perché temo che sui
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contratti comunque vecchi, parlando soprattutto delle polizze di capitalizzazione vita, le plusvalenze che verranno generate da oggi e domani, anche se i contratti sono datati, gli verrà applicata la tassazione, quindi ci sarà un aumento dell’esborso. Questo è il mio presentimento, e il fatto stesso che non me lo diciate per certo, essendo venuti in quest’aula senza dire che questa cosa impatterà sulla vita dei cittadini, mi preoccupa. Invece impatterà, e possiamo dire che anche sulle assicurazioni vita e sulle pensioni integrative qualcosa cambierà; non è solo un’armonizzazione, ma cambierà qualcosa a livello di tassazione, soprattutto se ci sono delle plusvalenze. Questo, rispetto a chi ha fatto una polizza 10 anni fa, se avrà la plusvalenza domani, gli verrà fatta e applicata la legge, quindi la tassa sul nuovo, e sarà quindi un aumento di tasse anche su questo.
L’emendamento interamente soppressivo dell’articolo 9 è bocciato con 3 voti favorevoli e 10 contrari. L’articolo 9 è approvato con 10 voti favorevoli e 3 contrari.
Articolo 10 (Modifiche all’articolo 24 della Legge n.166/ 2013)
Segretario di Stato Marco Gatti: Le modifiche qui al comma 3 sono riferite all’introduzione che le spese sostenute in occasione di trasferte non documentabili possono essere riconosciute in deduzione della base imponibile, purché siano sostenute con strumenti di pagamento elettronici o canalizzati. E poi rispetto alla situazione attuale, già in prima lettura vi era stato un abbattimento di quella che oggi sono i rimborsi spese per recarsi al luogo di lavoro che erano di 25 euro in territorio e 50 euro per trasferte fuori territorio. Per quanto riguarda il comma 5 invece abbiamo introdotto il fringe benefit, simile a quello che hanno fatto altri paesi. Però visto che noi abbiamo lo strumento della Smac card, abbiamo voluto utilizzare questo strumento, anziché dare via i buoni, per dare la possibilità di utilizzo del fringe benefit all’impresa e al dipendente. Chiaramente abbiamo escluso la possibilità di avere due benefici e quindi l’abbiamo escluso dalla detrazione delle spese Smac, anche perché questo qui è interamente non tassato e privo anche di contribuzione. Infine, l’ultima modifica che era già presente in prima lettura, abbiamo messo una percorrenza massima annua per quei mezzi che sono concessi in uso promiscuo e dipendenti da parte delle aziende, quindi sempre ai fini della di un limite alla detrazione delle spesa.
E dei gruppi di opposizione E modificativo del governo
Gaetano Troina (D-ML): Riconosco che questo intervento tocca indubbiamente il tema del frontalierato, ma non solo. Prendo atto che gli importi rimborsabili sono stati ridotti, ma vorrei capire perché è prevista la dicitura per rimborsi di spese anche non documentabili, e perché non si fa una differenziazione tra spese documentabili e non documentabili. Obiettivamente, con 15 euro una trasferta giornaliera viene rimborsata in maniera abbastanza risibile, e la riduzione ulteriore a €15 è abbastanza importante. C’è poi il tema dei benefit, dove sostanzialmente si prevede di accreditare fino a 2000 euro su Smac Card, il che va a limitare ulteriormente la possibilità per il lavoratore di utilizzare ciò che sarebbe un suo diritto scegliere. Caricare l’importo su SMAC limita l’utilizzo dei benefit che l’azienda riconosce, soprattutto nel caso dei dipendenti frontalieri, e lo si va ad escludere anche dalla detrazione di imposta. I sindacati ci hanno evidenziato che questa è una delle disposizioni più critiche e molti lavoratori frontalieri stanno seriamente valutando di rinunciare al posto di lavoro a San Marino per tornare in Italia. Riteniamo molto grave che non si tenga in considerazione quali possono essere le conseguenze e gli impatti di scelte di questo tipo sulle nostre aziende e sulla conflittualità tra dipendenti nel trattare certi in un modo e certi in un altro. Chiediamo spiegazioni al governo sul fatto che siano tenute o meno in considerazione queste criticità e sulle ragioni che hanno portato alla presentazione di questo testo.
