Concluso il comma “comunicazioni”, inizia nella mattinata del 23 settembre la lunga maratona in Commissione Finanze riguardante il progetto di legge per la riforma dell’IGR. Il tutto mentre in piazza della Libertà vanno in scena la manifestazione con migliaia di partecipanti e lo sciopero generale indetto dai sindacati. Il Segretario di Stato Marco Gatti, in apertura, illustra rapidamente le principali novità al provvedimento introdotte dal Governo attraverso una serie di emendamenti. Da parte delle opposizioni sono stati presentati emendamenti interamente soppressivi della totalità degli articoli che compongono il testo della riforma.
Uno degli interventi riguarda i redditi di capitale, con un aumento dell’imposizione sugli interessi bancari e finanziari fino al 2%. Sul fronte degli oneri deducibili, viene introdotto l’obbligo di tracciabilità delle spese: non sarà più sufficiente la fattura, ma sarà necessario dimostrare il pagamento con strumenti tracciabili. Novità rilevanti anche per la SMAC (“in sostanza, abbiamo trasformato l’abbattimento della base imponibile – quindi una deduzione – in una detrazione d’imposta”): fissato a 6.000 euro il tetto massimo di spesa su cui calcolare la detrazione, con aliquota ridotta dal 22 al 15%. In questo modo il beneficio diminuisce, ma viene esteso anche ai non residenti. Contestualmente è stata rivista la detrazione per i redditi più bassi: fino a 15.000 euro sale da 100 a 500 euro, tra 15.000 e 30.000 euro è fissata a 450 euro, mentre dai 30.000 agli 80.000 euro decresce progressivamente. Si punta a spostare il sistema dalle deduzioni alle detrazioni, considerate più eque perché favoriscono maggiormente i redditi medio-bassi. Un’attenzione particolare è stata riservata anche agli accertamenti fiscali: chi dichiara meno di 15.000 euro per tre anni consecutivi sarà automaticamente soggetto ad accertamento finanziario, con l’impegno a rafforzare gli strumenti informatici. Altri emendamenti toccano gli oneri deducibili: viene aggiunta la copertura assicurativa contro la perdita di autosufficienza, mentre affitti e protesi dentarie vengono spostati alle detrazioni. Le spese veterinarie sono sostituite da quelle per prodotti della prima infanzia, con un tetto innalzato a 300 euro per figlio. Infine, dal 2026 al 2030 è prevista un’addizionale IGR dell’1% su tutti gli operatori economici, con aliquota che salirà così dal 17 al 18%. Il gettito aggiuntivo sarà vincolato a investimenti o, in alternativa, alla riduzione del debito pubblico.
Gaetano Troina (D-ML) esprime forte perplessità sul metodo adottato dal Governo e sulla mancanza di trasparenza nei confronti dei commissari. Il consigliere critica in particolare la misura che prevede un aumento temporaneo dell’aliquota dal 17% al 18% per cinque anni, da destinare a investimenti o, in mancanza, alla copertura del debito pubblico. A suo avviso si tratta di un provvedimento che grava su imprese e cittadini senza una destinazione chiara delle risorse, stimate in circa venti milioni di euro. Rivolgendosi alle forze socialiste, Troina chiede conto delle promesse fatte pubblicamente a favore dei lavoratori e non mantenute in sede di riforma.
Nicola Renzi (RF) denuncia l’assenza di metodo e di confronto: la riforma, dice, è calata dall’alto, senza trasparenza, senza emendamenti condivisi e con un unico obiettivo, fare cassa. Accusa la maggioranza di non avere un progetto di sviluppo, di aver fallito i tentativi precedenti e di scaricare tutto sui cittadini con nuove tasse, mentre continuano spese e sprechi. Per Renzi il messaggio è chiaro: “avete fallito”, la riforma va ritirata e sostituita da un confronto vero sulle priorità del Paese e sul contenimento della spesa.