Nicola Renzi (Rf): Questo è un altro di quegli articoli che è mutato dalla prima alla seconda lettura. È mutato con l’aggiunta della dicitura ‘purché sostenute con strumenti di pagamento elettronici o canalizzati’, e va bene, sono strafavorevole. C’è poi tutto l’aspetto del fringe benefit e delle modalità di conteggiare questa forma di tassazione, e se possa essere più o meno impattante sui frontalieri. Facciamo un passo indietro: in prima lettura, l’impostazione era completamente diversa. L’impostazione che ci è stata spacciata, soprattutto diffusa dal segretario alle finanze, sosteneva che la forma di minori deduzioni imposte ai frontalieri sarebbe stata sostanzialmente bilanciata nel rapporto di imposizione San Marino- Italia, dicendo che pagano meno tasse in Italia e ne pagano di più a San Marino, con un conto pari e patta per il lavoratore. Io sono molto ingenuo, ma mi chiedo se fosse vero che il bilancio sarebbe stato pari e patta nelle tasche del lavoratore, perché i sindacati, che i dati ce li hanno dati con conteggi alla mano (il governo no), ci hanno invece fornito dati che segnavano che non era proprio per nulla pari e patta. Non credo che sia la mossa strategica migliore in questo momento, nel quale l’Italia ha messo un carico d’accetto sul percorso del nostro accordo di associazione chiedendo un addendum sul sistema bancario e finanziario, che noi siamo i primi a creare delle virgolette ‘discriminazioni’ nei confronti di una certa tipologia di lavoratori, segnatamente quelli italiani, nei confronti di quelli sammarinesi. Il governo rincara la dose con un’impostazione che poi è costretto a correggere. La grande valutazione che dobbiamo fare è se la Repubblica di San Marino e le nostre aziende possano fare a meno ad oggi dei frontalieri, e se possiamo permetterci di rendere sempre meno appetibile per i lavoratori frontalieri il venire a lavorare a San Marino.
Emanuele Santi (Rete): Concordo con i colleghi, è uno degli articoli più problematici che ha fatto più discutere l’opinione pubblica in queste settimane. Di fatto c’è una parziale retromarcia, però il discrimine, a nostro avviso, rimane. Io penso che quando si è portata questa riforma, il segretario Gatti abbia fatto una considerazione molto semplice: ‘i lavoratori frontalieri non votano, sono i primi che devono beneficiare di questa riformetta’. E lo fa con un vero e proprio salasso, perché se da una parte non gli fosse stata tolta la possibilità di detrarre la SMAC, dall’altra parte avrebbero avuto poi un credito di imposta in Italia che forse non avrebbero mai avuto. Parliamo di 8600 lavoratori frontalieri, oltre un terzo della forza lavoro di tutto il paese. La discriminazione che viene fatta è tra il lavoratore interno che ha i benefici e il lavoratore esterno che non li ha, quindi c’è discriminazione sullo stesso luogo di lavoro a parità di ruolo. L’accordo di associazione dà un principio fondamentale: non accettano discriminazioni su niente, e noi portiamo un atto discriminatorio fra lavoratori. È insomma una cosa che ritengo la follia, o probabilmente il segretario Gatti è tra coloro che forse l’accordo di associazione lo vogliono di meno in questo paese. Inoltre, non mettiamo mai in discussione le ripercussioni con il rapporto che abbiamo noi con l’Italia; per l’economia locale e dei comuni limitrofi, 8600 lavoratori sono una cosa impattante. I frontalieri ci dicono che se togliamo il beneficio fiscale, alla fine, se devono venire qua a San Marino per 100 euro in più, non vale più la pena di affrontare i costi della benzina, della trasferta e il pericolo di fare anche 100 km tutti i giorni. C’è il rischio concreto che i lavoratori frontalieri ritornino a lavorare nelle proprie città di residenza, e questo mette in crisi le nostre aziende. Quando si tocca questo tema, bisogna andare con i piedi di velluto, non come l’elefante nella cristalleria. Sulla questione fringe benefit, devo dire che purtroppo è risaputo che buona parte della retribuzione è spesso camuffata in rimborsi spese, e questo va a incidere sull’aspetto contributivo.
Segretario di Stato Marco Gatti: Voglio solo spiegare come funziona il fringe benefit, perché è una piattaforma introdotta anche dallo Stato italiano e che anche in Italia è completamente defiscalizzata e non paga contribuzione, ma ha delle regole. Queste regole implicano che non si può fare quello che si vuole, ma vengono dati dei buoni o caricati su piattaforme informatiche dove ci sono vincoli di spesa – devi comprare soltanto determinate cose – e vincoli di tempo. Per i residenti, ricarichiamo sulla SMAC e c’è un vincolo di spesa perché si può comprare soltanto in territorio. Per i frontalieri, abbiamo dovuto far studiare il modo affinché lo strumento fosse assimilabile e difendibile verso il fisco italiano. Se non avessimo messo dei vincoli, per il fisco italiano sarebbe diventato reddito imponibile per il frontaliero, causandogli un danneggiamento. L’obiettivo è stato quello di dare uno stesso strumento che non comporti una penalizzazione fiscale per il frontaliero rispetto al sammarinese.
L’emendamento interamente soppressivo dell’articolo 10 è bocciato con 3 voti favorevoli e 10 contrari. L’articolo 10 così come emendato è approvato con 10 voti favorevoli e 3 contrari.
Articolo 11 (Modifiche all’articolo 27 della Legge n.166/ 2013 e successive modifiche)
Segretario di Stato Marco Gatti: Qui siamo intervenuti sulla deducibilità di alcune spese per le professioni. In particolare ad oggi, ad esempio, le spese per l’acquisto di beni strumentali potevano essere interamente dedotte sino alla concorrenza di 1000 euro e quando erano superi andavano per ammortamento. Lo abbiamo abbassato, questo perché? Perché fa emergere la base imponibile, perché il resto chiaramente che supera i 500 euro di beni dovranno essere ammortizzati. L’ammortamento dei beni mobili utilizzati per la professione resta al 50%, come era anche prima. Abbiamo introdotto un tetto massimo del bene su cui io applico questo 50%. Quindi se compro un’auto da 100.000 euro il mio tetto massimo è 50.000 euro. La mia deduzione possibile sarà di 25.000 euro che andrò a suddividere per il 20% annuo, come previsto per le autovetture. Abbiamo introdotto la categoria dei motoveicoli perché l’Ufficio tributario ci ha segnalato che ci sono state delle richieste di avere la moto anziché l’auto. Però in questo caso abbiamo messo abbiamo messo un tetto e lo abbiamo specificato.
Emendamento interamente soppressivo dei gruppi di opposizione
Nicola Renzi (Rf): Ribadiamo la nostra profonda contrarietà a come questo progetto di legge è stato affrontato, in particolare per la mancanza di confronti preventivi. Per questo motivo, ci siamo limitati ai soli emendamenti abrogativi, perché riteniamo che la legge vada ritirata. Il tema dei beni strumentali è sempre stato molto discusso. Mi sembra di capire che questo emendamento restringa il campo della possibilità di benefici, almeno per le soglie e le cifre. Chiedo una specifica sul comma 3, riguardo i beni strumentali con costo inferiore, e cosa cambia sostanzialmente rispetto all’attuale, specialmente per quanto concerne il possesso o l’acquisto di opere d’arte. Se una tassazione sui beni di lusso può sviluppare un settore, come quello dell’arte, siamo favorevoli, perché le entrate dello Stato sarebbero maggiori. L’introduzione del motoveicolo ci lascia perplessi; se uno fa le consegne ci sta, ma altrimenti sembra più un capriccio che una cosa vera e propria, e saremmo lieti di conoscere la casistica effettiva che giustifica questa aggiunta.