Emanuele Santi (Rete) rincara, parlando di riforma “non emendabile e inemendabile”, frutto di zero confronto con opposizione e parti sociali. Denuncia una misura autoreferenziale, che colpisce pensionati, dipendenti e frontalieri, lasciando intatta evasione ed elusione. Ricorda come per anni il governo abbia raccontato che i conti erano in ordine, mentre oggi emergono falle da decine di milioni.
Dalla maggioranza, Luca Gasperoni (PDCS) rivendica invece il lavoro fatto e respinge l’accusa di essere meri “spingibottoni”. Ricostruisce il percorso della riforma e sottolinea le migliorie introdotte: l’addizionale dell’1% limitata alle imprese e vincolata a debito e investimenti (“è un cambio di paradigma importante: per la prima volta si prende qualcosa dalle aziende vincolandolo a una finalità precisa”), le agevolazioni per famiglie, nuovi nati e spese scolastiche, i controlli automatici per i redditi bassi. Una riforma, dice, più equa, che chiede uno sforzo ai cittadini ma anche al governo, chiamato a una vera spending review.
Sulla stessa linea Maddalena Muccioli (PDCS), che ribadisce come i consiglieri di maggioranza non siano “spingibottoni”, ma si assumano con consapevolezza la responsabilità politica. Sottolinea che l’equità deve essere trasversale e che la riforma deve andare di pari passo con un ripensamento della spesa pubblica. Ammette la difficoltà del momento, ma richiama la necessità di decisioni condivise e coerenti per mettere in sicurezza i conti e garantire il futuro del Paese.
Tommaso Rossini (PSD) difende il provvedimento, sottolineando la tutela dei redditi medio-bassi, il contributo aggiuntivo chiesto alle imprese, l’introduzione di controlli automatici sui codici operatori sotto i 15mila euro e l’impegno ad affiancare alla riforma un’agenda di sviluppo.
William Casali (PDCS) riconosce la difficoltà politica di portare avanti un provvedimento impopolare, ma rivendica il lavoro fatto per redistribuire le risorse, alleggerendo la pressione sui redditi più bassi e chiedendo un contributo maggiore a quelli più alti e alle imprese.
Luca Boschi (Libera) difende l’atteggiamento responsabile della maggioranza, che – afferma – ha emendato il testo introducendo correttivi per ridurre l’impatto sui lavoratori dipendenti e salvaguardare le fasce medio-basse. Ricorda che la riforma IGR è il pilastro su cui poggeranno le altre riforme strutturali, necessarie a sostenere welfare e sviluppo.
Il Segretario di Stato Marco Gatti, in replica, ribadisce che i conti pubblici sono in equilibrio ma fragili e che le maggiori risorse serviranno a interventi su scuole, ospedali e infrastrutture, mentre la parte non spesa sarà destinata alla riduzione del debito. Rivendica l’approccio basato sull’equità, chiedendo più a chi ha di più e tutelando chi ha meno, con benefici legati a comportamenti virtuosi come spendere sul territorio.
Nicola Renzi (RF) chiarisce che la responsabilità politica ricade interamente sulla maggioranza e critica l’assenza di un piano complessivo di sviluppo, parlando di metodo disordinato e di promesse tradite.
Emanuele Santi (Rete) accusa il governo di chiedere sacrifici ai cittadini senza aver prima tagliato le spese superflue e definisce i controlli sui redditi bassi una presa in giro.
Gaetano Troina (D-ML) sottolinea che la riforma è stata gestita in ritardo, senza confronto serio con le opposizioni, e denuncia l’opacità di una maggioranza “blindata” che non condivide i propri progetti.
Terminato il dibattito generale, inizia l’esame dell’articolato. Respinto l’emendamento interamente soppressivo delle opposizioni, l’Aula approva l’articolo 1 del provvedimento. A questo punto i lavori vengono sospesi per un incontro tra le forze di opposizione e le delegazioni sindacali. La Commissione tornerà a riunirsi alle 15.00.
Di seguito una sintesi dei lavori:
20250923- Commissione Consiliare Permanente III – martedì 23 settembre 2025 mattina