Emanuele Santi (Rete): Questo articolo, che rimodula le deducibilità per i lavoratori autonomi, lascia diversi interrogativi. Per fare una riforma fiscale equa, bisognerebbe partire dai dati: quanto dichiarano in media i lavoratori autonomi? Qual è la loro base imponibile media, e quanti si trovano sopra o sotto determinate soglie di reddito, ad esempio 15.000 o 30.000 euro? Noi abbiamo lavoratori dipendenti e pensionati con reddito certo e tassato fino all’ultimo centesimo, mentre altre categorie hanno la possibilità di togliere qualcosa dall’imponibile. Penso che a fronte di queste deduzioni, dovremmo mettere in campo strumenti per accertare la veridicità di certi redditi e degli imponibili che pagano le imprese. Se concediamo già a una categoria di abbassare il loro imponibile, regalare la possibilità di dedurre una moto è discutibile, e fatico a vedere la categoria che possa dedurla. Anche il tetto di 50.000 euro per l’auto mi sembra un modo per abbattere il reddito in maniera forse esagerata. Chiedo anche quali siano gli impatti sugli altri beni strumentali, compresi gli immobili.
Gaetano Troina (D-ML): Mi unisco alla richiesta dei colleghi sui numeri e sugli impatti delle variazioni rispetto all’attuale formulazione dell’articolo 27. Anch’io esprimo perplessità sull’inclusione dei motoveicoli. Mi sembra anomalo che un professionista utilizzi un motoveicolo come bene strumentale, a meno che non si specifichi che ciò è consentito solo se lo specifico mestiere lo richiede.
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Dovremmo fare un dibattito generale su quali beni sono considerabili strumentali e quali no, viste le esigenze mutevoli della società, altrimenti si fanno concessioni solo a qualcuno senza una chiara ragione. Rinnovo la richiesta di conoscere gli impatti stimati di questa modifica.
Segretario di Stato Marco Gatti: Questo è un articolo che sostanzialmente penalizza rispetto alla situazione attuale, perché va a restringere ciò che oggi è più ampio. Se prima potevo dedurre interamente 1000 euro in una volta, con un risparmio del 17% sulla base imponibile, ora, abbassando la soglia a 500, se spendo 1000, deduco solo 200 all’anno per cinque esercizi. Deducendo meno, il resto è base imponibile e il fisco incassa di più. Lo stesso principio vale per l’auto, che il professionista non usa esclusivamente per l’attività. Per questo, applichiamo un abbattimento del 50% e abbiamo messo un tetto di 50.000 euro, anche se l’auto costa 100.000. Se il professionista sceglie di prendere la moto, si penalizza da solo, perché non si parte dal 50% di 50.000 euro ma il limite è molto più basso, a 5.000. È una scelta alternativa, o l’uno o l’altro, e se ne può avere solo una.
Nicola Renzi (Rf): La ringrazio per la spiegazione che ci ha confermato che la misura va a restringere il campo. Tuttavia, non mi ha convinto la spiegazione sulla moto. Sebbene lei dica che restringe, l’aggiunta del motoveicolo, che prima non era considerato un bene strumentale, di fatto amplia il campo. I beni strumentali dovrebbero essere strettamente necessari e inerenti all’attività. Capisco per chi fa le consegne, ma trovo la necessità per un commercialista meno evidente. Non mi avete convinto per niente, ma sono sicuro che saprete spiegarla benissimo.
L’emendamento interamente soppressivo dell’articolo 11 è bocciato con 3 voti favorevoli e 9 contrari. L’articolo 11 è approvato con 9 voti favorevoli e 3 contrari.
I lavori vengono sospesi alle 19:00 e riprenderanno questa mattina alle 9:00